Luigi Gasparroni ne "La corsa dei giorni" gioca sul calendario del tempo: una lirica al mese, animismo nelle vicende della natura, metafore legate allo scorrere dei giorni, alla storia dell'esistenza: "attendo paziente l'alba / con la sua promessa / di luce cristallina" - tratti da "Gennaio". Ogni mese una perla inanellata nella collana della storia del tempo. In questa storia che ci coinvolge tutti e che l'Autore rende densa di pathos, di colore, di calore e di saudade: "Dietro i vetri seguiamo la bufera / nei nostri vecchi sogni abbandonati" - tratti da "Dicembre", tutte le immagini hanno un'indole schiettamente climatica, ma inafferrabile, come un'anima, non essendo altro, in fondo, che la proiezione mutevole dell'inquietudine di ogni uomo. Una Silloge circolare quella di Gasparroni, che si apre e si chiude. Che tende a donare un calendario originale e scritto con stile fluido, fruibile, dell'anno che scorre veloce e ci lascia sulla sponda dei sogni non realizzati... Opera di raro afflato lirico, magica... che mi ha trafitta! Maria Rizzi
Luigi Gasparroni ne "La corsa dei giorni" gioca sul calendario del tempo: una lirica al mese, animismo nelle vicende della natura, metafore legate allo scorrere dei giorni, alla storia dell'esistenza: "attendo paziente l'alba / con la sua promessa / di luce cristallina" - tratti da "Gennaio". Ogni mese una perla inanellata nella collana della storia del tempo. In questa storia che ci coinvolge tutti e che l'Autore rende densa di pathos, di colore, di calore e di saudade: "Dietro i vetri seguiamo la bufera / nei nostri vecchi sogni abbandonati" - tratti da "Dicembre", tutte le immagini hanno un'indole schiettamente climatica, ma inafferrabile, come un'anima, non essendo altro, in fondo, che la proiezione mutevole dell'inquietudine di ogni uomo.
RispondiEliminaUna Silloge circolare quella di Gasparroni, che si apre e si chiude. Che tende a donare un calendario originale e scritto con stile fluido, fruibile, dell'anno che scorre veloce e ci lascia sulla sponda dei sogni non realizzati... Opera di raro afflato lirico, magica... che mi ha trafitta!
Maria Rizzi