domenica 1 maggio 2016

MARIA RIZZI SU "POESIE" DI EMMA MAZZUCA



Maria Rizzi, collaboratrice di Lèucade 


Le liriche della nostra Poetessa evidenziano un’indole fatta di traboccante materia verbale e di un’insolita varietà di modulazioni. Tanta sovrabbondanza non va assimilata a un’arte che tende al barocco, né all’ermetismo, in quanto i concetti vengono espressi in modo sanguigno e filosoficamente superbo.
Si tratta di liriche di carattere climatico, nelle quali il clima è allegoria del vissuto. Cito da Orme:
“Se fosse la sabbia polvere d’eternità / il mare sudore e lacrime d’eternità / e il vento musica d’eternità / sarebbe dunque l’eternità a cancellare le nostre misere”. Il mare è lo scenario grandioso, selvaggiamente naturale dei versi, e il timbro è un classico esempio di fisica vitalità verbale. Ricorrente, peraltro, il tema del mare, che acquista nella poesia  A Stefano - “A volte”
Un unico respiro: quello della risacca e del coinvolgimento passionale dell’Autrice: “vorrei adagiarmi sui tuoi fianchi / come un nembo di tempesta / lungo il dorso della montagna.”
I ‘quadri’ affrescati sono figurativi, non soggetti a deformazioni rappresentative. L’elemento autobiografico consente agli elementi immaginifici di scorrere dinanzi ai nostri occhi in modo rapido e compiuto. Una poesia che assorbe dalla vita e alla vita restituisce…

Maria Rizzi 


Passi nella notte


                Mentre il carro della notte a lenti passi avanza
                per strapparti dal cuore atroci dolori
                appoggia il tuo esile capo sul braccio della mia terra
                senza nasconderti  perché l’autunno saprà
come lasciare nella tua bocca il suo dolce sapore.
               
La tua notte si va aprendo e pian piano cresce
quindi non volgere il capo verso gravose direzioni
alla ricerca di un punto di fuga
dall’oscurità un grappolo di stelle scenderà per proteggerti
e se anche le teorie del disfacimento non potranno fermarsi
e le loro tenebre ti seguiranno ovunque
i fuochi dai passi silenziosi non ti consumeranno.

E’ per questo buio che sei venuta a me?

Quando la terra poco a poco s’assimilerà a te
e il tuo corpo entrerà in armonia con lei
nel vento udrò le mille parole
celate dentro la tua anima.

Madre mia
morbida nube perché corri e volteggi?
La notte ti sta attirando a se con il suo cono d’ombra
per regalarti il suo prezioso trono.



Orme


                Ho camminato su una spiaggia
una sera d’estate prima d’un temporale
mentre balenii rossastri squarciavano le nuvole
e sotto il morso del vento la nera immensità ruggiva;
                i piedi spossati scavavano la sabbia
e le mie orme si mischiavano
a un nugolo d’orme sconosciute
che la bufera avrebbe cancellato.

Chi ero io se non una, un’entità mortale marginale
dinnanzi alla sconfinata grandiosità della natura?

Solo restando soli con se stessi
il nostro io riaffiora e in esso ci specchiamo
dal profondo di noi riemerge tutto il buono che c’è
e ricordi, emozioni, ci fanno perdonare e forse amare
l’umanità che a volte non ci ama.

Andavano i pensieri in quella notte buia sulla riva
mentre le acque amare spinte da un vento iroso
cancellavano l’altrui e le mie orme
e una teoria di luci variegate mi ripeteva
che amori, follie, lusinghe brama l’uomo
nella pretesa di sfuggire al terrore del nulla che siamo.

Se fosse la sabbia polvere d’eternità
il mare sudore e lacrime d’eternità
e il vento musica d’eternità
sarebbe dunque l’eternità
a cancellare le nostre misere orme
e noi, altro non saremmo, che polvere di tempo…




                                               a mio figlio Stefano
               
A volte


                A volte vorrei andare verso il mare
                e morire come un gabbiano disteso sulle ali
poi ti penso…
                allora vorrei adagiarmi sui tuoi fianchi
                come un nembo di tempesta
lungo il dorso della montagna.



Non ha importanza


Non ha importanza per chi canto
e se le mie parole sono l’eco di un passo
che a notte si allontana senza aspettare l’alba
o se il vento d’autunno
ghermisce la mia voce come foglie morte
e geme invano tra  piazze e colonne.

Non ha importanza se le nebbie
avvolgeranno i tramonti, le mie stelle
e il salice che piange sulla terra bruna.
Io so che i miei pensieri
vibrano in me come armonia infinita
rimanendo di là, oltre le nebbie, 
tra le cose che ho amato
e so che  anche la mia voce
cupo risuono tra le strade vuote
è rimasta di là, oltre la vita,
sopra la terra che non ha compreso
quanto amore vi fosse in una lacrima.

Non ha più importanza
se resto sola ad ascoltare un passo
o l’eco di un grido nella notte
e nulla io posso fare
se senza aspettare l’alba .…si allontana!



La voce del silenzio


                Non aver paura, non aspettarmi
                se più a lungo m’attarderò
in questa sera d’autunno.

                Io sarò là
                sull’altra sponda, oltre la rada del fiume
                dove il caos del mondo più non potrà raggiungermi
e dove sul terso lembo delle acque
senz’altre ali che silenzi placherò la mia ansia
lasciando che il vento turbinando
rapisca i miei pensieri.

Io sarò là
con la mia anima sfuggita alla sua forma assente
con la quale mi ricongiungerò sognando,
là dove la terra più non avrà profumo di lusinghe
e lente le nebbie caleranno
lambendo i vecchi muri e i rovi sulla cima del colle.

Resterò là
a rimirare un cielo che più non vedo
un cielo ch’era azzurro
sfiorato da riverberi cocenti che inghiottivan
la gazzarra degli uccelli.

Resterò là
sull’altra sponda,  oltre la rada del fiume
dove navigherò verso il lontano mare dell’oblio
e a notte chiamerò, chiamerò
ma sarà un grido taciuto mentre dal silenzio
attenderò che una Voce mi risponda!...



alla mia Calabria


                Stagioni
                                                                        

                Oh ulivi che sbordate verso il mare
                quante stagioni vivrò ancora come questa
                e quant’altri giugni ameni porteranno doni d’altra luce
alle mie palpebre stanche?

E’ solo qui
che il vento benigno smuove la lancia delle foglie
e leva sipari alle fronde
per aprire lo sguardo su un vascello
che il braccio di un novello eroe
invola verso l’orizzonte come contro un bersaglio.

E’ solo qui
che restano accesi i fuochi della carne
e le lanterne del grembo e delle labbra
e quanto fu e rimane delle mille notti
s’imprimerà sull’anima e sui suoi nodi
e il tempo dell’intero privilegio mi sarà a fianco
sulla soglia d’una finestra innanzi al mare
prima che annotti  e s’apra quella stanza
dove con te m’abbraccerò al silenzio.

L’eternità, si, l’eternità.


Emma Mazzuca
(da  La voce che resta – Bastogi 2011)



1 commento:

  1. Gentile Signora Rizzi,
    La ringrazio per la bella puntuale e attenta lettura fatta alle mie poesie che sono frutto di estrema ricerca interiore. Le esprimo i sensi della mia stima e di nuovo grazie
    Emma Mazzuca

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