Considerazioni inattuali sulla poesia e
i poeti (ossa/i della vanità) fatte appena ieri
OSSO DI VANITÀ
gettarsi nella fiaccola l'abisso
si accende un tremito discende
saluta il cenobita che arranca
una distrazione di merito emerge
fiocca una sillaba accanto all'altra
la ragazza pedala come un mantice
dai tomi di carta una tempesta di voci
i poeti si affrettano alle uscite in uso
l'emergenza sfiora un calpestio di rose
un profumo si leva dalla mulattiera
diverge l'ansia la via si sfiocca a nudo
gli argini vietano e indirizzano il flusso
fa da scudo la temperanza al premio
tutti vorrebbero l'alloro terreno
scudisciate al destriero che stalla
esorbitano gli esuli i dilettanti i vecchi
i giovani premono alle loro spalle
non hanno cura dei vegliardi uno iato
è la presenza che divide l'editor sui
vigila e presiede dalla sala si stampa
l'ufficio delle ore referenziale al canto
vomiche di parole un soffio un'apnea
eterno ossimoro del tutto che passa
quello che resta è l'osso delle vanità
Maurizio Soldini
Roma, 5 maggio 2016
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