lunedì 9 maggio 2016

FRANCO CAMPEGIANI "RISPOSTA A VITO LOLLI"


Franco Campegiani, collaboratore di Lèucade

RIFERITO A “LA LETTERA MORTA E LA PAROLA VIVENTE” DI VITO LOLLI PUBBLICATO SU LEUCADE NEL MESE DI MAGGIO



Tardivamente rispondo a questa sollecitazione di Vito Lolli perché non ho voluto monopolizzare un dibattito oltremodo stimolante che da qualche mese va avanti, ma che rischia di diventare un dialogo a due (e non capisco perché, visto che in altre sezioni del blog discussioni analoghe sui fini e sui destini della poesia godono del calore di molti contributi). Ho voluto aspettare che altri prendessero la parola, ma così non è stato (ad eccezione di Giusy Frisina) ed è arrivato il momento che io mi esprima. L'oblio dell'Essere è una strada che l'Occidente ha imboccato nella notte dei tempi, si può dire fin dai suoi albori, nel momento in cui il pensiero logico-razionale ha preso il sopravvento sulla più arcaica cultura mitico-sapienziale. C'è da considerare, tuttavia, che il razionalismo è una tendenza della psiche umana precedente alla nascita e allo sviluppo della filosofia. E' quell'indirizzo impostosi nei processi culturali da quando l'uomo scelse di uscire dal Giardino. E' nell'Eden infatti, che risiede l'Albero della Vita ed è lì che prende forma e suono la Parola Vivente, mentre la Lettera Morta nasce dai frutti dell'Albero Proibito che danno la Scienza del Bene e del Male: razionalismo, appunto. La missione del poeta, come di ogni altro essere creativo, è di trasmettere la Parola Vivente, il sangue della vera Sapienza, non certo la funesta putredine e la fetida melma della Lettera Morta, prodotta da un uso insano della sua Ragione. I due Alberi, tuttavia - è detto nell'esegesi ebraica - erano uniti nell'Eden e solo successivamente Adamo ne separò le radici. Là dunque la Vita e la Morte erano strettamente connesse tra di loro? Non è mia intenzione addentrarmi in bibliche esegesi, ma fuor di metafora intendo dire che all'uomo è concesso di vivere contemporaneamente nell'Armonia e nella Disarmonia. Perché non potrebbe? Ce la detto la Fata Morgana? Non è forse questa l'interpretazione più corretta e profonda dell'Armonia dei Contrari? Se l'Essere è, esso è dovunque, nel suo oblio come nel suo Risveglio, senza problema alcuno. Si può riuscire a vivere nel fango senza insudiciarsi, purché con gli occhi (mentali) si riesca sempre e comunque a vedere le stelle. La Luce non potrà mai venire distrutta dalle tenebre, delle quali anzi si avvale. Il danaro, per venire al discorso, non va demonizzato: senza di esso non si fanno neppure le opere buone. Il demonio è l'uomo, non il danaro, ed è un demonio che esiste da sempre, da molto prima che il danaro fosse inventato. Ma il demonio in fondo è anche un angelo, perché tutto è convivenza e la stessa distruzione (che ovviamente nessuno si auspica) occorre all'armonia. Il materialismo oggi imperante non va combattuto con un misticismo parimenti integralista e settario. Caino e Abele sono fratelli, anzi sono un unico uomo. Sbaglia il poeta che si contrappone all'arido mondo dell'oblio dell'Essere in maniera faziosa e partigiana. Deve bonificarlo dall'interno, invece, crescendo in quell'amore che abbraccia anche l'odio, in quella luce che si fa strada nelle tenebre, consapevole che è solo lì che può apparire. In fondo, il valore spirituale dell'uomo d'oggi è superiore a quello dell'uomo di un tempo, proprio perché il materialismo oggi imperante gli impone, per potersi difendere, di dare fondo a tutte le proprie risorse, a tutta la propria luce interiore. 

Franco Campegiani 

2 commenti:

  1. "In fondo, il valore spirituale dell'uomo d'oggi è superiore a quello dell'uomo di un tempo, proprio perché il materialismo oggi imperante gli impone, per potersi difendere, di dare fondo a tutte le proprie risorse, a tutta la propria luce interiore." Trovo molto interessante la conclusione di Franco Campegiani, che condivido, e che mi stimola a fare una nuova riflessione, che forse si allontana un po' dalla traccia del dibattito.
    Quando ero adolescente mi nutrivo di letture che avessero qualcosa di “spirituale”: libri di magia, vite di lama tibetani, Bagavad Gita, Il libro tibetano dei morti, Popul vuh, Mahabarata, i libri di Lobsang Rampa e via dicendo, fino a sconfinare nello sciamanismo (del resto abitavo in Messico ed ero molto vicino a certe pratiche) e poi nell'esoterismo. L’osservazione che faccio oggi, è che allora il mercato della “spiritualità” si stava trasformando per diventare quello che poi abbiamo conosciuto come “new age”, dove la spiritualità sconfinava nel “management” e nella ricerca di soluzioni pratiche ai problemi dell’anima. Oltre alla letteratura, anche la musica ha seguito quella strada, ad esempio: alcuni musicisti, partendo da melodie e canti dei pellerossa hanno prodotto dischi poco memorabili riducendo ciò che in origine era preghiera a prodotto di consumo. Questo mercato stride con il cammino spirituale che pretende di contenere, proprio perché mercato. Ma se questo mercato esiste, non è certo perché i produttori si divertono a proporre spiritualità da paccottiglia, ma perché c’è un’esigenza, perché i guru del marketing hanno visto quello che succede tra noi, esseri umani: i geni del marketing hanno capito quello che dice Campegiani ben prima di noi, e se da una parte l’uomo deve dar fondo alle risorse più intime per difendersi dal materialismo imperante, dall’altra questa esigenza è fonte di nuovo materialismo. Per questo il mercato è invaso da specchi per allodole che propongono cammini o percorsi “spirituali” che spesso poco si discostano da un ricettario gastronomico. L’uomo è una preda, il mercato è il predatore, e per difendersi da queste dinamiche, l'uomo deve dar fondo alle proprie risorse, che sono sempre più difficili da distinguere.
    Claudio Fiorentini

    RispondiElimina
  2. Come dire, caro Claudio, che il Bene ed il Male occorrono l'uno all'altro. Materialismo e spiritualismo sono eccessi che non fanno onore né alla materia né allo spirito. Non c'è nulla di più intimo dei percorsi spirituali, ma ciò non significa che essi non debbano essere comunicati. Significa soltanto che chi li comunica deve stare attento a non salire sul piedistallo, mentre chi li avvicina deve assolutamente evitare l'idolatria. Il messaggio spirituale è solo un'occasione per accendere la NOSTRA luce interiore. Ti sono davvero grato per questo contributo.
    Franco

    RispondiElimina