Maurizio Donte, collaboratore di Lèucade |
Si presenta sugli scogli di Lèucade,
sempre con gentili affreschi, Maurizio Donte, proponendoci un sonetto che fa
del sentimento dei sentimenti il bello di un pathos; quello di un ardore che
solo l’endecasillabo può appagare con la sua euritmica sonorità di cui Donte è
divenuto un cultore infaticabile “Scivola senza
suono sul selciato,/di sasso in sasso un raggio della Luna…”. Non è
solo la perfezione dell’ordito metrico che ci convince (cosa ormai risaputa, conoscendo lo
studio e gli interessi che riguardano l’Autore), ma anche, e soprattutto, l’abilità
nel giocare coi sentimenti; nel ricamarli con tale vivacità visiva da richiamare
nostalgie e effusioni di oggettiva risonanza. Se poi ci soffermiamo sulle
finezze sinestetico-iperboliche di certi movimenti
verbali, ancora di più ci rendiamo conto della valenza compositiva di “Ché lui
morir non vuole”.
Nazario Pardini
Ché lui morir non vuole
ABBA ABBA CDE DEC
Scivola senza suono sul selciato,
di sasso in sasso un raggio della Luna,
e nel silenzio attorno si raduna
la tua memoria, amor che ho sempre amato.
E dentro il cuor s'esamina lo stato
d'oggi e nella mia mente il mal s'aduna,
perché altre amai, ma come te nessuna:
a tal condanna mi ridusse il fato.
Pure sorgesti allora come il sole
all'alba, illuminando i prati in fiore:
su limpide sorgenti ed in campagna,
vedo i segni lasciati dall'amore,
che dal cielo alla ripida montagna
mi viene a dir che lui morir non vuole.
Maurizio Donte
E' indiscutibile la perfezione tecnica dei vari sonetti di Maurizio Donte, così come dei madrigali e di altre sue composizioni liriche. Lì si riconosce oltre che un'accurata preparazione specifica anche una specie di colto divertissement .. Ma in tanta accuratezza formale può sfuggire talora al lettore l'essenza primaria del dettato poetico, che in questo Poeta è sempre ricco e profondo, sentimentalmente cesellato in una preziosità semantica che solo in apparenza richiama il "dolce stile" di trecentesca memoria..
RispondiEliminaNon è difficile in infatti rintracciare nella maggior parte delle poesie di M. Donte, soprattutto in quelle a schela libero, elementi tipicamente moderni, come amarezza e male di vivere, condanna del tempo presente...e non certo per ultimo amore grande per la Natura che consola dalle umane afflizioni del contingente..
In questo bel sonetto , come già in altri ,è il ricordo della donna amata (perduta?) che incornicia la descrizione del paesaggio, lievemente romantica. La composizione però si distacca dal consueto senso di nostalgia, proprio per quei versi finali che gridano una realtà umana e universale: l'amore che non vuole (non può) morire.
E' un sonetto bello gentile e appassionato insieme, in fondo è un inno alla vita.
Complimenti al poeta e al suo sentimento.
Edda Conte.
Maurizio, Bravooooo!!!!!
RispondiEliminaPasqualino Cinnirella
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