giovedì 4 maggio 2017

PIERO RAINERO: "LA MAPPA DEL TESORO" RACCONTO


                  La mappa del tesoro


Piero Rainero,
collaboratore di Lèucade

Per poco non gli sfuggiva.
Vide quasi per caso il foglio di carta in mano alla moglie del collega Manolesta.
La donna si era seduta, ansimando, per riposare un poco, sulla piazza del mercato.
Il disegno catturò immediatamente l’attenzione di Barbanera, che lo scrutò a lungo.
Ecco cosa videro gli occhi del famoso pirata, uso ad esaminare mappe e piante.



Capì subito che si doveva trattare del cimitero di Gonaives, nell’isola di Haiti, e quella X in vicinanza della grande croce centrale poteva voler dire una sola cosa: la sua ricchezza.
Quello era sicuramente il luogo dove Manolesta aveva nascosto il tesoro della Regina Madre, da lui trafugato durante l’arrembaggio dell’ Happy King, il più veloce e armato dei velieri inglesi, arrembaggio avvenuto tre anni prima.
Quell’impresa era passata alla leggenda.  Ora gli si presentava un’opportunità unica; che sciocco però Manolesta, come poteva fidarsi ad affidare una mappa tanto preziosa alla moglie?
Comunque, per lui ed i suoi ragazzi sarebbe stato come rubare le caramelle ai neonati.
Quella stessa sera sarebbe salpato per Haiti.
Passò nelle varie taverne dell’isola di Tortuga, per racimolare i marinai e mozzi (per lo meno quelli non tanto ubriachi) del suo galeone e, al calar delle tenebre, il GALLEGGIANTE, lo stupendo tre alberi di proprietà di Barbanera, fece vela verso nord.
48 ore dopo giunse nel porto di Gonaives, dove dopo una frugale cena innaffiata da boccali di birra e rhum, 37 simpatici malandrini si diressero al vecchio cimitero, poco fuori le mura della cittadina.
Attesero qualche ora e poi, nell’oscurità più totale, squarciata solo dall’ultimo quarto di luna, iniziarono a scavare nel punto esatto indicato dalla mappa della moglie di Manolesta: 15 passi a sud-est della grande croce centrale.
Il buco si allargava e scendeva velocemente, poiché erano organizzati in sei turni di sei (barbanera si limitava ad osservare) ed il terreno era morbido.
Un metro di profondità….nulla, due metri…ancora nulla, Barbanera era impaziente.
Tre metri….niente ( qualche sporadico pelo bianco della prestigiosa barba incominciava ad arrossire ). Quattro metri e niente……il capo era visibilmente preoccupato.
Cinque metri….nisba di nulla, neppure un doblone arrugginito!
Barbanera era ora furibondo: si era fatto giocare da Manolesta e consorte.
Turlupinato come un mozzo appena imbarcato.
Ah…questa gliela avrebbe fatta pagare cara, carissima anzi.
“ Si ritorna subito alla Tortuga, senza perdere un secondo!”  ordinò ai suoi uomini.
Tre giorni dopo, a mezzodì, 37 arrabbiatissimi pirati ammiravano spezie e stoffe pregiate sulla piazza del mercato, all’isola di Tortuga.
Appena la signora Manolesta tentò di avvicinarsi al banco del fruttivendolo 74 mani la immobilizzarono, trascinandola poi via fulmineamente.
Quando riuscì a riaversi dall’accaduto, la coraggiosa signora si ritrovò in una grotta sulle alture dell’isola, guardata a vista dagli uomini del celebre corsaro.
“ Dunque” osservò il grande Barbanera  “ il mio caro, carissimo amico di cento battaglie Manolesta nasconde accuratamente il tesoro della Regina Madre, poi traccia una mappa falsa del luogo dell’ipotetico nascondiglio, la consegna alla moglie che, sul mercato, la studia attentamente tenendola in grembo, dove tutti avrebbero potuto vederla.
E io ci sono cascato, come un pollo!  E’ logico che fosse falsa.     Sono stato una bestia.
Ma se sono stato ingenuo una volta le assicuro, cara signora, che non lo sarò di certo una seconda, deve credermi.  Allora….dove si trova il prezioso tesoro?”.
“ Le giuro che lo ignoro, potesse cascarmi un occhio: mio marito non mi mette mai al corrente dei suoi affari, anche lei deve credermi”.
“ Non la bevo, cara signora, si decida a dirmi il nascondiglio …oppure…”.
“ Oppure?”.     chiese terrorizzata la poveretta.
“ Oppure”  sorrise il bucaniere dietro la folta barba “ la tortureremo. Ramirez, porta la tartaruga”.
I pirati di quell’isola, dovete sapere, erano usi a torturare i prigionieri facendo camminare sui loro corpi una tartaruga.
La lentissima passeggiata causava un insopportabile prurito, che ovviamente durava ore, giusto il tempo impiegato dal simpatico animale per spostarsi da capo a piedi.
Era un supplizio orribile.
Ramirez arrivò con una vispa tartarughina che stava brucando una foglia di lattuga.
“ No, no! Vi supplico!” implorò la dolce signora, tra i singhiozzi  “ vi dirò la verità, ma fermate quell’animale, vi scongiuro!”.
“ Benissimo”  disse Barbanera  “ sentiamo un po’, dunque, questa bella verità”.
“ D’accordo, avete vinto. Il foglio che io studiavo al mercato quel giorno non è una piantina che descrive il nascondiglio di chissà quali incredibili ricchezze, ma è solo uno schizzo di un lavoro che mi riprometto di fare nei prossimi giorni: un lavoro a maglia, punto croce, sul golf autunnale del più piccolo dei miei nipotini. Ecco il perché erano tutte croci. Il disegno lo voglio fare proprio a punto croce!”.
I pirati restarono di stucco.
Avvertirono di colpo che si trattava della verità. Di una verità così semplice e banale da lasciare senza fiato, di una verità sconcertante, che a loro era costata fatiche, un pericoloso viaggio e perdita di tempo ( ed una figuraccia ).
Persino qualche coltello con cui quegli intrepidi 37 uomini minacciavano una sola signora avvertì la stranezza e la comicità dell’imbarazzante situazione e cadde a terra.
Proprio così, quando il padrone spalancò di colpo la bocca e le mani per lo stupore, si andò a conficcare nel terreno, molto allibito ( oltre che molto appuntito ).

Piero Rainero                                                                   












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