Un realismo lirico di memoria capassiana: la descrizione poetica
di una scena avvincente e conturbante da cui nasce spontaneo un raffronto con
la nostra razza. Qui si lotta per la vita; qui l’amore è faccia a faccia con la
sorte per la luce e il respiro di un essere disposto a morire per i suoi piccoli. Questa è la natura.
E si sa che la natura non guarda in faccia a nessuno sia nel bene
che nel male.
Che poi, scusate,
ma cosa pensano di
ottenere
con il loro inoffensivo
“Chiù! Chiù! Chiù!” ?
Fermare il destino?
Molte volte essa sembra scatenare catastrofi e noi stessi la
giustifichiamo addebitandone la colpa alla
nostra mancanza di rispetto. Ma quante volte assistiamo a scene
raccapriccianti da chiudere gli occhi di fronte a felini che addentano creature
più deboli tipo i cerbiatti senza scampo. O a aquile che piombano addosso ad
animali indifesi aggredendoli coi loro artigli. Questa è la natura. Ma ciò non
toglie che non ci dobbiamo emozionare di fronte ad una scena come quella
descritta da Buzzacconi: versi sentiti e ispirati; affidati ad un dire
segmentato e convulso come lo è la scena a cui assiste. In tal caso siamo
disposti a dare la vita, anche se
paragonandola a quella umana, ci si accorge che in quest’ultima vengono
commessi dei crimini ai quali non arriverebbe nessun animale; pur considerando
che un leone, vista la distrazione della femmina nei suoi confronti perché
presa dai piccoli, è disposto ad ucciderli. La natura sembra a volte eccessiva
sia nel bene che nel male.
E questo è l’insegnamento che ci ha dato e che ne deriva? Quando
sentiamo o vediamo giorno dopo giorno morire ragazzi abbandonati, dimenticati su macchine al sole killer, o
peggio ancora uccisi da madri o da padri per immotivati e quanto mai barbarici
comportamenti. Qui il poeta con acume interpretativo, con forza verbale, e con ritmi consoni alla tragedia,
offre tutta la sua energica creatività raffigurandola in uno squarcio di vita
naturistica. Un quadro che mette in luce la sensibilità dell’autore, che nel
primo mattino, assiste da esterno all’azione famelica del felino. E’ il
destino? Sembra che questa volta sia andate bene per i piccoli del nido. Ma
sarà sempre così?
Benedetto nido!
E benedetta anche la
gatta!
Maledetti solo
l’egoismo
e lo stupido orgoglio
che ci impediscono
di difendere
il nostro tesoro
Questa la chiusura della poesia: un riferimento a dei
comportamenti (egoismo e orgoglio) non
rari nella società in cui viviamo. Sicuro che si potrebbero ben controllare,
dato che siamo umani, e in quanto tali dotati di ragione. Ammesso che l’istinto
sia cosa solamente animalesca. Ed è questa la differenza che dovrebbe passare:
siamo noi ragionevoli? umanamente disponibili? intellettivamente dotati? o
pretendiamo che lo siano le bestie, quando sappiamo che agiscono solo
d’istinto?
Una poesia energica, meditativa, contemplativa, estesa su un
pentagramma di note che si fanno musica per delle vere vibrazioni. Ma, ciò che
conta è che da questa conflittualità perenne tra eros e thanatos ne esca
vincente la vita: sì, la vita universale, quella continua dei fiori, dei colli,
degli esseri, del creato, ad onta di ogni egoismo e di ogni orgoglio.
Nazario Pardini
Grido d’allarme
Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù!
Maledetti uccelli!
Maledetto nido!
E maledetta gatta,
che con fare sornione
finge di sonnecchiare
proprio lì, sotto il loro tesoro.
Ma che ore sono?
Le cinque e un quarto!
Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù!
Che poi, scusate,
ma cosa pensano di ottenere
con il loro inoffensivo
“Chiù! Chiù! Chiù!” ?
Fermare il destino?
Sembrare più forti?
Cercare aiuto?
E dove? E da chi?
Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù! Chiù!
Accidenti, ma che ore sono?
Le sette meno un quarto.
Sto per impazzire.
Un’ora e mezza di grido d’allarme
ININTERROTTO!
Quand’ecco, all’improvviso, il silenzio.
Il pericolo è svanito.
Con lui, anche il sonno…
Cip!...... Cip!....... Cip!....... Cip!
Benedetti uccellini!
Benedetto nido!
E benedetta anche la gatta!
Maledetti solo l’egoismo
e lo stupido orgoglio
che ci impediscono
di difendere
il nostro tesoro.
Paolo Buzzacconi
Ringrazio infinitamente il professor Pardini per avermi accolto nella sua meravigliosa Leucade e per l'analisi e l'approfondimento con cui ha nobilitato la mia lirica, come sempre arrivando all'essenza del pensiero, ad una condivisione veramente partecipe. Un caro saluto.
RispondiEliminaPaolo Buzzacconi
"Ciò che conta è che da questa conflittualità perenne tra eros e thanatos ne esca vincente la vita". Così Nazario Pardini, sottintendendo che l'egoismo e l'orgoglio di cui parla Paolo Buzzacconi tenta meschinamente di interrompere il dialogo e l'equilibrio dei contrari. Sta qui il "tesoro" e sta qui l'amore, inteso innanzitutto come amore tra il Bene ed il Male.
RispondiEliminaFranco Campegiani