lunedì 29 maggio 2017

PIO CIUFFARELLA: RELAZIONE SU "RIBALTAMENTI" DI FRANCO CAMPEGIANI"


Franco Campegiani,
collaboratore di Lèucade


Proloco di Ciampino
Nell’ambito della rassegna culturale
“Colloqui sulla Contemporaneità”
curata da Natale Sciara
Presso il cinema Piccolissimo, in Ciampino, Via Ariosto, 2
Martedì 16 maggio 2017 ore 17:00
Presentazione del saggio filosofico <Ribaltamenti>
di Franco Campegiani
David and Matthaus Editore


«Se Dio non c’è, tutto è possibile». Quest’affermazione sintetizza l’atteggiamento etico nichilista di Ivan Karamazov, nel dialogo che egli ha col fratello Alesha che introduce a “Il grande Inquisitore”, dal famoso romanzo<I Fratelli Karamazov>di Feodor Dostoevskij.
L’assenza del divino, è un argomento che ci riguarda tutti giacché quotidianamente sperimentiamo sulla nostra pelle, nella nostra anima, le conseguenze di tale distacco. L’uscita di scena del sacro dalla vita dell’uomo, ma io direi, l’occultamento volontario della spiritualità, operato dalla stessa ragione dietro l’azione del convenzionalismo e dell’omologazione, è giustappunto uno dei temi focali di <RIBALTAMENTI>, il nuovo saggio filosofico di Franco Campegiani, che questa sera ho l’onore di proporre e di commentare insieme con voi.
Quest’opera di pensiero, di grande originalità, nasce prima di tutto dalla necessità dell'autore di realizzare se stesso attraverso un dialogo interiore mai interrotto, ostinato direi, costantemente proteso alla ricerca della propria autenticità, del <sé> immateriale, di quel quid primigenio,incontaminato dai convenzionalismi, libero dalle sovrastrutture sociali e culturali. Un impegno non da poco. Entrare in contatto, seppur fugacemente, con il proprio alter ego ci consente di attingere alle fonti della saggezza arcana,là dove operano le leggi dell’equilibrio, in altre parole quei principi immateriali impressi in ogni individuo, come in ogni essere vivente, sia esso animale o vegetale, - e riconoscerli finanche nella materia inanimata - ci offre la possibilità di dissetarci alle sorgive acque della salute fisica e mentale e ci permette di avere ogni giorno quella carica positiva necessaria per affrontare le avversità del quotidiano vivere. Ma riconoscere in se stessi la presenza di principi universali – la famosa “scintilla divina” - non basta: bisogna applicarle le regole, è necessario conformarsi a quelle leggi se vogliamo conseguire in noi quel cambiamento che vorremmo vedere anche intorno a noi. Infatti, qualsiasi pensiero per quanto illuminato e persuasivo, se non è seguito da un’azione corrispondente, un comportamento coerente, resta nel migliore dei casi un puro esercizio intellettualistico, dell’ottima ginnastica mentale, utile a superare blocchi psicologici, smarrimenti momentanei della ragione, ma è necessario rimanere costantemente vigili, con i piedi ben piantati in terra, se non vogliamo cadere preda di velleitari vagheggiamenti. Non è certo il caso di Campegiani, che per essere in linea con le proprie convinzioni, ha operato nella vita scelte non facili, come per esempio negli anni settanta – quando la maggior parte dei giovani come lui abbandonava il lavoro dei campi per quello d’ufficio – egli contravvenendo ai consigli paterni, e non soltanto a quelli, rinunciò al “posto sicuro” in banca per andare a fare il viticoltore.A distanza di anni, almeno noi fruitori, possiamo affermare con convinzione, che mai decisione fu più ispirata, vista la bontà dei prodotti, sia dell'aratro, sia della penna. Potremmo anche dire che l’intero operare di Campegiani, trovi ispirazione nello spirito divino, oltre che nel puntuale e prezioso apporto della consorte Sig.ra Paola e di Mario Silvestrini, suo compagno di avventure nella coscienza arcana. Perdonate la divagazione, una libertà che mi sono permesso forte dell'amicizia che mi lega all'autore, alla sua famiglia e a Mario Silvestrini. Ma torniamo subito al testo. Dunque, la prima cosa che ci può colpire di <Ribaltamenti>, intendo dell'oggetto libro, è che si presenta come un volumetto, snello, quasi tascabile, esteriormente simile a tanti, ma appena se ne inizia la lettura sorprende la densità dei contenuti, il rigore argomentativo, spesso mitigato da una rara grazia espositiva, che si avvale dell'immagine poetica, della metafora, dell'ossimoro. Sono 170 pagine fitte di riflessioni e suggestioni, raccolte lungo il corso di anni di costante esercizio, quasi un compendio del pensiero dell'umanità, dalla notte dei tempi ai giorni nostri. Emerge il continuo confrontarsi di Campegiani con se stesso e con l’evoluzione, o involuzione, del pensiero più rappresentativo. Dell’epoca storica, del concetto filosofico, o del particolare argomento di volta in volta trattati (analizzati con uno sguardo asciutto e neutrale) l’autore ha la capacità di ricrearne un modello oserei dire “tangibile”; cioè riesce a rappresentarci il pensiero “visivamente”,come un areogramma, o un diagramma, servendosi di concetti accessibili al pubblico più vasto. Questo è il frutto di una pratica costante volta alla conoscenza – autoconoscenza - e di una grande capacità comunicativa maturata con il tempo. Con questo non voglio dire che la lettura di <Ribaltementi> sia paragonabile a quella di un racconto, con tutto il rispetto che merita il genere letterario, questo testo è comunque un saggio filosofico, che richiede un minimo di attenzione, di concentrazione, alcuni passaggi vanno letti più volte, ciononostante non esige, a mio avviso, particolari prerequisiti: è sufficiente la curiosità letteraria e “amare la comunicazione fine a sestessa”, come scrive l’autore nell'esergo che anticipa la prefazione al testo. Soffermandoci attentamente su alcune pagine, si riesce a distinguere una specie di tracciato, mentre leggiamo all’improvviso compare una filigrana, la mappatura di un territorio attraverso il quale il lettore è libero di scegliere il percorso tematico maggiormente in linea con i propri interessi, siano essi di natura sociologica, o antropologica, piuttosto che storica o filosofica. Altra caratteristica di questo testo è che non richiede necessariamente una lettura consequenziale, procedendo come si fa generalmente dalla prima all’ultima pagina. Si può aprire il libro anche a caso, e leggere senza avvertire disorientamenti o mancanze d’appoggio: ci si trova sempre nel pieno di avventurose speculazioni. Insomma, siamo di fronte a pagine che possono essere considerate articoli, e l’intero libro può essere valutato come una raccolta di articoli umanistico-spirituali.
Secondo il metodo “casuale”, propongo le seguenti letture, intercalate da alcune personali riflessioni.
Con la Rivoluzione Francese (1789 - 1799)…innestata alla già fiorente rivoluzione industriale…prese avvio la morte del popolo, immolato sull’altare della società di massa dei tempi attuali. Dalla distinzione dell’uomo dalle cose, durata in secoli, millenni di razionalismo, si arriva al novecento, all’irrazionalismo affermatosi in ogni ambito della cultura (ivi compreso l’ambito scientifico tecnologico). Dove l’intellettualismo dei secoli passati aveva fatto dell’uomo il despota del creato, il vitalismo contemporaneo è approdato a una sorta di reciproca fagocitazione. L’uomo ottiene il dominio del mondo a patto di rinunciare a se stesso e di lasciarsene sopraffare. E’iniziato così il processo di massificazione, dell’omologazione e del totalitarismo, la storia del pensiero unico sviluppatosi dai semi del razionalismo antico, che ha trovato nell’odierna globalizzazione la sua realizzazione ottimale. Il villaggio globale mette forzatamente l’una accanto all’altra le varie culture…si vengono così a creare situazioni di attrito che spesso sfociano in azioni violente.
Prosegue Campegiani:
La relativizzazione dei valori cancella ogni illusione sulla possibilità di trovare punti di riferimento assoluti nel piano orizzontale della cultura. Questa consapevolezza dovrebbe spingere l’individuo verso l’analisi interiore, verticalmente tesa alla ricerca di valori assoluti dentro se stessi, anziché nell’esteriorità.
L’individuo non è una monade…in altre parole un’unità indistinta della massa umana, è un soggetto, ma anche oggetto, di esperienze, di relazioni, a partire però dalla relazione con se stesso. Se salta questo primo anello, salta tutta intera la catena relazionale e i contatti sociali si fanno inautentici. Così dicendo l’Autore ci mette in guardia dal pericolo di noi stessi.
Gianni Vattimo in accordo con altri autorevoli filosofi contemporanei, ha configurato il cosiddetto pensiero debole nel quale viviamo, in virtù deisuoi caratteri elastici, dinamici e liberi dai punti fermi del moralismo antico, in alternativa al pensiero forte e dogmatico che per secoli o millenni ha dominato nelle culture umane.
In questo contesto s’inserisce la scomparsa di Dio, riallacciandomi a quanto detto in apertura. La fuoriuscita del sacro dall’umanità, è un argomento di cui è imbevuta la cultura contemporanea e sul quale Dostoevskij si è soffermato più volte, ma senza scomodare ulteriormente il grande scrittore russo, più vicino a noi troviamo Pier Paolo Pasolini, che descrisse lucidamente le cause della desacralizzazione e ne profetizzo gli effetti. L’uomo ha abbandonato il sacro, o meglio, ha spostato il proprio interesse da ciò che riteneva un tempo “Il Sacro” – valori come la religiosità, la natura, la famiglia, il rispetto dell’altro, la parola data eccetera – dirottando questo sentimento di deferente sottomissione verso la scienza, la tecnologia, il denaro, confondendo così i mezzi con il fine.Ma il sacro non ha mai abbandonato l’uomo, siano noi che l’abbiamo ricacciato nei più profondi recessi della nostra anima, come fosse un elemento da estirpare, da rimuovere, perché ci chiede di agire, perché ci chiede di fare cose sproporzionate alle nostre capacità, ci chiede di metterci continuamente in gioco, ci chiede di essere liberi, ci chiede di esporci anche a rischio della nostra incolumità. Ci chiede di essere umani, ma per la maggior parte di noi questo è troppo. Concludo con queste parole di Franco Campegiani:
…dobbiamo iniziare da noi stessi, cercando la nostra essenza, quel pensiero che ci pensa, dal quale siamo pensati e che è, in fondo, il nostro stesso pensiero extracorporeo, sovra-razionale, al di fuori degli schemi, diverso dal pensiero che noi pensiamo e che scaturisce da noi, dalla nostra scatola cranica, eminentemente razionale, plagiata dai pregiudizi e dalle sovrastrutture culturali.

Ciampino, 15 maggio 2017

                                                                 Pio Ciuffarella


3 commenti:

  1. Pio Ciuffarella, artista visivo, oltre che regista di spessore e di grandi facoltà, è l'autore della foto di copertina di "Ribaltamenti". Dopo avere letto questa acuta esegesi, si capirà il motivo della mia scelta di chiedere proprio a lui la creazione di un'immagine adatta a rappresentare e veicolare il testo ed il pensiero che esso contiene. La sua proposta è stata immediatamente accettata dall'Editrice (la "David and Matthaus"), contribuendo ad arricchire la veste grafica di un libro già estremamente curato e raffinatissimo nella forma editoriale. In questa nota critica, la mente versatile ed eclettica del regista, anche in virtù di una condivisione e vicinanza di pensiero, coglie e trasmette incisivamente l'essenziale: la necessità di tornare ad una più sana, diretta ed equilibrata visione del sacro, attivando il nostro alter ego ultrafisico che -
    come lui dice - "ci chiede di metterci continuamente in gioco, ci chiede di essere liberi... e di essere umani", anche se "per noi questo è troppo".
    Franco Campegiani

    RispondiElimina
  2. Ho letto solo ora la recensione di Pio, amico carissimo, del quale conosco l'altissimo spessore artistico e umano, al saggio di Franco Campegiani, "Ribaltamenti" e sono rimasta nuda di parole. Se esisteva un modo per esprimere parte del senso di quest'Opera rivoluzionaria, che a mio umile avviso, segnerà l'inizio della Filosofia moderna, Pio Ciuffarella, artista a trecentosessantagradi, l'ha trovato. E' stato autore di una copertina che è espressione pulsante del respiro del saggio e critico letterario di rara, originale bravura. Non ho ancora letto Ribaltamenti, ma l'ho visto nascere e, seguendo lo sviluppo delle idee di Franco, mi sono resa conto che stava concependo un'idea nuova del vivere. Pio ha messo a fuoco il concetto del sacro. Il dirottamento attuato da noi uomini verso un'idea di sacralità profana. I valori di un tempo, quelli autentici, sono stati sostituiti da i falsi valori che predominano nella società del progresso. E l'uomo è entrato nella dipendenza. Non sa più pensare. Lascia che a pensare per lui pensino gli altri. E' plagiato e schiavo dei pregiudizi. Ho letto una recensione da brividi che introduce in modo poderoso la novità dell'Opera Ribaltamenti.
    Rivolgo i più cari e sentiti complimenti all'Autore e al suo critico e amico antico.
    Maria Rizzi

    RispondiElimina
  3. Che emozione Maria mia leggerti così compiaciuta della mia breve riflessione sulla più recente opera del nostro comune amico. Sono commosso, confuso, amica mia da sempre. Non sono sicuro di meritare il valore che mi tributi, ma conoscendo la passione artistica che ti anima e la tua autorevolezza di scrittrice e critica letteraria, farò del mio meglio nel proseguire a "mettermi in gioco". Leggere, ascoltare le tue note - m u s i c a l i ! - affiancate alle altrettanto lusinghiere note di Franco poi, mi ha letteralmente stordito! Congiurati! Ecco cosa siete, amici cari!

    RispondiElimina