Carla Baroni, collaboratrice di Lèucade |
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Forse chi leggerà questo libro di Claudio Gamberoni Aggrappati stiamo (Kolibris Edizioni, Ferrara 2017), non conoscendo la vicenda personale dell'autore, non saprà cogliere completamente l'intima essenza della silloge che è semplicemente un continuo inno alla vita. Già il titolo è emblematico: a che cosa stiamo aggrappati se non a questa nostra esistenza fatta di alti e bassi, di gioia e di dolori, di vittorie e di sconfitte senza soluzione di continuità? Certo c'è l'amarezza per il tempo che scorre troppo in fretta, che non lascia tregua e spesso non consente che vengano esauditi i propri desideri. Ed è appunto questa continua constatazione, questa spada di Damocle che pende sopra di noi a farci apprezzare quell'ansimo che pare la vita:
…
ti
ha, il tempo modellato addosso gli anni,
come
un'antica statua tu pensavi
scolpita
quell'estate nel tuo corpo;
invece
sei polvere, come scritto,
e il
vento via ti soffia
sperdendoti
nel tempo.
Oppure
in un altro testo:
E il
tempo così passa
anche
se non vorremmo:
segue
il domani all'oggi
ma
solo l'oggi resta
con la
memoria di ieri
ch'è
soltanto memoria
di un
ieri che non torna.
Il
tempo scorre, Moloch gigantesco che tutto inghiotte, facendo sì che di noi
rimangano tracce assai labili nel ricordo e nella memoria di qualcuno mentre ci
attanaglia sempre il desiderio di sopravvivere al di là della nostra vita
terrena:
Vestito
d'ombra vivo la mia vita
nascosto
nella luce
e
guardo il tempo giocare sul corpo
che si
sgretola a poco a poco e il vento
trascina
in questo mare
dove
le onde mi alzano e mi abbassano
con
l'anima che non vuole annegare.
Molti
i testi brevi quasi epigrammatici ma dal senso preciso senza velature, quasi
sciabolate di un io esuberante, che malgrado le traversie e la lucidità
pessimistica del destino di quasi tutti i poeti, non si arrende affidandosi
talvolta all'illuminazione del sogno:
Quest'uva
che raccolgo,
quando
la foglia arrossa,
ha il
sapore della terra
della
fatica di anni
del
sangue sudato
della
voce che non muore
e
sopravvive al tempo,
al gioco
della vita
che
vive nel brindisi
che
ogni anno si ripete.
Una
prosodia piuttosto ritmata si alterna a forme più prosastiche a dare vita, con
pari suggestioni, a questo “canto dell'anima” dove l'antico si coniuga al
moderno. Poesia, direi, in un certo senso neoclassica perché, giustamente, non
dimentica l'humus dove affondano le sue radici.
Carla
Baroni
Ringrazio la poetessa Carla Baroni, autrice della recensione ad "Aggrappati stiamo", per avermi fatto approdare sull'isola di Leucade ... e il prof. N. Pardini, che tale approdo ha consentito.
RispondiEliminaClaudio Gamberoni
Mi associo pienamente alla recensione di Carla Baroni. L'atmosfera che avvolge le poesie di Claudio Gamberoni non finisce mai di stupirmi; a volte è un canto lacerante, a volte dirompente, che ti costringe a pensare alla vita ed al tempo che non ti da tregua, ma è anche un atto di amore. "Aggrappati stiamo" è una raccolta di poesie da centellinare nei vari momenti della giornata, raccogliendo poi le sfumature interiori che provvede a lasciare.
RispondiEliminaDaniela B
Ho avuto l'opportunità di sentire recitare le poesie di Claudio Gamberoni e da lì sono partita nella lettura del suo libro. Non mi sono mai avvicinata alla poesia che mi ha sempre intimorito. Grazie quindi alla recensione di Carla Baroni che mi ha aiutato a comprendere "i testi brevi quasi epigrammatici ma dal senso preciso senza velature" permettendomi una riflessione ulteriore e un approfondimento dell'emozione prodotta dalla più istintiva lettura delle poesie di Claudio.
RispondiEliminaRingrazio Claudia e Daniela per il loro generoso commento..
RispondiEliminaC. Gamberoni