Carmelo Consoli, collaboratore di Lèucade |
“
Cronaca
di
un
soggiorno
“
Ed
eccomi
alle
prese
con
un
nuovo
volume
dell'amico
caro
e
poeta
Nazario
Pardini.
Occasione
ghiotta
per
immergersi
nuovamente nella parola
poetica
di
un
grande
interprete
della
poesia
contemporanea. Certamente
Nazario
Pardini
è
un
maestro,
un
esempio
luminoso
di
come
la
trasmutazione
poetica
possa
rappresentare in
versi
incantevoli ed inimitabili la vita ed il suo mistero. “Cronaca
di
un
soggiorno”
potrebbe
brevemente
e
semplicemente
definirsi
come
un
diario
temporale
di
stupori,
emozioni,
canti,
ritratti,
riflessioni
esistenziali,
bucoliche
memorie fissati
per giorno, mese ed anno in lungo flashback
e a
cui
attingere
per
accertarsi
di
quanto
sia
affascinate ed arcana l'esistenza
degli
uomini. Ho
scritto
“potrebbe”
in
quanto
non
è
semplicemente
questo
che
rappresenta
l'opera
presa
in
esame. Innanzi
tutto
osserviamo
la
sua
introduzione.
Una
lezione
di
vita
e
poesia
ai
giovani
e
a
tutti
noi
che
introduce
ad
un
proprio
percorso
esistenziale
dove
il
poeta
segna
le
tappe
di
un
viaggio
poetico
ed
umano.
E
poi
camminando
al
suo
fianco
ritroviamo
tutto
il
retroterra
e la fioritura della trentennale
poesia
pardiniana; in
ogni
lirica c'è
infatti
un
rimando
alla
sconfinata
e
luminosa
sua
poetica
che
nel
tempo
si
è
manifestata
e
che
tanto
ci
ha
creato
emozioni.
Ed
è
subito
la
lirica che apre e riporta il titolo del volume a svelare
e
racchiudere
il
senso
dello
stesso,
ossia
la
meditazione
sulla
sua
avventura
vitale
perigliosa
e
fantastica
tra
la
natura
e
gli
uomini
come scrive : “Ora son qui che medito/ su quello che mi resta/ non ancora
corroso dal mistero: un'altra vita, degna di riposo,/ che tengo stretta al seno:.../”
Una
meditazione
in
cui prevale
una
sorta
di
caldo
intimismo
e
dove gli
orizzonti
travagliati,
sconfinati
e abbaglianti
del
suo
vagare
per
terre,
mari
e
cieli
alla
ricerca
della
sua
amata
isola
si
restringono
assumendo
tonalità
decisamente
più
morbide,
intime,
confidenziali
nel
rievocare
la
sua
vicenda
umana.
E'
certamente uno sguardo
più
sereno
e
riflessivo a regolare
la
regia
del
suo
pensiero,
a
fare
resoconto
memoriale
ed
esistenziale
più
disteso
ma
dove non certo diminuisce l'intensità della sua emozione di fronte alle visioni
che affollano la sua mente.
Ritroviamo
in
due
distinte
sezioni
:
“La
mia
isola
e
dintorni”
e
“Familiari”
il
poeta magistrale e
l'uomo
che
da
sempre
conosciamo
il
quale
apre
alle
riflessioni
esistenziali
sulle grandi
questioni
e
sulla
tragicità
della
vita
intervallandole
e
mescolandole
ad
una
lucida
memoria
della
luoghi
e
dei
fatti
mitici
della
giovinezza
e
dove
trovano
anche
spazi
incantevoli pennellate dedicate
a
città,
borghi,
territori del cuore come : “ Pisa,
Caprigliola, Metato, Lari “.
Non
si può che definirla una silloge
splendida
che
ci
collega
alla
mille
strade
percorse
dal
nostro
autore
attraverso le sue liriche e che ci conduce per mano alla
sua
isola finale: “ La mia isola” “/Dopo un lungo viaggio è là che io vivo/ la
tanto sospirata verità.../” a cui fa seguito, in stretta correlazione
d'ambiente e d'anima , l'altra stupenda poesia : “
Nausicaa sulle rive del Serchio”.
Nella
seconda
parte
del
volume
si
avvicendano
storie
parentali
con
un
florilegio
di
amati volti
e
care figure,
commiste con la sacralità del suo
territorio naturale in
un
caldo
e
affettuoso
abbraccio
di
ricordi,
interrogazioni,
stupori
in
cui
svettano le figure
paterne e materne.
Una
seconda
parte
che
culmina
nel
luminoso colloquio con
il
padre:
“A
colloquio
con
il
padre.
Il
sogno”. E'
dunque
questa
un'opera
in
cui
l'instancabile
navigatore,
da
sempre
alla
ricerca
della
bellezza
dei
luoghi
e
dei
miti,
si
sofferma
a
fare
riflessione
sulle proprie
contaminazioni
vitali
concedendosi
una
pausa
meditativa
come
lezione
di
vita
a
sé
stesso
e
ai
suoi
lettori;
una
lezione
di poesia a cui
non
mancano
le
cromie
e
le
fragranze
di
sempre,
il
linguaggio
raffinato,
la
cultura
classica
con
la
sua
profondità,
la
padronanza
assoluta
della
vera
parola
poetica
che
ci
conduce
per
mano
alla ricerca
della
sua
amata
dimora
e
della speranza
con una chiusa di splendide aperture:
“ Nasceranno/nuovi virgulti a fremere ai libecci; / a
popolare fronde; / a rimandare / riflessi verdeggianti di speranza”/ nell'ultima poesia :” Nel mio giardino
d'oro”.
Carmelo
Consoli
Un disegno eloquente che anticipa il quadro, un graffito da cui traspare la luce dell'anima poetica che spero avrò modo di leggere.
RispondiEliminaBella e approfondita analisi della poesia di Nazario, però nessuno mette mai nel dovuto risalto la freschezza delle immagini, la gioventù interiore, la modernità del linguaggio nonché l'immensa produzione di questo nostro poeta. Mi sono divertita a contare le poesie scritte nel 2017 o meglio quelle pubblicate con tale data: sono 47. C'è chi è diventato celebre con le solo novanta scritte in tutta una vita.
RispondiEliminaSono testi, questi di Nazario, scritti di getto, non si sente il “labor limae”, sanno di pane appena sfornato o latte munto all'istante: non c'è artificio, ridondanza, enfasi in questo suo stile che travalica il tempo pur nel rispetto della classicità. L'odierna raccolta la chiamerei piuttosto “Cronaca del quotidiano” perché Nazario vive in un luogo ma ne sogna altri immersi nella mitologia, nella leggenda, nella fantasia in quanto il vero poeta, quale è lui, oltrepassa sempre tutti gli orizzonti.
Che questo suo “soggiorno” si prolunghi ancora per molti anni a venire!
Carla Baroni
Grazie, carissima Carla, pochi hanno il potere di farmi emozionare così intensamente. Non vorrei però che tanta verve critica, che tanta bontà indagatrice dipendesse dall'annosa amicizia che ci lega..
RispondiEliminaGrazie ancora
Nazario