Umberto Cerio, collaboratore di Lèucade |
UMBERTO CERIO, LA LUCE, O IL GIOCO DELLE MEMORIE, EDIZIONI ETS,
PISA 2016.
“METAPOIESI
“ MITOPOIETICA NELLA NUOVA POESIA DI
UMBERTO CERIO
Dopo averci proposto nove
sillogi poetiche, esibenti altrettante icone
caleidoscopiche della propria identità di poeta vero, U. Cerio torna a proporsi come
decima icona, che a differenza di
Saffo, … decima musa - nel cui viaggio interiore, pur ricco di variazioni
odeporiche, nessun critico ha mai registrato alcun cambiamento di rotta assimilabile
a quello di un Leopardi, “ Ercole al
bivio “ che nella Ginestra sceglie la via dell’ impegno civile inglobandovi l ’esperienza poeticissima degli Idilli – lascia trasparire con evidenza
una intrigante sterzata verso l’esplorazione di un mondo esistenziale che
“metapoieticamente” si fa autonomo
specchio di se stesso lasciando il proprio creatore mero testimone della
propria avventura, che resta pur sempre mitopoietica quale è quella
a cui da anni egli ha abituato i suoi lettori ed estimatori. Conseguentemente i
confini di quel mondo interiore, mentale e quindi soggettivissimo, fanno tutt’uno
con quelli di un oggettivissimo cosmo, e col benestare dei binomi novecenteschi
essere/tempo ed essere/nulla – non si
dimentichi che l ’Autore è anche un filosofo di vaglia! - aprono al
nostro sguardo un originalissimo orizzonte squisitamente ellenico, sul quale si
staglia la celebre vertiginosa teoria, soprattutto stoica, dell’istante eterno, che ci rende intimamente familiari
molti versi dell’ ultimo Cerio, che
altrimenti apparirebbero criptici ed inesplicabili: si legga ad esempio questo
explicit della lirica “Luoghi della mente” – scelgo ad apertura di libro, si badi bene,
applicando il metodo dei campioni collaudato da E. Auerbach – la cui comprensione è facilitata dal sussidio contestuale della
memoria, la quale non a caso rinvia al titolo della silloge ed è il
trait d’union che sigilla cronotopicamente l’unità inscindibile – Einstein docet- del tempo (che è il suo vettore) e dello spazio (che è il suo luogo mentale), entrambi evidenzianti l ’assurdità
di un singolarissimo nulla: “l’altrove sono i luoghi della mente / senza confini e senza superfici. / E’
il nulla eterno che ci insegue.”
Al benevolo lettore, che può
ora disporre di un punto fermo per gustare a suo piacimento tutte le altre
liriche di Cerio, va il nostro invito ad avere … . oculatamente l ’occhio
rivolto alla luce, che è la totalità di un micro-macrocosmo
“illuminato” anche dalla tenebra, nel contesto di un drammatico gioco che sul
cupo orizzonte dell’infelicità umana fa spuntare
l ’alba consolante di una
felicità pur tragicamente sofferta.
Raffaele Di Virgilio
Questa fine e sagace lettura del prof. Raffaele Di Virgilio fornisce un'ulteriore chiave esegetica dell'opera poetica di Umberto Cerio e, aggiungendo – per dirla con Dante –- "giorno a giorno", rende ancora più luminosa "La Luce" del bravissimo poeta molisano, silloge già di per sé ricca di fervore umano e creativo.
RispondiEliminaComplimenti a tutti e due.
Pasquale Balestriere
Ringrazio Raffaele Di Virgilio per la sua attenta e puntuale lettura, da cui trae riflessioni divenute, nella sua scrittura, una densa e complessa esegesi, ricca di riferimenti e di intuizioni assai pertinenti e vicini al mio pensiero, oltre che ai contenuti poetici, individuati con chiarezza e precisione.
RispondiEliminaUn ringraziamento a Nazario Pardini per la sua consueta ospitalità, che nella sua mail ha definito la nota di Di Virgilio "ben fatta e filologicamente nutrita".... " un coinvolgente pezzo critico".
Umberto
Un grazie di cuore a Pasquale Balestriere per la sua puntuale e sapida nota che definisce quella del prof. Di Virgilio, una "lettura fine e sagace" che apre un nuovo sentiero di lettura di "LA LUCE" ( con tutta l'umiltà che sempre mi distingue). Grazie, Pasquale, sei il solito attento lettore, sulle onde chiare di Lèucade, e navighi sempre un mare immenso e profondo.
RispondiEliminaUmberto