Anna Maria Farabbi |
Yun Dong Ju
Vento blu
(Cielo, vento, stelle e
poesia)
Ensemble 2020
In una veste grafica di sobrio impatto
elegante, finalmente per la prima volta in lingua italiana, esce l’intera opera
poetica di uno dei maggiori poeti della letteratura coreana, Yun Dong Ju, per
la cura e traduzione di Eleonora Manzi, con testo a fronte.
Se il transito di una qualificata
traduzione è sempre utile e portatore di apertura e confronto, in questo caso
il lavoro di Manzi e l’accoglimento editoriale di Ensemble assumono un potente
significato, non solo per la qualità della poesia di Yun Dong Ju, ma per la sua
pregnante testimonianza etica e politica.
Yun Dong Ju nasce il 30 dicembre 1917 a
Longing, nell’allora Manciura, ora Cina settentrionale. Dopo la laurea ha già
maturato la sua prima raccolta di poesia ma che, su consiglio del suo
professore, rimanda di pubblicare per
evitare tagli della censura. Nel 1942, si trasferisce in Giappone frequentando l’Università
di Tokyo. Il 10 luglio dell’anno successivo viene arrestato per aver
manifestato a favore dell’indipendenza coreana dal Giappone Le sue poesie
vengono assunte come prove. Il poeta viene condannato a due anni di reclusione
nel carcere di Fukuoka per aver violato la quinta legge sul mantenimento
dell’ordine pubblico. Qui morirà il 16 febbraio del 1945, appena sei mesi prima
dell’indipendenza del suo paese. Non sono chiare le cause del suo decesso.
Siamo solo a conoscenza che nel carcere venivano effettuati esperimenti medici
sui prigionieri.
Le 31 poesie che costituiscono la sua
opera intitolata Cielo, vento, stelle e
poesia vengono pubblicate postume, nel 1948, grazie all’amico Chǒng, a cui Yun le aveva affidate nella
trascrizione a mano in tre copie.
Eleonora Manzi propone un immediato ritratto
biografico del poeta in cui annuncia i tratti fondamentali della sua esistenza,
contestualizzandola storicamente, culturalmente e politicamente. Nella sua successiva introduzione, narra in modo
più articolato il panorama gravissimo in cui è vissuto Yun Don, lui così come
tutti i coreani, indicando quel processo di devitalizzazione culturale e
linguistica subito dalla Corea ad opera del Giappone e ultimato solo a
conclusione della Seconda Guerra Mondiale.
Basta solo pensare all’indottrinamento filogiapponese, al controllo
capillare spesso agito nella censura, al
graduale assassinio della lingua coreana.
Eleonora Manzi sceglie di aprire con le
31 poesie che compongo Cielo, vento, stelle e poesia. Include, tuttavia,
nell’opera anche la produzione letteraria del periodo che va dal 1934 al 1942. Condivido questa architettura del libro perché
permette di incontrare la qualità poetica di Yun Dong Ju immediatamente,
nell’intensità del Prologo, nel limpido stagliarsi dei primi versi:
Spero di guardare il cielo fino al
giorno della mia morte
senza provare la minima vergogna,
anche per il vento che agita le foglie
ho provato tormento.
…
A ogni poesia è indicata la sua data di scrittura. Si
raggiunge la sezione Altre poesie, dentro cui giace l’officina del
poeta. Qui le liriche hanno intermittenze di compiutezza, a volte mostrano
forze espressive acerbe, ma non mancano testi acuti di pulizia matura. Avere,
quindi, tra le mani e negli occhi tutto il mondo lirico di Yun Dong Ju, ci
dispone in una visione completa della sua arte, nel peso rilevante della sua ricerca
artistica.
La sua voce mantiene un registro
apparentemente sommesso: nasce da una interiorità ipersensibile coniugata
emozionalmente alla creaturalità universale e, al tempo stesso, radicata nel
piano quotidiano esistenziale. Il pensiero rallenta le maglie del verso in una
liricità piana, mai semplificante, ma nutrita di meditazione e intimità
musicale. La vena dolente ha un lucore corposo, mai curvato e annegato in sé.
Questa è la linea di forza della sua poesia. Questa la prova documentale della
sua praticata resistenza contro un dominio mortifero di potere che, non solo
censura e incarcera, ma attua ogni forma culturale e fisica possibile per
sradicalizzare l’individuo. Rassegnarlo nell’asservimento o estinguerlo
definitivamente in una tomba.
Già il titolo dell’opera di Yun Dong Ju
fa esplodere la tomba. Anzi, la
scoperchia. Si torna, nel suo canto, al pensiero della[MSOffice1]
banalità del male, alla banalità di Creonte che, nella sua ferocia, continua a
colonizzare, mandare in esilio, uccidere persone, culture, lingue.
Un’altra casa
La notte che sono tornato in patria
il mio scheletro mi ha seguito e si è
sdraiato nella stessa stanza.
La stanza buia è congiunta
all’universo,
il vento soffia come una voce che
giunge dal cielo.
Nell’oscurità guardo con dolcezza lo
scheletro che singhiozza.
Sono io che piango con queste lacrime?
E’ lo scheletro?
O è un’anima pura?
Il cane fedelissimo
abbaia tutta la notte contro
l’oscurità.
Il cane che abbaia contro l’oscurità
Sembra che mi stia dando la caccia.
Andiamo, andiamo,
presto! Come chi è in fuga.
Senza destare sospetto allo scheletro
rifugiamoci in una casa migliore.
Recensione di anna maria farabbi
anna maria farabbi
Opera
edita poesia:
Firmo
con una gettata d’inchiostro sulla parete, Scheiwiller,1996 in 7
poeti del premio Montale.
Fioritura
notturna del tuorlo, Tracce, 1996, riedita da Blu di Prussia,
2011.
Il
segno della femmina, Lietocolle, 2000 con cd.
Adluje’, Il
ponte del sale, 2003.
Kite, su portfolio di 9 opere grafiche di
Stefano Bicini, Studio Calcografico Urbino, 2005.
La
magnifica bestia,Travenbooks/Alphabeta (bilingue in italiano e tedesco) 2007.
Segni, con
opere grafiche di Stefano Bicini, Studio Calcografico Urbino, 2007.
In
Nomine, con incisione di Simonetta Melani, Due Lire, 2008.
Larosaneltango, canzoniere
per musica di Diego Conti, Studio Calcografico Urbino, 2008.
La
neve,
Il pulcino Elefante, 2008.
La
luce esatta dentro il viaggio, Aljon, 2008.
Solo
dieci pani, Lietocolle, 2009.
Avemadrìa, Lietocolle, 2011.
Biblioteca in Almanacco dello specchio, Mondadori,
2011.
Abse, Il
ponte del sale, 2013
Autunno:
la bellezza che cade, Accademia di Belle Arti, Urbino 2014
Dentro
la O,
Kammer edizioni, 2016
La
casa degli scemi, Lietocolle, 2017
Il
filo della mia carovana di sale e i miei dieci nodi, in
Albino Moro, Studio Calcografico Urbino, 2018
Io sono pane al pane e vino al
vino,
Aliud, 2021 Edizione d’arte: un dialogo
poetico
tra
Anna Maria Farabbi e Carmela Pedone, con dieci incisioni e un disegno
originale, diverso per ogni esemplare di Gianluca Murasecchi Misure 33X21 cm,
Tiratura in 33 esemplari firmati e numerati.
Opera
edita di saggistica e traduzioni:
Kate Chopin:
il risveglio, Regione dell’Umbria Centro di Pari
Opportunità, 1997.
Alfabetiche
cromie di Kate Chopin, Lietocolle, 2003 (monografia su Kate Chopin.).
Un
paio di calze di seta, Sellerio, 2004 (saggio e traduzione di
racconti di Kate Chopin)
Il lussuoso
arazzo di Madame d’Aulnoy, Travenbooks /Alphabeta, 2009 (saggio
introduttivo e traduzione di favole di Marie-Catherine d'Aulnoy)
Perugia, Unicopli,
2014
Louise Michel, è che il potere è maledetto e per questo io sono anarchica, Il ponte editore,2017
Cura dell’opera:
Luce e Notte, esperienza dell’immagine e della sua assenza,
Lietocolle, 2008.
Antologia di Ammirazione
Femminile per l’Associazione Il Filo di Eloisa, Lietocolle, 2008.
cura e traduzione Agenda delle Fragole, Lietocolle, 2011.
cura dell’opera poetica
postuma di Paola Febbraro, Stellezze,
Lietocolle, 2012
cura dell’opera poetica
postuma di Claudia Ruggeri, Uovo in versi,
2015
cura dell’opera poetica Erotica di Maria Grazia Lenisa,
Lietocolle, 2016
cura dell’intervista a Franca
Minnucci a Duse, Terra d’Ulivi, 2016
cura dell’intervista a Mirella
Alloisio, La resistenza continua,
Terra d’Ulivi, 2017
cura dell’opera poetica di
Carmela Pedone, Frammentario,
Lietocolle, 2018
cura dell’intervista a
Clarissa Bartolini, ascoltando il battito
cardiaco nella sordità, Terra d’Ulivi,2019
Teatro:
la
morte dice in dialetto, Rossopietra, 2013
Opera
multimediale:
omaggio
a Stefano Bicini su fotografia e progetto visivo di Massimo
Achilli, testo e voce di anna maria farabbi, musiche originali di Gabriele
Mirabassi, voce introduttiva e finale di Achille Serrao, 2005 (disponibile su
you tube).
la bambina cieca e la rosa
sonora, Lietocolle, 2010, su musica di Vincenzo Mastropirro, voce
di Enrica Rosso, Massimo Achilli per la multivisione, per la pittura Paolo
Sciancalepore.
Opera
edita di critica d’arte:
Maria
Cammara, Poggibonsi, Lalli Editore, 1999.
Opera
edita di narrativa:
Nudita’
della solitudine regale. marginalia, Zane Editrice, 2000.
La
tela di penelope, Lietocolle, 2003.
Leièmaria,
Lietocolle, 2013
Opera
edita di narrativa per ragazzi:
Caro
diario azzurro, Kaba edizioni, 2013
La notte fosforescente,
Kabaedizioni, 2021, parte multimediale con voce di Roberto Biselli e Angelo Benedetti
per la musica.
Poesia
per bambini e ragazzi
Talamimamma,
Terra di ulivi, 2014 con video di Elio Scarciglia (2015)
Monografia
sull’opera:
Francesco Roat, L’ape di Luglio che scotta, anna maria farabbi
poeta, Lietocolle, 2005.
Milena Nicolini, Attraversamenti di Abse, Rossopietra,
2013
Milena Nicolini, La meraviglia della creanza, Macabor,
2017
Milena Nicolini, Gli esercizi della stupefazione e le vie
della scelta nella poesia di Anna Maria Farabbi, Rossopietra, 2019
.
Dirige
la collana Un’altra via di pane, vino, tavola e molto
silenzio per Lietocolle
la collana Signature per Terra d’Ulivi.
la collana Gocce per
Kabaedizoni.
Laboratori:
Ha diretto un laboratorio di
ascolto e scrittura presso l’Istituto Il Pellicano di Perugia (per
disturbi alimentari) nel 2016
Ha diretto un laboratorio di ascolto e scrittura presso la Comunità Psichiatrica
a doppia diagnosi Asad Torre Certalda (PG) dal 2015 al 2017
Dirige da Maggio 2018 un
doppio laboratorio interdisciplinare di parola suono e ascolto presso il
sodalizio San Martino di Perugia, uno per gli ospiti anziani autonomi, l’altro
per coloro che sono affetti da handicap: entrambi giacenti nella stessa
struttura.
Da Novembre 2020 intesse un
laboratorio in collaborazione con Archivio Zeta e l’Ospedale di Sant’Orsola.
Cinema
In Il futuro in una poesia, docufilm
diretto da Donatella Baglivo, direttore della fotografia Elio Bisignani,
Produzione esecutiva Ciak2000, 2017.
Canto abbagliante e
recuperante, diretto da Gianluca Guidotti e Enrica
Sangiovanni, musica di Patrizio Barontini, 2020. Sceneggiatura e presenza.
La recensione presenta con passione un poeta che voglio allora conoscere: pochi versi, ma profondi fino alla radice della libertà e dell'io (quando l'io è ancora sostanziato dalla coralità della specie)
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