martedì 1 dicembre 2020

ANNA VINCITORIO LEGGE: "FANTASIA DELLA RAGIONE" DI EDDA CONTE

Anna Vincitorio. 

Anna Vincitorio,
collaboratrice di Lèucade






Lettura di "FANTASIA DELLA RAGIONE

di Edda Pellegrini Conte

 


Ho conosciuto Edda Conte o, per lo meno, un aspetto della sua personalità complessa, attraverso "Miraggi dell'Isola".

La sua scrittura e i suoi contenuti hanno la peculiarità di essere riconoscibili. Mi sono dedicata alla lettura della "Fantasia della Ragione": un complesso di racconti e monologhi.

Il suo incipit, ci anticipa di poter rallegrare il nostro spirito attraverso la narrazione. Storie in generale, permeate di fantasia. Fantasia che aiuta e può indulgere al sorriso.

il testo si apre con la storia di Narrante. Siamo ancora in un'atmosfera onirica cara alla scrittrice: campagne, boschi, prati e l'incontro della bella Signora del Sogno: Fantasia. Figura che si identifica con la Natura, madre di Narrante e anche di noi tutti; presente nel creato. Realtà o sogno? Tutto scompare ma tutto può rivivere se si sa raccontare. E' il compito della Nostra. Si susseguono racconti brevi. Semplici e vicini all'anima di chi li assapora. Uccelli vivaci, con la loro tenera innocenza: rondinino, colombi, la cicala, cinciallegre, passeri e cardellini. Anche bambini. I racconti, nel loro scorrere, diventano più complessi perché essendo l'alter ego della scrittrice, manifestano i loro interrogativi. La tematica del tempo non abbandona lo scorrere del testo. I personaggi rincorrono il tempo. Il tempo è una sfida. Lo inseguono senza raggiungerlo. Ma il tempo è parte integrante della vita. Riaffiora l'isola che non c'è, cara ad Edda Conte perché è il rifugio della poesia e quindi del poeta. Si può, sia nel sogno che da desti, vagare con lo spirito e creare atmosfere colme di armonia.

Affiora nuovamente il vento, altra componente del sentire. E' imprendibile. In esso ci si immerge con le ali del silenzio. Può distruggerci come rallegrarci. Rimane però immutato il suo fascino. Nelle ultime pagine dei racconti una storia conclusiva della prima parte del testo. Il personaggio si chiama Uno. Tipico di Edda dare nomi che sono entità astratte fornite di sentimenti. Uno cerca risposte. E' uno spirito libero; vive nel disagio, ma non è questo importante. C'è ansia di fede e difficoltà nell'individuarla. Dio c'è, ma dove trovarlo e, nel trovarlo attraverso il viaggio, raggiungere la felicità.

Una felicità che non risiede nei beni fisici ma nel cuore dell'uomo. Uno è consapevole della sua pochezza: è particella di un infinito che "vaga in balia del mistero dell'esistenza". Ricercare il Libro dove è scritto il viaggio dell'uomo e raggiungere la felicità. Dove è il libro? Uno ha percorso quasi tutta la sua vita. Nella precaria esistenza degli artisti del circo vede sorridere. E' questo, forse, il luogo dove vivere giornate serene. ma ritorna la domanda: dov'è il libro? E' la notte di Natale: risuonano i canti di Gloria. Il libro è credere nella nascita di Cristo. Puoi scorrerlo; è aperto all'ultima pagina.....E' bianca. Nel bianco, il Nulla e il Tutto. Ma, sta a noi, riempirlo. Possiamo scorgerne l'inizio, ma non la fine.

Seguono i Monologhi. Un cogitare profondo sulla vita e il suo declino simile all'autunno. Sempre il vento che disperde frammenti di ricordi. Gli errori commessi: accadimenti belli con i loro colori e anche quelli tristi. L'autrice cerca una via di fuga. Chi le sta accanto è logorato dal tempo. E', ma come se non fosse. Parole che non bastano più. La ricerca di Dio; suoni che pervengono dal silenzio.

Presente la parola divina anche se Dio non parla ma, dal suo silenzio, ci giungono risposte. L'aiuto può venire dalla lettura e la lettura si concretizza nel tempo. La poesia ci aiuta perchè ci induce a pensare e a ricevere risposte nelle pause e nel silenzio. Lunghe le giornate che scorrono in abissi vuoti. Con noi la natura, e i suoi colori. Come riempire il vuoto? Col pensiero e, nel pensiero, ricordare. Cosa? Chi? Tutto o anche niente. Ma basta ripensare a un pomeriggio d'amore. Così, anche un libro di poesie che stringiamo al seno. Ricercare la bellezza nella parola e poi attingere al sogno; ogni attimo, lunghissimo o breve, scorre nel Tempo. L'uomo non può separarsene, ma esiste ed è importante essere consapevoli di esistere e di poter scegliere. Scegliere dà consapevolezza di sé e possibilità di creare qualcosa che resti. L'uomo vive, ricerca, crea. Raggiunge uno status di quiete all'interno del suo essere. Nulla è certo; molto è solo vagheggiato. Compagna sempre a lui presente: la solitudine. Essere soli non vuol dire assenza di cose, eventi, persone: è una sensazione interiore simile a una veste che non può essere a noi congeniale ma che siamo costretti a indossare.

 

Firenze 22 novembre 2020

Anna Vincitorio

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