domenica 6 dicembre 2020

GIOVANNI BILOTTI: "QUATTRO LIBRI"

Mi sono arrivati oggi, 3.12.2020, quattro libri di Giovanni Bilotti. Una pluralità di intenti emotivo-culturale che vivacizza e contribuisce a dare valenza a questo scrittore che oltre ad amare la poesia, si fa detentore di mezzi culturali non di poco conto. Ma procediamo con ordine:

Giovanni Bilotti e Francesco D’Espiscopo: pellegrini di posti e di parole, dove, come riporta il prefatore nella chiusa: “… vita e letteratura tornano ad essere amiche e a percorrere  insieme nella dependance, la cambusa, a cui fa riferimento in una lettera, dove chi scrive ha dormito e sognato”.

 


Segue: Giovanni Bilotti. Versi d’amore, in cui, con la liricità che ha sempre distinto l’autore, si mette in evidenza un canzoniere che allarga le braccia alla vita; vale a dire che Bilotti prende spunto dall’esser-ci e da eros per parlare sì del sentimento dei sentimenti, ma anche  per accostarsi al fatto di esistere con tutte le sue sfumature. Il linguaggio è fluido scorrevole armonico, direi  che riporta a memoria il realismo lirico capassiano:

sogni, memorie, natura, luce, tempo… “Non piangere più, amore./Ieri/ sul mio cuore/ sono state/ le tue lacrime/ la pioggia più pesante/ che mai/ da un cielo/ sia caduta”. Lo stile  segmentato, sabiano, fatto di brevi palpiti,  accompagna i guizzi di un animo che vive e pulsa; l’autore ricorre anche a figure retoriche, come l’iperbole, per dare maggior rilevanza ascensionale al suo bisogno di elevarsi.


Segue ancora: Giovanni Bilotti. Gli pseudo poemi, che si snoda su un percorso narrativo-poetico di grande eleganza formale e di ampia stesura epica: La farfalla, Animali, Il cane che si morde la coda, per concludere con note biografiche.



Ma il vero capolavoro, che contribuisce senza dubbio ad arricchire la mia collezione, è il volume dal titolo: Atlante poetico. Un testo che dovrebbe apparire in tutte le biblioteche di scuola superiore o di facoltà umanistiche per la molteplicità dei contenuti e soprattutto per uno sguardo d’insieme sulla letteratura mondiale di cui Bilotti si dimostra esperto conoscitore. In esergo pericopi tratte da Niccolò Macchiavelli (Venuta la sera, mi ritorno a casa…), da Goethe (Io vedo sempre più che la poesia è un bene comun a tutta l’umanità…), e da Socrate (sono un cittadino,/ non di Atene o della Grecia/ ma del mondo.). Il libro parte da GRECI ANTICHI, per proseguire coi LATINI, e passare quindi ai diversi continenti: EUROPA: Belgio, Bosnia, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Cecoslovacchia, Cipro, Croazia, Irlanda, Italia, Lettonia, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Serbia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Ucraina, Ungheria. Prr passare al continente asiatico: Arabia, Cina, Corea, Giappone, India, Israele, Pakistan, Iran, Turchia, Twain, Vietnam, Yemen. A quello africano: Capoverde, Egitto, Marocco, Nigeria, Senegal, Somalia, Tunisia. E ancora al NORD AMERICA: Canada, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Porto Rico, Rep. Domenicana. STATI UNITI, SUD AMERICA, OCEANIA. Un vero monumento letterario, tramite cui, raffrontando le diverse tendenze poetiche, ci si può rendere conto, comparando le molteplici voci, del livello degli indirizzi espressivi mondiali. Un testo che già brilla sugli scaffali della mia biblioteca e che mi riprometto di prendere e di continuare a leggere in fasi successive; di impiegare, all’occasione, per i miei studi umanistici.

Nazario Pardini                

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