Prefazione
Ecco:
e nel cuor fanciullo nasce improvviso un senso
d'universo
e d'eterno, e un nuovo amore pio
della
vita. Ecco:e tutta, in quell'attimo immenso,
nel
suo piccolo petto sta la tua gloria, o Dio.
(Diego
Valeri, da Annunciazione)
È sin
troppo facile accostare la teoria pascoliana del “fanciullino” alla poesia di
Monica Taddia. L'autrice ci mostra una vasta panoramica della maniera in cui
lei si pone davanti alla natura cogliendone gli aspetti immaginifici come solo
un bambino riesce a fare. C'è spesso qualcosa di onirico nei suoi versi,
qualcosa riconducibile alla fiaba come nel Violino innamorato dove
questo strumento musicale si invaghisce perdutamente di una rosa. È in quel suo
dare un'anima agli oggetti che l'autrice rivela una religiosità laica - ossia
indipendente da qualsiasi confessione codificata - che mi ha fatto richiamare
in esergo i versi di Diego Valeri, versi che sembrano scritti espressamente per
lei.
Ma
sono le stelle quelle che maggiormente attraggono Monica, con i loro misteri,
la loro presunta eternità, il loro pulsare come creature terrene. Non per
niente l'autrice ha nutrito una lunga e affettuosa amicizia con Margherita Hack
da cui talvolta si faceva spiegare i fenomeni - spesso incomprensibili alla
maggioranza delle persone - della vita astrale: Tra strade luminose ed i
sentieri/ che odorano di sole ora mi addentro/ negli algidi versanti della
mappa/ stellare ancora ricchi di mistero.
Questa
apparente semplicità, che viaggia principalmente tra gli stilemi celesti –
sole, luna, stelle – non deve trarre in inganno perché talvolta, a conclusione
della lirica, c'è un accenno posto quasi con timidezza, con pudore, dello stile
di vita della scrittrice, di quel suo io che prepotentemente si estrinseca
anche al di fuori degli elementi del cosmo. Ciò dà una connotazione diversa
all'insieme, ci esprime la profondità di un pensiero vergato con parsimoniosa
leggerezza. È un rivelarsi senza enfasi ma senza possibilità di equivoco.
L'input
che porta Monica a scrivere parte dai singoli aspetti del quotidiano - in un
estremo minimalismo figurativo - per confluire poi in un substrato strettamente
introspettivo, fertile humus questo per nutrire l'anima. Anche il sogno spesso
non è fine a se stesso ma assurge a simbolo di quella libertà che è
principalmente l'essenza, la costante di ogni azione della poetessa: Libero
è il mio spirito/ libero come il vento oppure Vorrei essere fiore, fiore
libero/ nel vento, nella pioggia, nel sole...Ecco il vento altro
stilema che appare sovente negli scritti di Monica, un elemento che sfugge a
qualsiasi volere umano, in quanto - ed è questo il messaggio che l'autrice
vuole trasmetterci con i suoi scritti - il pensiero, il nostro pensiero è la
sola cosa che nessuno ci potrà mai costringere, con la forza, a mutare.
E allora seguiamo questa nostra autrice nel suo percorso di liriche spesso brevi, direi talvolta epigrammatiche, dalla prosodia gradevole e varia che ci introducono, quasi in punta di piedi, al suo mondo interiore.
Carla Baroni
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaCaro Nazario, grazie di avermi accolta ancora una volta su Leucade. La cosa mi fa immensamente piacere per vari motivi. Primo: essere sull'isola è sempre molto gratificante. Secondo: volevo dare visibilità a un libriccino semplice, genuino, direi quasi natalizio - patrocinato anche dall'Associazione Dante Alighieri, comitato di Ferrara - che non avrà mai l'onore di una presentazione ufficiale per la troppa timidezza della sua autrice la quale non si sente di affrontare pubblicamente degli sconosciuti. Infine l'illustrazione della silloge è opera di Gabriele Turola, poliedrico artista scomparso recentemente - la cui cifra pittorica è riconoscibilissima nei personaggi surreali che popolano i suoi dipinti - e che mi è grato ricordare. Ogni libro ha una sua storia segreta, un iter sentimentale che raramente affiora dalle sue pagine ma che a volte è più coinvolgente della sua stessa scrittura, Ancora grazie, mio carissimo amico.
Carla Baroni
Un'apprezzabile recensione, questa di Carla Baroni. Non conoscendo la poesia di Monica Taddia se non per i pochi versi citati ( che sembrano sapidi ed essenziali nella loro nudità ), mi limito a rimarcare come l'amica Carla sia stata abile a comunicare al lettore, in modo lineare e sobrio, ma netto e preciso, il contenuto del libro, i pregi della scrittura e il messaggio della poetessa; che poi è ciò che una prefazione deve dire e dare.
RispondiEliminaGrazie, Pasquale, mio insostituibile amico, hai ragione: è sempre difficilissimo penetrare in un libro di poesia attraverso le poche righe di una prefazione. Sono i versi che contano e che - come affermo spesso - vanno interpretati attraverso la propria individuale sensibilità. Ma fare apparire su questo blog queste poche mie note voleva essere anche un incoraggiamento all'autrice a continuare a scrivere perché, indipendentemente dal favore che incontreranno i suoi versi, il comporli dà sempre una grande soddisfazione.
RispondiEliminaA te, ancora, un sincero grazie.
Carla Baroni
Ringrazio Carla Baroni per la bellissima prefazione per il mio libro. Monica Taddia
RispondiEliminaCara Monica, non dovevi ringraziare me ma il professor Pardini che ti ha accolto nella sua bellissima isola. E' terra circondata da acque a volte burrascose ma è porto sicuro per tutti perché il padrone di casa è persona affabile e generosa che non respinge nessuno in quanto afferma "che in ognuno c'è qualcosa di buono". Impara a frequentare questa Leucade, ricca di voci e di fermenti. Te ne troverai bene. A te, infine, grazie.
RispondiEliminaCarla Baroni
I migliori auguri per un sereno 2021 con un vivo ringraziamento al professor Nazario Pardini per avermi accolta nella sua bellissima bacheca.
RispondiEliminaMonica Taddia