lunedì 1 novembre 2021

ANGELA AMBROSINI: " A PROPOSITO DEI DIPINTI DI SAURO PARDINI"


 A proposito dei dipinti di Sauro Pardini

Alla volta di Leucade












Angela Ambrosini,
collaboratrice di Lèucade







La mia riflessione sui suggestivi dipinti di Sauro Pardini vuole prendere spunto da quanto additato da Maria Luisa Daniele Toffanin in quel “quasi … non verismo” ravvisabile nella pastosità cromatica della pennellata, nella macchia scontornata caratteristica di questo movimento artistico notoriamente antiaccademico e antiretorico. Non a caso lo stesso Giovanni Fattori ebbe a definire la modalità percettiva dei macchiaioli una “impressione dal vero” non certo quindi scaturita da un suo specchio fedele. È quel termine, “impressione”, che ci schiude una visione del reale non così verista e oggettiva come la prima critica d’arte aveva definito questa, ai tempi rivoluzionaria, corrente pittorica.

È puro intimismo infatti la nota saliente degli evocativi quadri di Pardini, anche quelli imperniati sul tema del lavoro campestre (così grato a questo gruppo artistico) nei quali sia i personaggi che gli animali si sciolgono come grumi di creta nella fitta trama di paesaggio e case in una sorta di bidimensionalità che avvolge le sue tele come un’aura soffusa, accresciuta da una concomitante insistita bicromia rasserenante, tra i toni dell’argilla e del muschio, quello “specchio annerito” sagacemente intuito da Maria Rizzi e che sembra costituire in effetti la lente d’osservazione del pittore fino a sospingerci nel mondo che è dentro di sé, non tanto “fuori” dal sé.

Uguale attitudine trapela dalla bambina del terzo quadro che, a mo’ di sirenetta nostrana, si perde nella veduta del litorale presumibilmente toscano o ligure. Sappiamo che lo sguardo è più importante della vista e ciò che colpisce immediatamente è proprio lo sguardo interiore di questa giovinetta, l’impressione, appunto, che il paesaggio suscita in lei e che a sua volta il pittore è stato felicemente in grado di restituire all’osservatore mediante quel suo realismo giustamente definito “ontologico” dal fratello Nazario, un realismo pertanto non empiricamente e freddamente fenomenico. Del resto, in arte ciò che conta è la percezione del fenomeno, non il fenomeno stesso.

Di particolare richiamo risulta lo schema quasi chiastico dell’opera, non sappiamo se voluto o meno, più semplicemente forse scaturito da reali condizioni chiaroscurali del paesaggio in quel preciso momento, all’insegna di un hic et nunc di impressionistica memoria. Mi riferisco alla sensazione ottica da me percepita al primo impatto con questo avvincente quadro e cioè una disposizione incrociata degli elementi cromatici chiari e scuri che si diramano nettamente dalla volta celeste per poi distribuirsi in modo alterno nelle vesti della bambina e nella sezione inferiore del mare e degli scogli.

Un guizzo di intrepidi cromatismi contrastanti dal sapore quasi fauve, in questo caso una tricromia di rossi, azzurri e bianchi avorio, campeggia nelle geometrie ardite del quadro raffigurante uno scorcio del borgo nativo, Lari, presente nella copertina del libro di poesie Cronaca di un soggiorno, di Nazario Pardini, e il cui titolo lascia presagire ricordi di giovinezza condivisi con l’amato fratello in un binomio inscindibile di arte figurativa e poetica, di codice cioè asemantico e semantico nell’ interpretazione della vita e della realtà, in tutti i casi oltre la soglia delle apparenze. Non possiamo al riguardo non fare nostra la celebre affermazione di Paul Klee: l’arte – aggiungeremmo noi, qualunque forma d’arte – non riproduce il visibile, ma rende visibile ciò che non lo è.

1 commento:

  1. RICEVO E PUBBLICO

    SAURO PARDINI: un pittore dello Spirito

    Sauro Pardini e il mentore pittorico dei piccoli gesti, delle consuetudini primarie, archetipi della verità intuita per origine di essere persona al di là di schemi preordinati e accademici.
    Non ritengo appartenga in parte al movimento dei "macchiaioli" toscani, ma piuttosto all'impressionismo realistico (come Courbet nei suoi "spaccapietre") di cui interpreta, in esclusiva, l'umanizzazione totalizzata di persone, animali e cose: borghi, soggiorni, viuzze, la Maremma "vivono" insieme all'artista inseparabili nella sua concezione di matrice unitaria ed universale.
    Non esiste il prevalere della "ragione" che separa e confonde, ma nelle sue opere si respira la coesistenza di spirito e materia, integrati magnificamente nel circuito dell'Essere assoluto da un realismo etico di rara valenza espressiva.
    E allora il tutto rientra nel micro, nel piccolo esistente di una stagione, un giorno, un'ora: questa l'originalità spirituale di Sauro Pardini, tanto riservata quanto eccelsa nella sua interiorità più intensa amplificata dall'"umanizzazione dipinta" (cioè espressa in colori e forme viventi che si armonizzano in "dettagli" importanti, risorse nascoste dell'artista).
    Dall' umanizzazione alla spiritualizzazione di cose e momenti, scenari e ambienti, il passo è breve: il divaricarsi si ricompone nell'essente dell'Essere/guida ad ogni espressione grafica (dipinta, disegnata) in una percezione purificata dalla chiarezza dell'ingegno, dalla serietà di una vita, dalla nobiltà etica di un progetto esistenziale.
    Questo è Sauro Pardini oltre ogni conferma o ricerca di sé; ritrovarsi e riconoscersi in un attimo creativo, in una scintilla di quell'eterno presente che la riflessione sul tempo ci ha negato condannandoci alla rincorsa, alla paura, alla disperazione dell'impotenza.
    Stati d'animo negativi assenti in un artista autonomo e libero di essere nelle cose, negli esseri viventi, nella realtà rinnovata da un gesto che definire arte è poco.
    E Sauro più di artista è "artefice" di uno status esistenziale sommerso nella sua individualità serena e sommessa dove il tutto si esprime vivendo di emozioni e sensibilità antiche, primordiali, uniche.
    E allora i "colori" si ravvivano nella purezza del sé, gli scenari agresti ritrovano la gioia della faticosa crescita spiritualizzata in esseri umani, buoi, carri da lavoro; e allora i partecipi nella scia dell'artifex Sauro, si trascendono nello spirito dell'attimo che non può esaurirsi solo in un segmento creativo.
    L'etica allora emerge e travolge ogni riflessione sviante: l'in sé dell'artista non è segmento, ma la totalità vitale espressa in un mosaico scenografico articolato da un dinamismo "coperto" e riflesso nella tematica psicologica di un uomo che partecipa al flusso eterno dell'Essere e ne celebra la presenza multipla senza chiedere, né pretendere, ma accettando umilmente la "verità" non rivelata dei primi tempi.
    Esiste anche un "simbolismo cromatico" in Sauro che non intende identificarsi in stili e movimenti sperimentali, ma si propone come "mistero" del dipingere suscitando emozionalità spirituali profonde che coinvolgono tavole, tele, colori, pennelli, tavolozze, cavalletti... essi stessi testimonianza di composizione/unificata e unificante nella complessità del Tutto.
    Marco dei Ferrari

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