sabato 13 novembre 2021

ANNA VINCITORIO LEGGE: GIANNICOLA CECCAROSSI: "ED E' UN MIRACOLO IL VOLO DEGLI UCCELLI"

Anna Vincitorio,
collaboratrrice di Lèucade

GIANNICOLA CECCAROSSI

Ed è un miracolo

il volo degli uccelli

Poesia

 

 

Atmosfera leggermente rarefatta. Si avverte lo sfiorare leggero di una nebbia che sfuma. Già l’esergo di Pessoa ci introduce in un cammino tra il sogno e il mistero. È poesia che scorre nell’oblio di “ore dimenticate”. Il titolo è tratto da una poesia dell’autore. Il desiderio di librarsi lontano da illusioni dove il cammino “è un deserto/ ben oltre gli orizzonti”. Cerca l’autore di far chiarezza in sé e, a lui, giungono voci. Quelle dell’inconscio. Figure, forse un tempo realtà. È in attesa. Signore, il tempo, deciderà la conclusione della vita. Il tempo per il poeta è quella essenzialità in cui lui vive; arbitro di attimi e dello scorrere inarrestabile del nostro esistere. Il poeta teme la notte che porta insonnia; che “essuda semi e storia”. Un brivido nel volto: “Solo il mormorio dei platani/ mi riconduce alla realtà/ Ed è un miracolo il volo degli uccelli”.

       Ci immergiamo in una lettura che assorbe il nostro spirito spingendolo a proseguire. Alle paure fantasticate della notte si sovrappongono immagini di natura solare. Il cicalio dell’asolo, quella leggera luccicanza ventosa. Si può ancora immaginare una terra da consacrare/ e la mente s’invola”. Il poeta associa il suo pensare al volo degli uccelli, forse per sfuggire a una realtà che lo soffoca e per ritrovare l’eden perduto. Le visioni lo aiutano a vivere e in lui invocazione: “Non fatemi spegnere al buio!/ che sia la luce a togliermi il respiro”.

       Signore, il tempo, più volte e in più modi richiamato. È lui che decide della nostra vita; è lui custode delle memorie. Intorno, il lieve “fruscio di ramaglie” e l’interrogativo di come sarà il domani. Vorrebbe il poeta allontanarsi dalle macerie dei fallimenti del passato.

       Spesso incomprensioni distruggono i rapporti affettivi. Però in Giannicola aleggia sempre la speranza di un ritorno al canto.

       E, se la penombra divide, sarà la voce del poeta “priva di vento/ a custodire spanne di nubi/ quando le parole/ si tramutano in fole”. Sfuggire alle tenebre e cercare rifugio nelle risate infantili.

       Forse l’innocenza potrà salvarci? Nell’autore, incessante ricerca: “la natura e i suoi odori/ l’aurora che accoglie stormi… E a ogni risveglio/ è un sussurro d’amore”. Ricerca poetica di un’armonia di luci e la presenza di una natura amica. Forse, ritorno all’infanzia. Le stagioni si alternano come il cangiare del nostro spirito al susseguirsi di eventi e nel ricordare il tempo trascorso. Volontà di allontanare amarezze: “Ci assale un desiderio di quiete/ ci destiamo e non vediamo i soliti volti/ Oramai appannati”.

       Poesia di un uomo che, nel suo autunno sente “i fremiti della primavera/ la smania degli uccelli al primo volo/ il tremore delle parole al risveglio/ la voglia di correre all’impazzata…”.

       Grazie per le tue parole Giannicola! Anche se i dubbi ti assalgono, aspiri e cerchi un varco di luce accendendo anche in noi la speranza.

 

 

                                                      Anna Vincitorio

                                                      Firenze, 26 ottobre 2021

1 commento:

  1. Queste vivide impressioni, espresse quasi in forma di flusso di coscienza, sono illuminanti e comunicano al lettore la sussurrata essenza della poesia di Giannicola Ceccarossi.

    RispondiElimina