Recensione (molto personale) di
Adriana Pedicini
L’uomo del sorriso
Di Patrizia Poli
Marchetti editore
L’UOMO DEL SORRISO, un libro che
testimonia l’impegno letterario di Patrizia Poli, impegno vissuto come ricerca,
studio e riflessione su una materia di non facile approccio, nonché il rigore
stilistico, la sobrietà, l’interiore soffusa lacerazione nel timore di
raccontare male o dire troppo su un personaggio su cui la tradizione ci ha regalato
numerose testimonianze, alcune condivisibili e di fonte sicura, altre dubbie e
difficili da accettare; in realtà un tentativo forse inconsapevole di narrare a
se stessa una verità essenziale circa lo speciale protagonista attraverso le
sfaccettature di tutti i personaggi che ruotano intorno alla sua figura fino all’epilogo
doloroso della morte.
La personalità di Maria di
Magdala appare fin dalle prime pagine complessa e
assetata di conoscenza così come a tratti disperata e
sola fino al punto di abituarsi a parlare da sola fin da
quando sua madre era morta. Non era contenta della sua esistenza e
nel degradarsi si disprezzava e non comprendeva il senso della vita e di tutte
le cose, tuttavia, pur non avendone nessuna, cercava una via d’uscita.
Forse per questo era tanto
attirata dalla comunità degli Esseni, sicura che possedessero
la conoscenza, mentre il tormento della ricerca di senso la angustiava fino
a crearle un vuoto interiore difficile da identificare. Apprese, spiando
gli incontri del gruppo di adepti, la necessità di una
vita pura e rigorosa e l'obbedienza alle leggi; si insinuava in
lei il pensiero che Dio fosse un’unica identità e tutto ciò che
esiste nell'universo trova compimento in uno solo. Il colloquio con
Giovanni il Battista mette in crisi certezze che in entrambi non sono più
tali soprattutto per la presenza dell’ Emmanuele, figlio di Maria di
Nazareth, nato ai tempi della stella, vicino a Dio come nessuno.
Proprio per questo
Giovanni si era ritirato in crisi profonda nel deserto, ormai ostile
a tutti e sempre più conquistato dalle parole di lui. Ritornato nella
comunità si era dato a battezzare preannunciando l’arrivo del Messia e la
venuta del Regno di Dio. Maria di Magdala, privata del sostegno
dell’amato Giovanni, sente sempre più che non può fare a meno di seguire,
insieme a tutti gli altri, il figlio del falegname che tutti
chiamavano Yeshua ed era cugino di Giovanni. Ne rimase
folgorata pur non comprendendo il motivo della sua grandezza e della
grande capacità di catalizzare le folle. Ne ricevette in cambio un
sorriso che fu dolce e ironico insieme ma il ragionamento la portava
a negare qualunque particolare dignità a Yeshua .
Proprio come era avvenuto a
Giovanni nel deserto, quando, nell’asserire l'esistenza di Dio, si era
chiesto come avesse dato vita a tutte le cose e se amasse proprio tutto
quello che aveva creato e poi ancora le stesse domande che ogni uomo mortale si
fa, domande che si materializzarono giusto il tempo prima di morire
per soddisfare il capriccio di Salomè, ma in tempo per esortare a seguire
il Messia: chi fosse poi il Messia tanto misterioso non capiva,
capiva invece l'immensa forza generatrice che chiamava vita.
Maria si doveva
confrontare ora con la morte, quella che diveniva realtà
concreta nella minaccia operata nei confronti di Giovanni il
Battista. La disperazione l’assaliva e l’inquietudine la
tormentava come avveniva peraltro in Maria Madre di Yeshua e come in Yeshua stesso, nell’una perché
le pesava il distacco di un figlio sempre lontano a predicare e perché presagiva il
dolore imminente e il pesante destino dell’uomo, nell'altro perché
ogni cosa, ogni gesto e ogni parola che uscisse dalle sue labbra fosse
espressione, in lui umano e prescelto, fragile e carismatico insieme, della
volontà di Dio che aveva posto la sua mano sul suo capo. Anch’egli
era rimasto a tratti incuriosito da Maria di Magdala sin dalle
prime apparizioni e in lei ravvisava il piacere e la
profonda umanità del peccato quale inclinazione naturale della imperfezione
umana tranne che per lui, e lo sapeva bene, essendo stato prescelto, che avrebbe
dovuto vincere il dissidio interiore e abbandonare tutto quello che amava e
tutto quello che arricchisce la vita di un essere umano per conformarsi a
una Volontà superiore.
Tale consapevolezza finì col trascinare
nella solitudine lui e i compagni che lo seguirono, soprattutto
Kefa, anch’egli prescelto tra i discepoli, dal cuore gonfio di
inquietudine, spinto dalla ricerca di senso della vita, e si acquietava solo all'ascolto della
parola del Maestro che parlava di pace, amore, fratellanza,
perdono. Una conquista ancora lontana se bastò intravedere
tra la folla Maria di Magdala per insultarla nel
tentativo di cacciarla via. La pronta reazione e lo
sguardo infuocato di Yeshua salvarono la donna dalle offese e dal
tentativo di lapidazione e con un leggero sorriso sulle
labbra la protesse e insegnò a tutti che tutto ciò che
proviene dal cuore è gradito a Dio e che nessuno ha il
diritto di giudicare un altro per le colpe o per i
peccati commessi.
Non avveniva però che gli
insegnamenti del maestro trovassero facilmente eco nel cuore di Maria
di Magdala che aveva ormai intrapreso a seguirlo per
ascoltarne le parole che risultavano tuttavia quanto
mai ostili all’animo rabbioso. Eppure la voce dell’Uomo la rasserenava, era come
un balsamo per l'animo esacerbato al punto che la donna ebbe il
coraggio di intrufolarsi tra gli interrogativi che minavano la serenità anche
del Maestro e osò chiedergli se esistesse Dio. Non ebbe invero una
risposta certa, definitiva, ma si convinse che tutto ciò che è vita
energia e amore proviene da Dio e consiste in Lui. E inoltre “Dio è ovunque, è nell’infinito”.
Ma anche dentro ogni essere umano, benché peccatore, perché non vi è nessun
limite al recupero della dignità, purché si
diventi docili alla voce dell’amore.
Maria non capiva come
potesse lei così peccatrice essere ritenuta degna di affiancare
il Maestro nelle sue opere di misericordia, suscitando peraltro la gelosia
dei discepoli. Se ne sentiva attratta e allo stesso tempo lo considerava troppo
distante da sé, dalla sua umanità perduta eppure lo
accompagnava dovunque ci fosse bisogno di opere di
misericordia . Poco a poco uno stuolo di seguaci prese
a seguire Yeshua e tra essi Maria e chiunque lo seguiva se ne
innamorava purtroppo non comprendendo in pieno il messaggio spesso
stridente rispetto alla vita quotidiana. Ognuno conservava il suo
carattere, chi scontroso e dubbioso, chi duro,chi ossequioso, chi
incredulo, chi infine con animo turbato fino a non essere capace di
guardarlo serenamente negli occhi, ma sempre tutti con piena
ammirazione e turbamento insieme.
Turbamento che coglieva lo
stesso Yeshua che a volte sentiva cedere la sua umanità sotto
il peso di una volontà altra dalla sua. Presagiva anche il suo destino di
morte in un contesto di confusione civile e politica e
ogni giorno sperimentava la difficoltà dell'incontro con l'altro, con
chi non accettava i suoi insegnamenti ma
egli continuava a parlare e ad aiutare la gente
semplice bisognosa di aiuto, i deboli, gli storpi, i bambini. Capiva
che questo era il suo compito, i suoi discepoli non lo capivano
fino in fondo ma per diffondere questo messaggio avevano lasciato casa e
famiglia e spesso si erano ritrovati in una dimensione di forte
solitudine di sofferenza e di dubbio. Tentavano di
rincuorare loro le parole del Maestro a volte oscure, a volte
enigmatiche, a volte piene di speranza quando parlava di amore
di Dio, di fratellanza, di uguaglianza ma soprattutto d’
amore.
” Ama il tuo
prossimo come ami te stesso” era una verità capace di
distruggere il vissuto di ognuno: amore fatto anche di grande
rinuncia e grandi sofferenze come quello di Maria di
Nazareth che si vedeva ogni giorno portar via l’amato figlio.
“Questo il destino dei
profeti”. Nelle sue parole un misto di terrore e speranza ma
soprattutto di dolore e di solitudine che lo avrebbero afflitto
l'ultima ora come ogni essere umano ma non prima di istruire
su tutti i doni che sono stati disseminati nella vita e per la
vita da Dio Creatore .
“Il male va accettato e la morte è
un atto di generosità”, nonostante ogni volta che incontrava la morte in
un essere umano chiedeva Dio Padre il perché.
Più pressante la
solitudine e il senso di impotenza, più pressante si
faceva il compimento doloroso della sua vita mentre sperimentava l’abbandono
anche da parte di chi gli voleva bene.
Ma “Padre nostro che sei nei
Cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatto il volere
tuo” e per questo volere con il cuore triste fino alla morte Yeshua affrontò tutte
i pericoli e le cattiverie degli uomini e del potere ma ogni
volta “sia fatta la tua volontà Padre mio” desiderando, per
contrasto, come qualunque mortale, la vita ed anche la compagnia di
una donna e sapeva che Maria di Magdala non lo avrebbe
abbandonato mentre qualcun altro sarebbe arrivato perfino a
rinnegarne la conoscenza.
Nessuno ebbe il
coraggio di salvarlo, neppure Pilato. Intanto l'amarezza di non
capire, di non riuscire ad accettare ciò che stava per
succedere sempre più lo attanagliava ma sempre “Sia fatta la tua volontà,
non la mia”.
Le sequenze delle torture, dei
patimenti e della crocifissione si susseguono come una
serie di quadri caravaggeschi per
la crudezza delle descrizioni e il grande pathos che riescono ad
esprimere.
Le ultime scene del romanzo vedono
ancora una volta protagonista Maria di Magdala, sostegno per la
madre del Nazareno al momento della morte e pietosa e addolorata
testimone del rito di morte. Colpisce l'espediente del
seppellimento; ancora una volta si evidenzia lo spessore
umano della protagonista e il riscatto della sua dignità. E
il non far cenno ad alcuno della
sua pietà permise che si diffondesse la convinzione che il
Messia fosse risorto, gettando così le basi del Cristianesimo, ma non
per lei che continuava a desiderarne la presenza fisica, un
abbraccio affettuoso, un sorriso consolatorio.
Nell'animo ridotto ad un
deserto sterile, sopraffatta dal sonno, lo rivide splendido come
non lo aveva mai visto, senti la sua voce chiamarla
premurosamente, sentì la morsa dell'abbraccio e con il solito
sorriso capace di contenere il mondo rassicurarla della sua presenza. Occorrerebbe tracciare
il profilo di altri personaggi come Giuda o gli apostoli, Pilato o la
folla, ma vale molto di più farne una lettura personale perché
infinite sono le suggestioni, infiniti i dubbi, infinita la ricerca
della verità.
In conclusione posso
affermare che che in tutto la narrazione circola un grande afflato d’amore che
finisce col prevalere sul male e sul dolore, in una prospettiva forse trascendentale,
che è anche espressione della volontà dell'Autrice di rendere più
vicino alla sensibilità umana una figura enigmatica come quella di
Jeshu.
Adriana Pedicini
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