Claudio Fiorentini collaboratore di Lèucade |
Paradosso della paura, da Nostalgia
della morte, di XAVIER VILLAURRUTIA
México 1953.
trad. Claudio Fiorentini
Paradosso della paura
Come pensare, anche un solo istante,
Che l’uomo mortale vive!
L’uomo muore di paura
di paura mortale della morte.
Che l’uomo mortale vive!
L’uomo muore di paura
di paura mortale della morte.
La paura lo accompagna come l’ombra al
corpo
lo assale nelle tenebre,
si rivela nel suo sogno,
prende, a volte, la forma del coraggio.
lo assale nelle tenebre,
si rivela nel suo sogno,
prende, a volte, la forma del coraggio.
E ciò nonostante, esiste una paura,
paura più grande,
più grande anche della paura della morte,
una paura ancora più paura:
la paura della pazzia,
la paura indescrivibile
che dura l’eternità dello spasmo
e che produce lo stesso doloroso piacere;
la paura di smettere di essere se stessi
ora per sempre,
affogando in un mondo
in cui parole e atti
non abbiano il senso che siamo soliti dargli;
in un mondo in cui nessuno,
neanche noi stessi,
possiamo riconoscerci
“Questo sono io?”
“Questo non sono io!”
più grande anche della paura della morte,
una paura ancora più paura:
la paura della pazzia,
la paura indescrivibile
che dura l’eternità dello spasmo
e che produce lo stesso doloroso piacere;
la paura di smettere di essere se stessi
ora per sempre,
affogando in un mondo
in cui parole e atti
non abbiano il senso che siamo soliti dargli;
in un mondo in cui nessuno,
neanche noi stessi,
possiamo riconoscerci
“Questo sono io?”
“Questo non sono io!”
O la paura di riuscire ad essere se
stessi
così direttamente e profondamente
che né gli anni, né il deterioramento né la lebbra,
nulla e nessuno
ci distolga un istante
dalla nostra perfetta attenzione a noi stessi,
facendoci sentire la nostra crescente,
Irreversibile paralisi.
così direttamente e profondamente
che né gli anni, né il deterioramento né la lebbra,
nulla e nessuno
ci distolga un istante
dalla nostra perfetta attenzione a noi stessi,
facendoci sentire la nostra crescente,
Irreversibile paralisi.
Quante volte ci siamo sorpresi
esclamando
dal più recondito pozzo del nostro essere
e dalla bocca le nostre strane ferite:
“Ma se non sono pazzo!”
“Per caso credi che io sia morto!”
dal più recondito pozzo del nostro essere
e dalla bocca le nostre strane ferite:
“Ma se non sono pazzo!”
“Per caso credi che io sia morto!”
E nonostante questa paura,
questa paura mortale della morte,
l’abbiamo sentita tutti,
una volta e un’altra volta,
attraente come il vuoto,
come il pericolo, come lo sfioramento che dritto allo spasmo,
allo spasmo che è solo la morte
che la bestia e l’uomo conoscono e inseguono.
questa paura mortale della morte,
l’abbiamo sentita tutti,
una volta e un’altra volta,
attraente come il vuoto,
come il pericolo, come lo sfioramento che dritto allo spasmo,
allo spasmo che è solo la morte
che la bestia e l’uomo conoscono e inseguono.
Che vita sarebbe quella di un uomo
che non abbia sentito, almeno per una volta
la sensazione precisa della morte.
E poi il suo ricordo,
e la sua nostalgia?
che non abbia sentito, almeno per una volta
la sensazione precisa della morte.
E poi il suo ricordo,
e la sua nostalgia?
Se la sostanza durevole dell’uomo
non è altro che la paura;
e se la vita è una ineluttabile
mortale paura della morte
posto che non può più aver paura,
posto che non può più morire,
solo un morto, profondamente e coraggiosamente,
può disporsi a vivere.
non è altro che la paura;
e se la vita è una ineluttabile
mortale paura della morte
posto che non può più aver paura,
posto che non può più morire,
solo un morto, profondamente e coraggiosamente,
può disporsi a vivere.
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