Carmen
Moscariello: Destini sincronici. Amelia
Rosselli e Rocco Scotellaro. Guida Editori. Napoli. Pgg. 144. € 12,00
Oggi, 14 dicembre, mi è giunto il testo di Carmen Moscariello dal titolo Destini sincronici. Amelia Rosselli e Rocco
Scotellaro. Un libro ben fatto, editato con cura e passione; con rispetto
verso questa antica arte che ha fatto dell’Italia uno dei paesi eminenti nel “mestiere
degli amanuensi e degli incunaboli”.
“Il
destino muove i suoi passi incerti, o sicuri. Nell’universo della storia
confluisce la sorte di ogni uomo, e la vita che è eterno dinamismo modifica gli
assetti precostituiti, seppur atavici, li affida a un artefice che li tempra
anche nel furore delle guerre e delle lotte ideologiche”.
Questo
l’incipit del volume, con cui l’Autrice dimostra con quale passione si accinga
a scrivere di eventi e personaggi rimasti a covare nel suo animo fin da antiche
primavere; fin dai tempi di incontri umani e culturali che tramutatisi in
energia evocativa si fanno simbiotica fusione fra ars inveniendi e cifra stilistica.
Una vera pagina di storia, di umanità, e di sacrificio; e fa bene all’anima e
all’etica leggere certi racconti, certe vicende, certe affinità che la memoria,
se Dio vuole, mantiene vivi e sacri affidandoli a scrittori del calibro della
Nostra. Partire proprio da questa citazione testuale significa misurarci fin da
subito con l’agilità e la fluidità della potenza narrativa della Moscariello.
Una storia, tante storie avvincenti e convincenti; descritte e analizzate; ma
soprattutto, sentitamente narrate tramite la spinta di un materiale che, chiuso
in un’anima zeppa di pathos, tende a farsi duraturo: la Lucania di Rocco Scotellaro,
i calanchi, la portata umana e civile dei suoi intellettuali, quella di Leonardo
Sinisgalli,…, lo spessore etico-politico dei fratelli Rosselli, ma soprattutto
l’intreccio dei due personaggi principali carichi di immenso credo sociale: Amelia
Rosselli, figlia di Carlo e nipote di Nello, e Rocco Scotellaro, simbolo del
sud più interno. E qui si affaccia la figura dell’Autrice che a Formia rinvigorisce
la memoria dei fratelli Rosselli, di Gramsci e di Levi. I ricordi della Moscariello
si fanno poesia; passione, intimità che, lievitate in anni di vita, cercano strade
nuove, folte di volti, e fatti, per farsi concretezza narratologica; sfogo
lirico: E cosa è la poesia se non che memoriale accompagnato da stati d’animo
di fulgida bellezza; dalla coscienza del tempo che fugge, ma non invano, quando
lascia scorie d’oro come in questo racconto. Storia? Narrativa? Poesia?
Saggistica? Direi tutto assieme in un mélange affidato ad una penna di energica
e dolce vis creativa; ad una penna che inzuppa il pennino in un calamaio di
vita e di amore per tradursi, senza retorica né scadimenti di becero
sentimentalismo, in coscienza storica. Tutto è condotto con arguzia e capacità
intellettiva; con un ritmo incalzante che ti prende e ti spinge a iniziare il
capitolo successivo. Si susseguono incroci affettivi di forte rilevanza
evocatrice: la morte di Carlo Rosselli, quella di Pasolini, fino ad Adriano Olivetti,
al suo operato per la tomba del sindaco Tricarico, e all’amore per la Lucania,
forte, robusta, colorita, pullulante di intellettuali impegnati. Carmen non
tralascia certamente di prendere in esame la poesia di Amelia Rosselli e quella
di Rocco; e lo fa con una analisi critica e storiografica di urgente resa estetica
ed umana, dimostrando il suo amore per questa nobile arte che ha fatto spesso propria,
come dimostrano le poesie loro dedicate nel testo, per esprimere il suo
complesso mondo esistenziale. E mi piace terminare questo scritto con la
convincente conclusione del prefatore “… Ma è anche una ricostruzione
abbastanza fedele e ampia della vita intellettuale e civile di un’antica e nobile
Città, Formia,in un momento di crescita in tutti i campi della giovane
Repubblica Italiana….”
Nazario Pardini
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