giovedì 3 dicembre 2015

NINNJ DI STEFANO BUSA': "IL MALE, COME E PERCHE'"


Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade


IL MALE, COME E PERCHE'- Indagine storica
di Ninnj Di Stefano Busà

Sin dai primordi della vita, l'uomo (creato da Dio, a Sua immagine e somiglianza) si è fatto male da solo, ha impersonato il male, ha contribuito a diffonderlo, in maniera perversa, in contraddizione proprio a quelle regole fondamentali che i Dieci Comandamenti esplicitano chiaramente. 
In deroga ad ogni principio di moralità ed etica, ad ogni regola esistenziale serena e senza ombre, egli (uomo) ha creato le sue zone d'ombra, i suoi profondi abissi e vi si è calato.
Il male, dunque, per molti secoli, (ma ancor prima tra i cavernicoli delle ere preistoriche), è stato il suo demone, il suo territorio di attrazione, il suo empireo, ma anche la sua autodemolizione e il suo autolesionismo più aberranti. 
L'Ego profondo dell'uomo si è crogiolato nel Male, lo ha nutrito, alimentato col fuoco dell'intemperanza, dell'oppressione; ne riportiamo quotidianamente gli echi, ne subiamo le angherie, i soprusi, le contraddizioni, i conflitti, le guerre fratricide, il potere vessatorio e infamante delle dittature sanguinarie, ne verifichiamo i processi storici, le nemesi, le intrusioni vigliacche della specie umana, ne puliamo il sangue dalle strade lastricate di martiri dei vari regimi. 
Ormai quasi abituati, quasi vaccinati al Male, che è divenuto una nostra appendice, l'appendice dell'uomo malvagio che non demorde dall'arrecarsi maleficio da solo e dal farne ai suoi simili. 
Ci domandiamo spesso perché quest'uomo tanto avvelenato dall'odio e dal malessere non riesca a redimersi, a superare quel muro di malessere, di sopraffazione, di egoismo, che lo porta a superare se stesso in fatto di millanterie, di acredine, di miscredenza, di disfattismo, d'insubordinazione, di oltraggio. Perché? Perché tanto odio nel mondo, tanto male nel genere umano? E ci chiediamo anche, se per caso, questo stesso male non sia voluto da Dio, (idea blasfema), ma che si addice ad essere scrutata, valutata, indagata, proprio in virtù di una concezione cristiana di catarsi, di purificazione e di resurrezione. Ma non ci è dato capire, discernere, dare risposte adeguate a questo mistero/misfatto, quale sia la ragione che trascenda un tale comportamento reiterato e insubordinato da parte dell'uomo nei confronti del Bene, della Luce, del <buono> che, malgrado tutto, albergano in lui, sotto sotto, magari allo stato latente. Anche nei più efferati uomini-lupi vi è un fondo di bontà (dicono); ma ai tempi che corrono, questa bontà assolutamente latitante e spesso indivisibile dal cattivo funzionamento dell'intelligenza, dà la sensazione che sia una condizione "pelosa", ovvero sia apparente e spesso lontana dalla vera, autentica grazia del Bene, dalla Bellezza pura e senza infingimenti della grandezza spirituale. 
Vi è diffusa una sorta di tolleranza sui generis verso i clandestini, i cosiddetti diversi, gl'indesiderati e indesiderabili, ma credo che a ben guardare, tra le pieghe vi è solo razzismo, odio e rancore verso quelli che si ritengono invasori: i diseredati, i miseri, i profughi, i disperati, gli esclusi da ogni società, da ogni appartenenza civile. In India vengono chiamati " i senza volto" ovvero quella sorta di massa liquida, senza importanza, quali sono gli afflitti, gli esclusi di tutto il mondo, i malnutriti, i disperados. Ebbene, la sottoscritta si è fatta una convinzione: più l'uomo progredisce più diventa insubordinato ai valori evangelici, più si allontana da questi significati e più cresce in lui, la smania di autodefinirsi, di candidarsi al pari con Dio, o di essere egli stesso Dio, sostituirsi nell'imperio del mondo, proprio con l'inganno, la prepotenza, l'arbitrio, e anzi in virtù di essi, sottrarsi al castigo della legge divina che fa da freno inibitore. Del resto il "libero arbitrio" pare consentire a questa sottospecie d'uomo ogni azione perversa, consente di essere contagiato dalla smania di Onnipotenza citrulla, che se da un lato lo rende abile a fare di lui il manifesto della miseria e dell'orgoglio, in realtà, lo fa solo con la sua morte naturale, col suo declino spirituale e il suo nichilismo. L'uomo in genere è incapace di competere in fatto di grandezza, lo è in fatto di miseria morale e nefandezze, lo è per tutte quelle forme illecite di millanteria egocentrica e nichilista che lo portano alla morte spirituale più degradante e delittuosa, fuori dai più alti significati cristiani e umani.



12 commenti:

  1. Interessante l'indagine di Ninnj Di Stefano Busà sul perché del male.
    Perché? Perché tanto odio nel mondo, tanto male nel genere umano? - si domanda -. Ma non è facile fornire una risposta razionale al quesito che da sempre ci assilla.
    Eppure, lei un'indicazione ce la dà: ed è l'unica davvero plausibile: "...ci chiediamo - sostiene - anche, se per caso, questo stesso male non sia voluto da Dio, (idea blasfema), ma che si addice ad essere scrutata, valutata, indagata, proprio in virtù di una concezione cristiana di catarsi, di purificazione e di resurrezione.".
    "Idea blasfema" - la chiama - ma lasciando intendere che in questa presunta blasfemia si trova la risposta che andiamo cercando. Dobbiamo tuttavia essere consapevoli che non sarà mai una risposta definitiva; per il semplice motivo - per quanto possa sembrare paradossale - che il male collabora alla realizzazione del bene. E anche il bene si serve del male per realizzare se stesso.
    Tutto questo ha un solo nome: Mistero, da vivere non da spiegare.
    Grazie, cara Ninnj per il gradito spunto di riflessione,

    Sandro Angelucci

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    1. Carissimo Sandro, sono io che ti ringrazio per avermi letta con tanta cura e attenzione e aver commentato il tuo assunto con una riflessione che ti identifica, finalizzandola al Mistero che purtroppo non riusciamo a penetrare. Chiarisco che il termine blasfemia da me utilizzato, è detto nei due sensi: di estremo criterio di illogica, paradossale risposta alla parola del Cristianesimo, ma anche alla versione piuttosto sgradevole che ne do, affermando che è voluta dall'Alto. La concezione di catarsi e Resurrezione a tal fine avrebbe un senso. Grazie, con i migliori saluti.
      Ninnj Di Stefano Busà

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  2. Grazie Sign.ra Busà per questa lezione di morale e di spiritualità. Leggo sempre con molta attezione e umiltà i suoi scritti (e le sue poesie) perchè m'inducono a riflettere, a pensare sulla realtà contemporanea e chiedermi da uomo del mio tempo: "dove stiamo andando" (a sbattere) in un mondo così impazzito, senza regole se è vero come è vero che il decalogo del Sinai lo abbiamo alienato da tempo dal n/s DNA. "Un mondo senza Dio è un mondo impazzito".mi dissero tempo fa. Mi pare che questo assunto in questa nostra contemporaneità viene incarnato nella sua totalità, Ciò non vuol dire essere pessimisti ma guardare la realtà concreta anche se fa male. Solo la FEDE potrà capovolgere quanto di -male- l'uomo ha perpetrato a se stesso ma soprattutto ai suoi simili. Pasqualino Cinnirella

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  3. Riflessione di respiro morale e sapienziale davvero illuminante. Ninnj Busà sa darci una lettura del male che non è causalità ma che è frutto della reificazione dell'uomo, della sua "smania di autodefinirsi, di candidarsi al pari con Dio, o di essere egli stesso Dio, sostituirsi nell'imperio del mondo". Siamo nel cuore del peccato delle origini di cui si legge nella Genesi, ove quel gesto di Adamo di "mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male" , banalmente e spesso interpretato con il mangiare la classica mela, rappresenta in realtà non la semplice disobbedienza al comando di Dio, ma l'autodeterminazione arbitraria dell'uomo di farsi come Lui, di essere Dio e di erigersi a supremo giudice di ciò che è bene e male. Nell'accoglienza del nuovo Adamo, Gesù di Nazaret, l'uomo può ritrovare la strada per uscire dal suo delirio di onnipotenza. Grazie Ninnj!
    Domenico Pisana

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  4. "Perché tanto odio nel mondo, tanto male nel genere umano?". Grande riflessione, questa, calata nel particolare momento storico che viviamo. La domanda sul perché del Male si trascina inevitabilmente dietro quella del perché del Bene, e naturalmente è un mistero insondabile. Non può esserci dubbio, tuttavia, sul fatto che siano tra di loro collegati. Io non so certo pronunciarmi su Dio, ma per quanto riguarda l'uomo, e direi anche per il resto del creato, non c'è dubbio che siano connessi tra di loro. Il Bene, senza il Male, non esiste. E il Male senza il Bene neppure. "Non tutto il male viene per nuocere", insegna la saggezza popolana. E' attraverso il Male che possiamo avere contezza del Bene (e viceversa). Il Male contribuisce quanto il Bene alla costruzione della coscienza. Ognuno di noi sa quanta ricchezza spirituale può lasciare l'attraversamento di fasi negative. Forse, allora, se provassimo a mutare prospettiva, interiorizzandoli, anziché guardarli come due principi in guerra tra di loro, totalmente antitetici, qualche barbaglio di luce potrebbe sorprenderci. Caino e Abele sono in ognuno di noi. Non sono due uomini, ma un uomo soltanto. Dice giustamente la Busà: "Anche nei più efferati uomini-lupo vi è un fondo di bontà". Sono pienamente d'accordo, e aggiungo che anche nei più santi uomini c'è qualche spunto di malvagità. Gli uomini non sono a senso unico. Fin quando Adamo è nell'Eden, l'equilibrio tra il Bene ed il Male è indiscutibile, ma quando incappa nella disavventura di uscirne, l'equilibrio si rompe e lui inizia a separarli tra di loro (Satana significa appunto "Il Separatore"). E inizia a dire: il Bene è questo, il Male è quello; i Buoni sono questi, i Cattivi sono quelli. Ed ecco le guerre. Per evitarle, o quanto meno contenerle, ognuno dovrebbe farsi carico del Bene e del Male nello stesso tempo. Un percorso interiore, che soltanto l'individuo può compiere. Non si può pretendere a livello collettivo, è utopistico. La società umana è vissuta sempre nel marasma, e sempre così sarà. E' questo il suo "peccato originale", per usare la simbologia biblica. Ci sono indubbiamente periodi storici migliori e periodi peggiori, ma questo dipende dal numero di persone che accettano di compiere un percorso di bonifica interiore, a prescindere da scuole, bandiere, sette, religioni e quant'altro. Sono davvero grato a Ninnj per le riflessioni etiche profonde che stimola nel blog e ringrazio il grande Nazario per l'incoraggiamento e per il generoso spazio che regala ai nostri pensieri.
    Franco Campegiani

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  5. Leggo le profonde riflessione di Ninnj sull'uomo teso ad arco verso il male, sull'uomo 'lupo per l'uomo', sull'uomo, che non emula Dio, ma accresce il proprio narcisismo fino a sentirsi degno di 'sostituirsi a Dio'. Leggo e, per dirla, ricorrendo alla memoria dantesca, 'il cor mi si spaura'. Non v'é dubbio, la tesi di Franco e di Sandro del male funzionale al bene e al perpetuarsi del mistero dell'universo sono appigli validi, convincenti, ma come falena impazzita, mi si agita nel petto un'altra idea, forse solo una speranza, un gancio per restare aggrappata alla vita in cui credo. Non siamo votati alle nefandezze. Esiste il dolore, la rabbia, la volontà di ferire, di tradire, voltando le spalle alla Fede, al Dio che governa le storie terrene e, secondo i Vangeli, assegna le Croci. Ma esiste anche tanto bene e non riesco a ignorarlo. Sono convinta che gli uomini inclini alla fratellanza, all'accettazione dell'altro, al sogno di un mondo unito e privo di lotte intestine, abbia il sopravvento sull'uomo senza pietà. Saremmo già estinti se vivessimo in una società di uomini privi di ogni scrupolo, centrati sulla loro sete di rancore. Il bene, secondo il mio umile punto di vista, é la radice e l'origine della vita. Adamo ed Eva, in fondo, diedero inizio all'umanità. La storia non é chiara, ma ci siamo moltiplicati fino a essere quasi quattro miliardi di persone. Esistono 'gli esclusi', ma non tutti gli uomini con il passare del tempo, divengono 'insubordinati ai valori evangelici'. Nei momenti di disperazione, come quello che attraversiamo, può capitare di indulgere in considerazioni simili. Credo possano definirsi fisiologiche. Ma voglio continuare a credere che l'uomo miri alla fratellanza e ricordi la propria imperfettibilità. "Nati non siamo per viver come bruti"... mi lego a filo doppio a questo assioma. Credo nell'uomo fratello; credo in Dio, credo nel mistero della creazione; credo nella volontà di abolire il termine 'altro' e credo che la stragrande maggioranza degli uomini lotti per un domani migliore. Forse il mio é un atto egoistico. Forse é solo bisogno d'amore...
    Ringrazio Ninnj per le sue documentate riflessioni e tutti gli ospiti di questo magnifico Scoglio.
    Maria Rizzi

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  6. Un grande grazie a Nazario per il generoso spazio che regala ai nostri pensieri, a Ninnj B. che si confronta con un tema filosofico eterno ed intrigante che fa riflettere, pensare e stimola positivamente coloro che sono pensosamente intervenuti nel dibattito con profonde motivazioni e soprattutto grazie a Franco C. per le sue originali affermazioni di commento, da riprendere con calma e attenzione partecipe:
    “Caino e Abele sono in ognuno di noi. Non sono due uomini, ma un uomo soltanto.
    …Gli uomini non sono a senso unico. Fin quando Adamo è nell'Eden, l'equilibrio tra il Bene ed il Male è indiscutibile, ma quando incappa nella disavventura di uscirne, l'equilibrio si rompe e lui inizia a separarli tra di loro (Satana significa appunto "Il Separatore"). E inizia a dire: il Bene è questo, il Male è quello…. Occorre “un percorso interiore, che soltanto l'individuo può compiere..” Rifiutarlo con superbia, certezze indiscutibili è il suo peccato. E' questo il suo "peccato originale", per usare la simbologia biblica..” Ecco: dobbiamo davvero tutti compiere un viaggio interiore, senza isterie e ideologismi.

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    1. Grazie di cuore a tutti voi che avete commentato con grande partecipazione al mio articolo. Che dirvi altro? se non ringraziarvi sentitamente per la benevolenza e la stima dimostratami? Ogni commento dichiara da sé la preparazione linguistico/culturale che l'ha generato. Il nostro patron di casa può essere orgoglioso di avere su Leucade personalità così preparate e di spicco. Un ringraziamento a tutti con un abbraccio circolare.
      Ninnj Di Stefano Busà

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    2. Mi unisco al coro dei lettori nell'elogio alla poetessa Ninnj Di Stefano Busà per le riflessioni intorno alle categorie del Male(e del Bene). Io non oso pronunciarmi ne su Dio, ne sulla fede religiosa, e sono lieto che il Cinnirella abbia trovato la soluzione: ”Solo la FEDE potrà capovolgere quanto di -male- l'uomo ha perpetrato a se stesso, ma soprattutto ai suoi simili.”
      La mia posizione non è quella di uno che vuole evadere la questione posta con tanto competenza dalla relatrice, ma di uno che vuole richiamare l'attenzione sul pensiero di un bravo poeta: Zbigniew Herbert. Vissuto sotto il sistema totalitario sovietico egli aveva sperimentato sulla propria pelle lo scarso senso di giustizia, la cattiveria, la volgarità, la brama di vendetta di tanti uomini. Avrebbe potuto riferirsi al male e al bene, invece ci ha detto che prima del “male” viene il “brutto”. Che “brutto” e “bello” agiscono nell’uomo prima di “male” e “bene”, ed anzi li determinano.
      Come afferma il Campegiani iniziamo a dire: “il Bene è questo, il Male è quello; i Buoni sono questi, i Cattivi sono quelli. Ed ecco le guerre.” Probabilmente Herbert aveva riflettuto su tutto ciò ed aveva capito che è meglio riferirsi al bello e al brutto e che l’estetica è d’aiuto alla vita perché attraverso il “bello” si viene a formare il gusto. Anche Brodskij individuava nella poesia il mezzo principale per accrescere l'esperienza estetica: “Quanto più ricca è l’esperienza estetica di un individuo, quanto più sicuro sarà il suo gusto, tanto più netta sarà la sua scelta morale.”
      Posso aggiungere poi che il brutto può essere reso funzionale a esiti “belli”, e che in qualche modo è necessario al bello per il suo stesso affermarsi. Il male, al di la del proverbio” non tutto il male viene per nuocere”, è solamente dannoso.
      Ubaldo de Robertis

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    3. Caro Ubaldo, prendo lo spunto dal tuo commento per esprimere il mio parere in merito all'articolo della poetessa Ninnj Di Stefano Busà, che considero una fotografia, uno specchio del Male che regna nel mondo. Con il tuo richiamo a Herbert e Brodskij hai giustamente e acutamente sottolineato l'importanza del Bello, della Cultura per sensibilizzare e ingentilire l'animo umano, perché il Male attecchisce dove trova un terreno arido, cioè privo di sostanze nutritive. Da parte mia, pur essendo testimone, ahimé impotente, di tutto ciò che afferma l'autrice dell'articolo, e piuttosto pessimista sul futuro dell'umanità, mi sento di dire che la dignità dell'uomo sarà salvata, finché ci sarà qualcuno che amerà e aiuterà il prossimo, e la sera alzerà gli occhi al cielo, ringraziando Dio di essere nato. Rammento qui le parole del grande poeta romantico polacco Cyprian Norwid: "Delle cose del mondo ne resteranno solo due, due soltanto: la Poesia e la Bontà...nient'altro.
      Paolo Statuti





















      è impotente,

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    4. Rispondo ad entrambi, perché i loro interventi sono pertinenti al mio articolo, che vede il Male e il Bene contrapposti in modo ìmpari nell'era del postmoderno. La capacità dell'uomo di reagire al suo malessere si è ridotta e io da umile moderatrice del bene ultimo: la speranza, induco tutti a sperare, sempre, finché c'è un alito di vita. Ma vedo affievolire ogni giorno, sempre di più, la fiammella della lampada votiva, fin quasi a spegnersi...E allora dico, coraggio, mostriamo la nostra forza, insieme (unito e compatto), il mondo potrebbe ancora farcela a ricostituirsi con intelligenza e acume. Il materialismo non deve sovrastare e giustamente come ha avvertito Cyprian Norwid solo 2 cose si salveranno, poesia e bontà, condivido appieno, perché l'una e correlativo oggettivo dell'altra: entrambi servono alla catarsi dell'abominevole uomo delle caverne in cui siamo retrocessi. La materia ci ha ottenebrati, l'interesse ci ha demolito morale e logica, salviamo la bontà e la poesia e...iniziamo la risalita con un nuovo Umanesimo e una nuova coscienza dell'essere. Vi sono grata, amici, di aver favorito questo dibattito, che seppure a pochi serve per respingere antichi pregiudizi e convalidare nuovi orizzonti del vivere.
      Ninnj Di Stefano Busà

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  7. Che dire! La poetessa Ninnj con il fascino della sua parola ci coinvolge in una attenta differenza tra il pessimismo e il sogno. E soprattutto in quanto poeta, ella riesce a comunicare parole che “ri-creano”, toccano la mente e il cuore. Sì, Ninnj, tu sei poeta proprio perché dove regnano il male e l’inquietudine tu arrivi con il tuo sogno che ti fa guardare oltre la realtà e ti fa dire “coraggio lottiamo insieme per una rinascita, cerchiamo dentro di noi, le forze più propositive e più efficaci per combatterlo”. E’ vero, il poeta non è un pessimista ma un realista; egli sa che non è mediante un ordinamento più equo che può essere seccata quella sorgente inesauribile di ingiustizia, di invidia, di falsità, di sopraffazione, che è l’egoismo, e l’incredulità del cuore umano. C’è bisogno di “volare più alto”, di alzare lo sguardo verso il cielo e riconoscere la propria finitudine; c’è bisogno di sognare , e il sogno non è chiudere gli occhi sulla realtà ma guardare oltre la realtà terrena per scoprire che accanto all’uomo cammina Dio: per questo la speranza e l’ottimismo lo accompagneranno per sempre.
    Cara Ninnj, tu mi appari come colei che con i suoi versi cerca di entrare dentro le macerie interiori della vita per ricostruirla, rianimarla; colei che ansima di vedere il passaggio dal poeta che descrive o canta la vita al poeta che “ri-costruisce e che butta un salvagente per aiutare l’uomo a salvare la vita”. Mi fai venire in mente le parole di Gibran quando afferma : “La poesia è il salvagente/ cui mi aggrappo/ quando tutto sembra svanire./ Quando il mio cuore gronda/ per lo strazio delle parole che feriscono,/ dei silenzi che trascinano verso il precipizio.”
    Il sognatore è uno che butta un salvagente, un ricostruttore, uno che suscita domande di senso sulla necessità per l’uomo di “ritrovare l’anima” rubata da relazioni di solitudine e di morte. E’ all’interno di questa visione che , secondo me, occorre aprire un nuovo orizzonte di sogni, dentro il quale orientare la poesia del nuovo millennio, quasi con l’intento di determinare il passaggio da una “poesia elitaria” ad una “poesia per tutti” capace di contribuire ad innalzare il livello spirituale dell’uomo del nostro tempo. Grazie, Ninnj!
    Domenico Pisana

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