sabato 3 novembre 2018

EMANUELE ALOISI: "INDECIFRABILE NOVEMBRE"



Emanuele Aloisi,
collaboratore di Lèucade

La poesia, appena scritta di getto, è stata composta pensando al padre, in coma irreversibile






Indecifrabile novembre

Il vostro sepolcro ha pietre che vivono
non pulsano all'ombra dei cipressi
dove vi scalpitano i passi, sulle vestigia immobili.
È nelle crepe dell’assenza, che i fiori crescono
e la memoria scorre, nel vento
tracima petali e parole. Oggi di odori
è piena l’aria. Novembre è il libro della storia
dove si legge il tempo, e si ritrova l’uomo,
l’uomo di un giorno, e d’ogni giorno eroe
l’uomo dimentico, per chi non legge,
non posa i fiori del silenzio
ma l’epitaffio mormora, e sulla barca naviga
l’anonimo che attende un porto,
un numero la sponda di una terra,
un grembo un figlio da sfamare, un altro grembo cui tornare
un albero con le radici in mare,
le piume dell’inchiostro a fondo pagina.
Oggi le sfoglio anch'io – ho nostalgia di un uomo-
l’odore mi pervade, e nelle vene
scorre la linfa: non sento l’anima vagare ancora.
È lì che giace immobile, alla malora di una barca
nei nodi senza corde di corteccia
la tela il bianco di una vela gonfia.
Vorrebbe l’isola il suo mare, e alla malora giace.
Eppur già freme, a stento, nel mio sepolcro immobile
indecifrabile novembre. Vorrei
poterlo piangere sorridere, saperlo vivere rivivere.
Quanta tempesta svetta: un viaggio sagoma senz’anima


4 commenti:

  1. Poesia come lenimento dell'anima, quando il dolore è troppo grande per piangere, per rivivere ricordi a consolare una mancanza, perchè di mancanza non si può parlare, il padre è avvolto in vele bianche in attesa del viaggio infinito e non c'è consolazione, speranza, rassegnazione. Una poesia toccante, che commuove e ci avvicina, noi piccoli umani, briciole dell'universo e del suo Mistero, al resto del mondo, a quei cari che abbiamo perduto ma che dimorano nel nostro cuore. Un abbraccio fraterno, caro Emanuele, a te e al tuo papà che non riesce a staccarsi dagli affetti terreni e dai suoi figli. Franca Donà

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  2. Evidente il dolore, quasi tragedia di una sorte sentita come immeritata e crudele. I versi di questa bella composizione , nella piena del sentimento, risentono di una disperazione profonda che cerca riparo nella cultura della poesia.
    Edda Conte.

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  3. Grazie Franca, grazie Edda, mi piace rispondervi con le parole dello stesso professore Pardini: non so se le mie parole sono "poesia che ti entra dentro e che ti dice che c'è; ti fa vibrare le corde del sentire; che ti manda in estasi(...)" ma il sentire, da parte di un ricevente/lettore non può prescindere da quello di chi scrive, il quale dà "sfogo ai sentimenti più cocenti, più pulsanti, più invadenti, senza dilungarsi in stesure prosastiche (...)" se la poesia è questo, allora è normale che sia il riparo di emozioni, di gioie e di dolori, che sia lenimento dell'anima, che sia cultura di esistenza, e inesistenza, di anelito a comprenderla, ad accettarla nel "pascaliano conflitto tra rien e tout" con la chiave dell'Eterno. Non può essere cultura di palcoscenico e artificioso sfoggio: "gli albatri baudelariani non si trovano a loro agio". Emanuele Aloisi.

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  4. Caro Emanuele, le poesie autobiografiche, dedicate a momenti così intimi e dolorosi, acquistano valore letterario quando possiedono il nerbo artistico che è presente in ogni verso della tua straziante lirica. Un'Opera ispiratissima, scritta con l'inchiostro e con le lacrime, che scuote le fronde d'ogni anima e coinvolge. Nel leggerti ho rivissuto storie personali, ho pianto e sono rimasta in silenzio. Ho atteso prima di scriverti. Il tuo dolore è diventato il mio e la mente non riusciva a mettere in ordine le riflessioni. Ero accanto a te. Lo sono ancora, mentre leggo: "Vorrei
    poterlo piangere sorridere, saperlo vivere rivivere." e mi sento di dirti che non l'hai perduto. Non ci è concesso sapere dove vanno esattamente gli Amori, ma io so dove restano: vicini a noi. Non lo dico per consolarti, ma sulla base dell'esperienza personale. I loro corpi, i loro sguardi, le parole, i profumi divengono ricordi, ma le presenze si spostano in un'altra dimensione spazio - temporale. Non ci lasciano. E forse il tuo papà ti sorride sereno 'dall'isola, dal suo mare'... Ti stringo forte forte.
    Maria Rizzi

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