mercoledì 2 dicembre 2020

ANNA VINCITORIO: "SCRITTI DAL CARCERE DI BOBBY SANDS", BALLATE

Anna Vincitorio,
collaboratrice di Lèucade


LE DUE IRLANDE

Riflessioni su Scritti dal carcere

BOBBY SANDS

Editore Paginauno – settembre 2020

  


“Oh venti solitari che di notte vagate

A tormentare l’anima del peccatore,

Vi prego, di me abbiate pietà, di un povero ragazzo

che non invecchierà,

Vi prego abbiate pietà

di chi giace nel dolore”.

Parole che non possono trovare ostacoli. Le porta il vento che fluttua e non si può fermare. Parole, scritte sui fetidi muri di una cella. Un ristretto spazio, dimora di escrementi e di vermi.

Un giovane dai capelli lunghi e la barba incolta le trasferisce poi su

piccoli fogli di carta igienica. La biro minuscola nascosta all’interno del suo corpo; le parole gridate usciranno dalla prigione perché il mondo sappia di quegli orrori consumati. Bobby è un soldato volontario dell’IRA. In lui La “stella Erin (nome irlandese per Irlanda) regina delle lacrime,/ Nubi nere ti tormentano sin dalla nascita,/ E il popolo muore come stelle del mattino,/ Perché la tua luce possa ornare la terra”. Una Irlanda amata incondizionatamente, testimone di ottocento anni di lotte senza paura; di ragazzi morti per la libertà. Per un ideale di repubblica cattolica e socialista.

È atroce pensare a tanta giovinezza rinchiusa e torturata. Negato dal 1976 lo status di prigionieri politici, vengono rinchiusi nei blocchi H di Long Kesh; torturati sotto il getto violento di pompe d’acqua; nudi, le gambe divaricate. Violati nella loro intimità; pestati, offesi. Indicibili patimenti ma dalle bocche di questi dieci ragazzi non è mai uscita un’ammissione. Negli occhi l’orrore, nei corpi la violenza, ma libertà nella loro mente.

Cosa potevano ancora vedere del mondo? Dall’interno della piccola

finestra della cella s’intravedevano spicchi di cielo, si udivano cinguettare gli uccelli e così sognare, sentirsi liberi. “Camminavo lungo il sentiero battuto che si srotola sul perimetro della foresta alta e ripida di fronte a me… Una lieve brezza sospirò, sprigionando piccole onde attraverso un oceano di felci verdi, scintillanti e marroni che mi stendeva davanti…”. “Ho rievocato il mio sguardo e ho trovato con facilità la mia vecchia casa. Non c’era più nessuno di quelli che conoscevo, soltanto estranei che tagliavano l’erba intorno all’albero con il quale sono cresciuto…”. “Io mi alzavo… ma dall’oscurità nero inchiostro della mia cella lurida e fredda, avvolgendo il mio corpo nudo in una coperta sottile e sudicia, mi incamminavo verso la finestra sbarrata e lì appoggiavo la testa”.

È questa la realtà di Bobby: “solo un nastro d’asfalto circondato da filo

spinato e acciaio”.

Sul pavimento, un lurido materasso e tre coperte sottili. Il tutto viene

portato via al mattino e riportato alla sera. Il corpo violato dei prigionieri è avvolto da una coperta. Sono i blanketmen.

Però, mai Bobby dubita della vittoria, certa senz’altro, anche se lui non potrà vederla, finché la mente rimane libera. Il pensiero è un gigante a più braccia che non puoi imprigionare. Le sue poesie e le ballate si cantavano tra i prigionieri e, libere, si diffondevano oltre gli angusti spazi. Prima venivano cantate in gaelico, poi in inglese. L’immaginario di Bobby Sands è poetico-politico. La sua forza interiore si materializza nella parola e la parola vince la spada. Nei suoi canti, secoli di storia che risalgono al XII secolo. L’Irlanda però ancora è divisa (la cosiddetta partizione del 1921) in un piccolo stato orangista unionista, formato dalle sei contee dell’Ulster e le ventisei contee dello stato libero poi divenuto repubblica d’Irlanda.

Nelle sue veglie intramezzate da incubi “Il giorno striscia via e un’altra notte entra strisciando/ Il tempo non si muove e non muore./ È giorno quando canta l’allodola,/ È nera la notte quando sento il richiamo del chiurlo./ C’è pioggia nel vento, le lacrime di spiriti,/ Tintinnio di chiavi sul ferro si avvicina…/ Dove vola il corvo la sera posano i miei pensieri,/ E come navi nella notte in vela alla cieca,/ sospinte nel pensiero – che spezza il cuore –/ di quaranta donne nel carcere di Armagh…”. “Ma nessuno è più coraggioso, né più infelice, di quei fiori oppressi nel carcere di Armagh. Donne che, a differenza dei fiori selvatici, rifiutano di piegarsi dinanzi ai venti stranieri della tortura e della barbarie. La bellezza della nazione è stata sfregiata dal dolore e dall’odio…”.

Nella trilogia – Il crimine di Castlereagh – fortissime le descrizioni dei colloqui e di chi non ce l’aveva fatta e gli avevamo estorti i segreti: “Incrociai il suo sguardo quando passò/ una sagoma provata dal terrore/ Cercava qualcosa nell’aria ma non c’era niente/ Come un cieco in una tempesta”. E parla anche di una donna: “La portarono, era a testa alta/ I loro volti erano bassi,/… Lei mi guardò determinata/ tra noi un tragico vuoto/ E sorrise con tanta pietà/ come una rosa che sboccia d’inverno”. Ma non si può uccidere la libera volontà di un uomo “E da quella nasce la libertà”. E dicevano tutti: “Ti avremo, amico, Per trenta lunghi anni”.

Cosa brama un prigioniero? La madre terra. Cosa vede? “Come erica contorta il grigio fil di ferro/ strangola cieli di nubi,/ E ogni nube è un sudario insanguinato/ coronato di spine che piange”.

Per sopravvivere, pensare alla natura anche se fuori dalle sbarre e “Sentire

l’allodola al mattino/ e il tordo su un cespuglio lontano/ cantare acuto e chiaro. Ma chi distingue l’allodola dal corvo/ con orecchie sanguinanti e fracassate?”. D’estate la finestra della cella veniva chiusa con lastre d’acciaio. “Chiudere fuori l’essenza stessa della vita: la natura”. “I miei aguzzini hanno cominciato molto tempo fa, e ancora si sforzano di chiudere la finestra della mia mente”. I prigionieri non venivano chiamati per nome. Erano solo numeri. Blocco H 5-1066 era Bobby Sands.

Io ti vedo marciare mentre sorreggi alta la bandiera, vestito della tua giovinezza, dei tuoi ideali e, per non tradirli, hai scelto la morte.

Bobby e i suoi compagni scelsero lo sciopero della fame a oltranza. Solo 27 anni e 66 giorni di digiuno quando morì nei Blocchi H del carcere di Long Kesh il 5 maggio 1981. Al momento della sua morte era conosciuto in tutto il mondo per essere stato eletto al Parlamento britannico e per aver resistito a forti pressioni sia politiche che morali. Il suo corpo scheletrito giaceva avvolto in un pigiama imbottito. Non poteva parlare né scrivere più; né cantare ma, nella sua mente la mamma: “Allora perdonami, Mamma solo un po’ di più/ per non averti amato tanto prima./ Per la vita e l’amore che mi hai dato/ Ti ringrazio per l’eternità”. E, in sequenza, forse, i suoi occhi hanno visto ancora una volta sotto un cielo striato di incredibile luce, allargarsi spazi lucenti incontaminati dove i sassi sono levigati dalle instancabili onde dell’oceano, mentre verdi promontori dolcemente calano fino al limite estremo dove l’erba cede il posto agli scogli. Piccole orme sulla sabbia e conchiglie dissepolte…”

Soffia, soffia impetuoso il vento sovrano che condurrà la tua anima oltre il tempo perché “The death is not the end” (Bob Dylan) e con te la tua Erin…

Oggi, tra i murales di West Belfast, accanto alle parole del Cardinale Romero: “Gli occhi che hanno pianto sanno vedere tante cose” e ai volti di Fidel Castro e di Guevara c’è una frase di Bobby Sands: “Our revenge will be the laughter of our Children”. La nostra vendetta saranno le risate dei nostri bambini.

Anna Vincitorio

24 ottobre 2020

 

 

NOTIZIE

 

Bobby Sands è nato a Rathcoole, quartiere di Belfast Nord da famiglia operaia e cattolica. È entrato a 18 anni nell’IRA. Nel 1973 finisce in prigione la prima volta nelle gabbie di Long Kesh fino al 1976. Dal 1° marzo 1976 i prigionieri repubblicani furono confinati nei nuovi Blocchi H di Long Kesh e considerati delinquenti comuni.

Bobby Sands dal 1977 viene rinchiuso nei Blocchi H dopo 15 giorni di isolamento nel carcere di Crumlin Road e condannato a 14 anni di carcere.

Negato a lui e agli altri reclusi lo status di prigioniero politico. Al rifiuto d’indossare la divisa del carcere, venivano privati dei loro abiti e i corpi restavano nudi e avvolti in una coperta. Blanketmen. “Protesta delle coperte”.

Il 9 aprile del 1981 viene eletto al Parlamento di Westminster.

Dopo uno dei più celebri scioperi della fame a oltranza, guidato da lui e dopo 66 giorni di digiuno, morì il 5 maggio 1981 nei blocchi del carcere di Maze. Dopo qualche mese lo seguirono nella morte gli altri prigionieri.

Bobby Sands aveva trascorso in prigione 9 anni della sua breve vita.

  

TROUBLES (1969 – 1998)

 

La ballata di Joe MacDonnell – di Brian Warfield.

Joe MacDonnell è uno dei giovani soldati irlandesi morti nelle H lock di Long Kesh dopo 61 giorni di digiuno. Aveva 30 anni.


Oh, il mio nome è Joe MacDonnell – Sono venuto dalla città di Belfast

Non vedrò più questa città

Perché qui a Belfast ho trascorso i miei giorni felici.

Oh amo questa città nei suoi molti aspetti

Per tutto questo ho trascorso là la mia infanzia

e ho trovato per me una moglie

E, accanto a lei, una vita.

Ma tutte le mie giovani ambizioni si scontrano

con amarezza e odio.

Ben presto mi sono trovato tra le sbarre di una prigione.

E così mi definiste un terrorista

mentre abbassate lo sguardo sulla vostra pistola

Quando ricordo tutte le azioni compiute da voi.

Avete saccheggiato molte nazioni

Diviso molte terre

Terrorizzato la loro gente

Avete dominato con ferrea mano

Siete stati voi la causa di questo regime di terrore

per la mia terra.

Nonostante quei molti mesi di internamento nel Maze

ho pensato al mio paese sebbene fossi fuori questi giorni

perché la mia terra era divisa

(e) perché io ero in quel periodo in prigione.

Ingabbiato senza motivo e senza prove.

E sebbene io ami la mia terra

Non sono un uomo duro

Ho incontrato crudeltà e ingiustizia

Poi, una fatale mattina ho scosso

la mano coraggiosa della libertà 

In modo giusto o sbagliato ho provato a liberare la mia terra.

Possa Dio splendere su di te Bobby Sands per il coraggio dimostrato.

Possa la tua gloria e fama essere largamente riconosciuta.

E Francis Hughs e Roy Mc Creesh che hanno generosamente

donato la loro vita

E Patsy O’Hara e, prossimo nella lista, Io

E chiunque giaccia accanto a me, possa avere

il medesimo vostro coraggio.

E prego Dio perché la mia vita non sia trascorsa invano

Oh ma (quanto) triste e amaro è stato l’anno 1981.

Per qualunque motivo io abbia perso la vita

senza vincere.



La ballata di Mairéad Farrell[1]

 

Per questo motivo non sostare alla mia tomba a piangere

Non sono lì, non dormo

Non sostare alla mia tomba a lamentarti

Quando l’Irlanda vive Io non muoio

Non è a casa il posto di una donna.

 

Combattere per la libertà ci fa avanzare ancora

Ho tenuto alta la mia pistola

fino al giorno della libertà

Mi sono impegnata a combattere per l’IRA

Nella prigione di Armagh ho utilizzato il mio tempo

Le perquisizioni sul corpo nudo erano un crimine inglese

mi degradavano ma loro non avrebbero potuto comprendere

che io soffrivo per vedere l’Irlanda libera.

 

La rocca di Gibraltar è il luogo della mia morte

Mc Cann e Savage erano accanto a me.

Ho udito l’ordine alto (forte) e lacerante

La voce del Capo disse: SPARATE PER UCCIDERE.

 

Per questo motivo non sostare alla mia tomba a piangere

Non sono lì, non dormo

Non sostare alla mia tomba a lamentarti

Quando l’Irlanda vive io non muoio.

Non è a casa il posto di una donna.


The boys of Wexford[2]

I ragazzi di Wexford

(1798)

  

Tra i compagni d’arme la figlia del capitano, il capitano di Yoes[3]

che dice: “coraggiosi uomini del regno unito d’Irlanda,

non saremo mai di nuovo nemici.

Un centinaio di sterline vi darò se volerete da casa con me,

e io stessa indosserò un abito maschile per combattere per la libertà.”

 

Coro

 

Noi siamo i ragazzi di Wexford che lottarono col cuore e le mani

perché si squarciasse in due la bruciante

catena e donare libertà alla nostra terra natale.

 

Io non voglio oro, mia bella fanciulla per

volare da casa con te;

I tuoi occhi splendenti saranno la mia ricompensa

Non voglio oro per dar vigore al mio braccio

per fare la parte del vero uomo –

Per liberare la mia terra io dono volentieri

le rosse stille del mio cuore.

 

Coro

 

E quando lasciamo le nostre capanne, noi ragazzi

siamo partiti a buon diritto per vedere i nostri amici

e vicini che erano sulla collina di Vinegar,

Un giovane uomo della nostra schiera irlandese

fece andare un cannone

che sbatté contro Lord Mountjoy e mise a terra un despota!

Noi lottammo coraggiosamente conquistando Ross e la città di Wexford;

Per tre anni a venire Bullet Gate parlerà della nostra fama

attraverso il cavallo di Walpole e il piede di Walpole

nel giorno di Tubberneering.

Con le picche scintillanti che davano a lungo affidamento,

noi fendemmo la nostra strada gloriosa.

 

Coro

 

E il nome di Oulart diventerà la loro vergogna,

del loro ferro non abbiamo mai avuto paura.

Per ciascun uomo si potrebbe fare la sua parte

come Forth e Shelmalier!

E se per mancanza di capi, noi restammo alla collina di Vinegar,

Saremo pronto per un’altra lotta e ancora amore per la nostra terra.


The rising of the moon

Il sorgere della luna

(Ballata dell’anno 1798)

 

 

“O, dimmi, poi, Shawn O’Farrell, dimmi perché vai coì di fretta?

“Stai calmo, ragazzo, calmati e ascolta e

le sue guance son tutte un fuoco:

“Io porto gli ordini del capitano – devi essere pronto, velocemente

e subito;

Per le picche bisogna essere insieme al sorgere della luna”.

 

“O, poi, dimmi Shawn O’Farrell, dove ci ritroviamo?

In un vecchio posto vicino al fiume, proprio ben conosciuto

a me e a te;

Ancora una parola come segno di riconoscimento,

un fischio sull’aria di una marcia,

Con la tua picca sulla spalla, al sorgere della luna”.

 

Fuori da una casupola di fango gli occhi guardavano

attraverso la notte.

Molti uomini palpitavano per avvertire la luce benedetta.

Sussurri filtravano lungo le valli come

solitarie cantilene di spiriti[4]

e cento lame scintillavano al sorgere della luna

Lì accanto al fiume che canta si era vista

questa massa nera di uomini.

 

Lontano al di sopra delle loro armi luccicanti

pendeva il loro amato colore verde.

“Morte ad ogni nemico e traditore! Avanti:

attaccate la melodia di marcia.

E hurrah, ragazzi miei per la libertà:

sta sorgendo la luna”.

 

Bene, loro lottarono per la povera antica Irlanda;

colmo di amarezza il loro destino

(O, quale glorioso orgoglio e cordoglio

riempie il nome di Novantotto).

 

Sì, grazie, Signore, ancora ci sono cuori pulsanti

nella natura umana, nel fuoco

del mezzogiorno.

Chi avrebbe voluto seguire le loro orme

al sorgere della luna!


Le sponde dell’Ohio

 

Ho chiesto al mio amore di fare una passeggiata

in basso e dove scorrono le acque

lungo le sponde dell’Ohio

Coro

E dici soltanto che vuoi appartenermi

in nessune altre braccia essere avvinta

in basso vicino e dove le acque scorrono

lungo le sponde dell’Ohio

 

Ho premuto un coltello contro il suo seno

mentre lei era stretta fra le mie braccia.

Lei pianse, Oh! Willie non uccidermi

Non sono pronta per l’eternità.

Le ho preso la sua mano bianca di giglio

e l’ho trascinata su quella sponda sabbiosa

là l’ho gettata perché affogasse

La guardavo mentre scivolava nella corrente del fiume.

 

Io stavo tornando a casa tra mezzanotte e l’una.

Ho pianto. Mio Dio, cosa ho fatto.

Ho ucciso la sola donna che ho amato

solo perché non aveva voluto essere la mia sposa.

Coro

E dici soltanto che vuoi appartenermi

in nessune altre braccia essere avvinta

in basso, vicino e dove le acque scorrono

lungo le sponde dell’Ohio.

 

(È una delle murder ballads – cantata da Joan Baez)


Gibraltar

 

Sono tristi ora tre case a Belfast

L’antica Irlanda condivide il loro dolore.

Monread Farrell, Sean Savage e Daniel MCann.

Loro morirono nelle strade di Gibraltar.

 

Si precipitarono fuori da Belfast con

un programma di grande interesse

per continuare la lotta di liberazione dell’Irlanda.

Monread Farrell, Sean Savage e Daniel MCann

morirono nelle strade di Gibraltar.


                                     Coro 


Sono tristi tre case a Belfast ora.

L’Irlanda condivide il loro dolore

loro hanno camminato nel sole,

gli Inglesi fecero fuoco con le loro pistole

e il sangue colorò le strade di Gibraltar.

 

La Sas fu così orgogliosa della loro morte

tre ancor giovani combattenti giacevano

morti nella strada

Dati senza preavviso né alcuna scelta per tirarsi indietro.

Per loro tre la morte in Gibraltar.

Go home british soldiers

Tornate a casa soldati inglesi

 

Tornate a casa soldati inglesi,

tornate a casa

avete preso non è vero le vostre fottute case?

 

Per ottocento anni

vi abbiamo combattuto senza paura

e ancora vi combatteremo per altri 800 anni.

 

Lasciateci stare, soldati inglesi

lasciateci stare soldati inglesi

siamo arcistufi delle vostre menzogne e tirannie

Adesso siete voi a dover correre,

siamo noi ad avere le pistole

per questo motivo fatevi un giro e lasciateci

finché potete farlo.

 

Se voi restate soldati inglesi,

se restate

nemmeno una volta potrete battere l’IRA.

I quattordici uomini nel Derry

sono gli ultimi che sotterrerete

tornate a casa e lasciateci finché è possibile

 

No, noi non siamo Britannici,

non siamo Sassoni

non siamo Inglesi (ce ne fottiamo)

Siamo Irlandesi e ne siamo fieri

Così va a farsi fottere la vostra bandiera dell’unione

Noi vogliamo indietro la nostra terra

Vogliamo vedere ancora una volta

l’Irlanda libera

 

Noi siamo coloro che combattono

i soldati Inglesi

per la causa

Noi ci piegheremo mai ai soldati

perché in tutta la nostra storia siamo nati

per essere liberi

Fuori, bastardi Inglesi,

lasciateci stare!


Mary from Dungloe

Mary da Dungloe

 

Oh, addio a te dolce Dungloe I Rosses e Gweedore,

Io sto attraversando lo sconfinato oceano

dove le onde di spuma ruggiscono

Spezza il mio cuore l’allontanarmi da te

dove ho trascorso molti giorni felici,

Addio alle buone amicizie,

Io sono in viaggio per l’America.

O poi Mary tu sei la delizia del mio cuore

Il mio orgoglio e sola cura

È stato il tuo padre crudele che

non mi ha permesso di restare qui.

Ma l’assenza porta il cuore ad accrescere il sentire

E quando io sono sul mare aperto

Possa il Signore proteggere la mia dolce fanciulla

finché io non ritorno nuovamente.


The curragh of Kildare

La pianura di Kildare

  

L’inverno è trascorso e l’estate è giunta finalmente,

e gli uccelli iniziano a cinguettare sugli alberi.

I loro piccolo cuori sono lieti ma il mio è molto triste

perché il mio vero amore è lontano da me.

Indosserò una veste e pettinerò indietro i miei capelli

e mi mostrerò così in velluto verde.

E mi rifugerò nella pianura di Kildare                  


CORO


perché lì avrò notizie del mio amore.

Tutti voi quando si è innamorati e non te ne puoi liberare.

Io provo compassione per le angosce che sopportate

Per esperienza sono a conoscenza che

i vostri cuori sono colmi di affanno

Un affanno al quale i mortali

non possono porre rimedio.

 

                                                            CORO

 

Indosserò una veste e pettinerò indietro i miei capelli

e mi mostrerò così in velluto verde

E mi rifugerò nella pianura di Kildare

perché lì avrò notizie del mio amore.


I know my love

Conosco il mio amore

 

Io conosco il mio amore per come cammina

Io conosco il mio amore per come parla

Io conosco il mio amore vestito in Jersey blu

E se il mio amore mi lascia, cosa farò?

 

E ancora lei ha gridato: “Io amo lui, il migliore”

E ancora lei ha gridato: Sono pochi i bei ragazzi

E se il mio amore mi lascia, cosa farò?

 

C’è una casa per danzare giù a Mardyke,

E lì il mio vero amore va ogni notte,

E prende una sconosciuta sopra il suo ginocchio

E non ti chiedi ora che questo mi infastidisce?

                                          

                                     Coro

 

Se il mio amore sapesse che so lavare e strizzare,

Se il mio amore sapesse che so tessere e filare

Potrei fare per lui un abito di bellissima qualità.

Ma la mancanza di denaro mi lascia indietro certamente.

 

So che il mio amore è uno spregevole giramondo,

So che il mio amore girovaga per l’aspro mondo

in lungo e in largo

In qualche città straniera può scegliere di sostare

E qualche ragazza straniera sicuramente sposerà.


Come to the Bover

Verrete alla dimora

  

Verrete alla verde dimora oltre lo sconfinato oceano

Dove mirabili onde s’intrecciano in fulminante movimento

Dove si vedono le sirene e la feroce tempesta si accumula

Verrete alla verde, amata Erin, la cara terra dei vostri padri.

Verrete, verrete, verrete, verso la verde dimora

Verrete verso la terra di O’Neill e O’Donnell,

patrioti soldati di Tirowen e Tirconnail,

dove Brian condusse i Danesi e San Patrizio i criminali.

Nelle loro valli è presente tuttora la bellezza e il fascino

Coro:

Verrete alla verde…

 

Potete visitare Benburgh e la storica Black Water,

dove Owen Roe incontrò Munroe e i capi di questo massacro.

Potete cavalcare con la marea sul largo magnifico Shannon,

Potete navigare intorno a Lock Neagh

e vedere il celebrato Dungannon.

Coro:

Verrete alla verde…

Andrete e desterete la loro terra perduta

dai loro sonni

e le sue catene noi infrangeremo,

i vincoli che avevano a lungo gravato

e l’aria echeggerà con Hosanna per salutarvi,

e sulla spiaggia ci saranno i cavalieri irlandesi (coraggiosi)

per incontrarvi.


Coro:

Verrete alla verde…


Life a rover

Vita di un vagabondo


I tempi stanno cambiando non si può negare

Il giorno del viaggiatore è finito

Lì non c’è nessun luogo per andare e

nessun luogo per fermarsi.

Così addio alla vita di un vagabondo

 

Coro

 

Addio alla tenda e alla vecchia carovana,

al calderaio, allo zingaro, all’uomo in viaggio.

Addio alla vita del vagabondo

tu devi muoverti per stare al passo coi tempi.

 

In questi giorni un uomo non può essere in collera

Lì c’è una legge locale che ti dice di tenere la tua strada

E un’altra per dirti che non puoi vagabondare.

 

Addio al pony, al cavallo da sella, alla giumenta

le briglie e i finimenti sono inutili.

Non ti occorre una cinghia quando

fai a pezzi un brandello

Così addio al morso e alla briglia

 

Coro

 

Addio alla tenda e alla vecchia carovana,

al calderaio, allo zingaro, all’uomo in viaggio.

Addio alla vita del vagabondo

tu devi muoverti per stare al passo coi tempi.


KEVIN BARRY

di Casey Waltons

 

A Mountjoy Jail un lunedì mattina

sopra un alto albero da forca

Kevin Barry donò la sua giovane vita

per la causa della libertà.

Soltanto un ragazzo di diciotto primavere.

Certo nessuno può smentire

che lui andò verso la morte questa mattina

fiero, tenne con orgoglio in alto la sua testa

prima di affrontare il boia nella sua cupa cella della prigione.

I soldati Inglesi torturarono Barry

solo perché lui non aveva voluto dire

il nome dei suoi valorosi compagni.

E loro sibilavano le parole per sapere:

“Fai la spia o noi ti uccideremo”.

Lui tranquillamente fermo nell’attenzione

mentre porgeva il suo ultimo addio

alla sua scoraggiata madre

dal cuore spezzato

Nessuno potrebbe raccontare

il loro mesto dolore per la causa

della quale lui teneva orgogliosamente in gran conto.

Questo distacco è avvenuto.

Poi, si è incamminato verso la morte

sorridendo lievemente.

Per tutto questo l’antica Irlanda ha ottenuto la libertà.


Il Bardo di Armagh

  

Oh, presta attenzione alla condizione di un

povero irlandese suonatore d’arpa,

e non disprezzare l’impegno delle sue povere mani avvizzite

Ma, ricorda, le sue dita potevano una volta

muoversi con maggiore agilità

per rievocare la sua cara terra nativa.

 

Quando ero un ragazzo, Re Jamie prosperava

E io seguivo le guerre nelle mie scarpe legate con la paglia

E tutte le belle ragazze irlandesi da Wenford a Durrish

Mi chiamavano l’intraprendente Phelin Brady

il Bardo di Armagh.

 

Come io ami riflettere sui giorni della mia infanzia

sebbene siano trascorsi ottantatré anni

rapidamente da allora

Tutto questo ancora comporta una lieta riflessione.

Di come ogni giovane desidererebbe gioire.

 

Per un ragazzo dal cuore leggere può essere il meglio

di un uomo maturo.

E con un bel picchiettare ho tenuta ferma

la mia bacchetta

ovvero saltellare una giga con le mie scarpe legate

con la paglia –

mentre tutte le ragazze graziose erano intorno a me.

L’amato, irresistibile Phelin Brady, il Bardo di Armagh.

 

Sebbene io abbia attraversato il mondo selvaggio

È certamente Erin la mia casa e per me genitrice

Poi oh, fa che la terra che coprirà le mie vecchie ossa

sia intrisa della sporcizia calpestata per la libertà.

 

E quando il sergente Morte mi serrerà nelle

sue fredde braccia

e mi cullerà per dormire con la dolce “Erin a Brach”[5]

a fianco della mia giovine moglie Katleen.

Oh ponete lì il mio giaciglio

Per dimenticare Phelin Brady il Bardo di Armagh.


The man from Mullingar

L’uomo da Mullingar

 

Si può parlare, scrivere e gloriarsi sui vostri Fenians

e i vostri clans;

E come i ragazzi della contea di Cork picchiano i Block e i Tans[6]

E si può osservare un piccolo vecchio brontolone

che ne veniva fuori senza una cicatrice

Il suo nome era Paddy Mulligan, l’uomo venuto

da Mullingar

 

Coro

 

E i poliziotti lo cacciavano fuori da Connemara

per il pestaggio del coraggioso rampollo O’Hara:

E quando andò a Ballymode lui rubò

la macchina al pastore

e la vendette al vescovo giù nell’Ardagh.

Settecento poliziotti non lo presero

Il Re emanò un ordine per linciarlo

Quando Patrick arrivò a Dublin Park vendette

la sua vettura

e donò il ricavato alla brigata dell’IRA nel Mullingar.

 

Il lunedì di Pasqua quando i ragazzi

ascoltarono il suono delle trombe,

Il giovane tenne alta la bandiera di guerra

sulla collina della sua città natale.

Per prima cosa lui andò a rappacificarsi col vecchio Padre Maher

Poi venne via, fece saltare la caserma e mandò

in rovina mezza Mullingar

 

                                           Coro

 

Quando l’Irlanda porta la pace tra

le nazioni del mondo

e la sua bandiera arancio, bianca e verde è

spiegata ai quattro venti,

Quando leggerete l’albo d’onore troverete

segnato con una stella

Patrick Sarfield Mulligan, l’uomo di Mullingar

Traduzioni delle ballate di Anna Vincitorio

 

Con i più vivi ringraziamenti all’anglista Prof. Clara Tomaselli per il suo contributo di ricerca



[1]     Il primo verso della ballata di Mairéad Farrell è l’inizio di un canto che veniva recitato ai funerali in Irlanda.

        “Non piangere sulla mia tomba,/ Non sono lì, non dormo./ Sono mille venti che soffiano,/ Sono i riflessi del diamante sulla neve,/ Sono il sole sul grano maturo,/ Sono la dolce pioggia autunnale./ Quando ti svegli nel silenzio del mattino/ Sono la corsa rapida dei quieti uccelli/ Che si levano a cerchio in volo./ Sono la morbida luce notturna delle stelle./ Non piangere sulla mia tomba,/ Non sono lì, non sono morta”.

[2]     Questa canzone fu cantata da J.F. Kennedy in una scuola irlandese. Della strage sulla collina di Vinegar ne parla in Door into the dark Seamus Heaney – Vernice anno XXI n° 51 trad. Di Anna Vincitorio –

        “le tasche del nostro cappotto piene d’orzo/… ci siamo mossi velocemente e all’improvviso proprio nella nostra campagna/… Poi la ritirata attraverso le siepi dove avrebbe dovuto essere lanciata la cavalleria/ fino al fatale conclave sulle colline di Vinegar/… Il fianco della collina si tinse di rosso, penetrò nella nostra onda infranta/ ci seppellirono senza sudario e cassa/ E in agosto l’orzo germogliò sulla tomba”. Titolo della poesia Requiem for the croppies

[3]     Yeos sta per yeo men, contadini inglesi

[4]     Baushee – creatura che emerge dai miti irlandesi e scozzesi: uno spirito ancestrale femminile

[5]     Gaelico – dolce cara Irlanda

[6]     Soldati reclutati che combattono gli Irlandesi

1 commento:

  1. RICEVO E PUBBLICO:
    Desidero congratularmi con l'appassionata studiosa, signora Anna Vincitorio, per l'attenzione più volte rivolta all'esamina delle tematiche sociali portate in luce da autori che hanno lasciato un segno forte, universale; una testimonianza poetica profonda nella storia esperienziale dell'uomo.
    Con l'augurio indistinto che il tempo elevi spiritualità nella vita dell'umano; un richiamo, seppur imperscrutabile, di libertà, colgo l'occasione per porgere un sentito abbraccio a voi tutti dell'isola, al caro Nazario.
    Rita Fulvia Fazio


    Con affetto, Nazario, la ri

    RispondiElimina