martedì 1 dicembre 2020

CARMELO CONSOLI LEGGE: "DAGLI SCAFFALI DELLA BIBLIOTECA" DI NAZARIO PARDINI


         su “Dagli scaffali della  biblioteca“ di Nazario Pardini


 


Dopo aver dato alle stampe negli ultimi tempi  intense opere di riflessione poetica ed umana sulla propria ed altrui esistenza, citiamo : “ Cronaca di un soggiorno”, “  I dintorni della solitudine”,  “I dintorni della vita- Conversazione con Thanatos”, ” e  “Nel frattempo viviamo” in cui  gli amati e ricorrenti  temi del “ ricordo”  e della “natura” assumono sempre più tonalità  morbide, intime, amare e confidenziali, aprendo una stagione poetica pervasa dal senso di una montante solitudine, di un sereno distacco dal mondo, di una maggiore necessità di dialogo e interrogazione al suo essere uomo nel confronto perenne tra vita e morte,  il nostro grande poeta Nazario Pardini coglie l’occasione di un parziale personale pausa dal suo travaglio esistenziale  approdando in un territorio ove campeggiano gli echi della più alta cultura umana, delle voci più autorevoli del consesso letterario ed intellettuale di tutti i tempi.

Un’occasione che trova tra gli scaffali di una biblioteca tessendo un intenso ed inedito dialogo con le anime recitanti di un palcoscenico elitario di poeti, scrittori , artisti che nel tempo hanno dato lustro alla creatività  umana.

Dunque questa sua ultima opera si distingue dalle precedenti per la sua originalità di contenuti e per  l’alto spessore di cultura che vi si trova tra le pagine, cosa che non fa che rafforzare l’apprezzamento e la stima che ho verso un uomo  e un poeta come lui di vastissima apertura creativa ed intellettuale.

Non mancano sia in apertura che in chiusura del libro le evidenze di un passato incancellabile e mitico nei ricordi che appunto “pungono” come sogno e mistero, sofferenza e amarezza , contrapposte alle poesie d’amore finali  in cui ritroviamo la freschezza, le fragranze, le amenità , di un amoroso recupero memoriale che ripropone l’incanto, seppur adesso talora mesto,  verso la vita che tanto ha caratterizzato la sua poesia.

E’ dunque per tutti noi  una gradita sorpresa ritrovare tra le pareti di una biblioteca l’amico poeta Nazario impegnato in un colloquio immaginario con autori ed intellettuali di grande spessore umano, tra le maggiori menti che lo hanno influenzato la sua personalità.

Da un tale confronto ravvicinato, in cui si mescolano impulsi poetici e saggistici Pardini ci dona una rappresentazione teatrale di grande effetto immaginandosi a turno seduto accanto a Catullo, Manzoni, Leopardi, oppure dialogando con Dante Alighieri e altrove con una parata di eccellenze culturali come Baudelaire, Platone, Pavese, D’annunzio, Cardarelli, Saba, Ungaretti,  Montale, Caproni, Sibilla Aleramo, Dino Campana, Foscolo, Quasimodo e altri ancora.

Il tentativo, riuscitissimo, del poeta è quello di un suo commento/contributo  interpretativo dei testi scaturiti da questo confronto e citati secondo un modello a lui caro, saltellando da un autore a un altro, entrando in prima persona o attraverso l’auto citazione dell’anima incontrata, nei versi delle grandi opere e ivi  installarvi sue personali sottolineature con fascinose adesioni e partecipati commenti critici.

Da scaltro sceneggiatore Pardini  fa entrare in scena i suoi attori  come quando scrive: “ Si udirono chiacchiericci e frecciatina/ fra i componenti della biblioteca; Leopardi con Manzoni, Cardarelli/ con Pavese, Catullo con D’annunzio.../ e tutti esprimevano pensieri / sul mondo e le  vicende che toccavano/la loro singolare situazione.”

Con un chiaro divertissement personale Nazario si fonde e si confonde con il gruppo dei suoi personaggi, entrando ed uscendo, con intensa partecipazione emotiva,  dai testi  delle  grandi opere esaminate , in modalità, da pari a pari con i suoi simili e così di seguito tra i tanti grandi  entrano in scena, Pastonchi, Caproni( il livornese), Sibilla Aleramo, Carlo Alberto Salustri con il suo romanesco dialetto, Montale con i suoi “ Ossi di seppia”, Quasimodo che recita presentandosi : “ Sono Quasimodo ed ebbi nella mente/la tragedia della guerra che io vissi/come un danno ferale nella mia/bella Milano dove sulle strade/ si contavano i morti abbandonati/ “.

Si inserisce nella scenografia anche un momento di dibattito vivace sulla corrente dell’Ermetismo tra i poeti presenti in biblioteca  a dimostrazione di come Pardini metta in gioco la sua voglia di cultura e di dibattito sulla cultura.

Davvero gustosa questa seconda sezione del volume che si segue avidamente e dove scopriamo cadenze di un linguaggio poetico che trae linfa dalla “ Commedia “ dantesca.

L’ultima poesia di questa  sezione chiude idealmente un sipario alla rappresentazione teatrale inscenata, in cui l’autore si conceda dai suoi lettori auto illuminandosi con grazia e umiltà rimandandoli alle dieci successive poesie d’amore, oggetto della terza ed ultima parte.

E dunque Nazario Pardini stupisce ancora una volta per la versatilità del suo bagaglio poetico restando peraltro ancorato ad un amato classicismo, rivisto ed attualizzato,  facendo risuonare ancora e sempre con grande maestria le corde multiformi e raffinate della sua voce poetica, passando dai recuperi memoriali dolci e amari di un tempo passato ad una teatralità con effetti coreografici dagli splendidi risultati .

Non ci resta dunque che attendere la prossima meraviglia che tirerà fuori dal suo magico repertorio poetico.

 

Carmelo Consoli

 

 

 

 

 

 

 

 

1 commento:

  1. Trovo meravigliosa questa esegesi del caro amico Carmelo dell'ultima Opera del nostro Nazario. Il paragone con una scenografia rende il Poeta attore di una rappresentazione in tre atti, che parte dalla saudade e approda all'Amore. Carmelo possiede la vivacità intellettuale e lessicale per porgere l'Opera del Nostro
    Maestro nella sua interezza, definendola l'ennesima dimostrazione della 'versatilità del suo bagaglio poetico restando peraltro ancorato ad un amato classicismo, rivisto ed attualizzato, facendo risuonare ancora e sempre con grande maestria le corde multiformi e raffinate della sua voce'. Sono grata a questi pilastri della Cultura che sanno mettersi gli uni al servizio degli altri, consentendo ai profani come la sottoscritta di imparare, crescere e arricchirsi. Li abbraccio entrambi con ammirazione infinita e con l'affetto che sanno...

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