giovedì 3 dicembre 2020

SANDRO ANGELUCCI: "NUOVE DALL' INTERLAND" DI MARIA ALTOMARE SARDELLA

NUOVE DALL’HINTERLAND di Maria Altomare Sardella

 

Sandro Angeluci,
          collaboratore di Lèucade

Un giorno ti diplomi; un altro vai a occupare il tuo ufficio; un altro ancora ti sposi e finalmente dichiari all’anagrafe la nascita del tuo primo figlio. Da quel momento vedi le stesse persone, fai le stesse cose, percorri le stesse strade, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Insomma, sei una persona comune, ma ti senti fortunato perché, mentre mangi al calduccio con la tua famiglia, la televisione ti mostra solitudini e dolore d’ogni sorta. Infine, ti guardi nello specchio una mattina per sbarbarti e il rasoio non scivola più su una pelle turgida, allora cominci a porti interrogativi inquietanti, cammini per strada e ti accorgi che ti sta venendo la fissa di leggere l’età dei defunti sui manifesti funebri.” (da Filo p. 72).

       Ho scelto il capoverso incipitario di questo racconto per iniziare a scrivere su Nuove dall’hinterland di Maria Altomare Sardella per una ben precisa ragione: ritengo che, nello stralcio, si possa racchiudere tutto ciò che caratterizza una periferia, non soltanto geograficamente intendendola ma, in senso lato, estendendone metaforicamente il senso a quelli che potrebbero dirsi i sobborghi dell’uomo, quelle zone della sua ‘città interiore’ che spesso vengono dimenticate o lasciate ai margini.

       Invece è proprio lì, in quei quartieri (reali e figurati) che si palesa il vero; è proprio lì che pulsa il cuore della vita che ci troviamo a vivere e che - di fatto - non coincide con quella che desidereremmo condurre.

       Nel caso specifico - mi riferisco al passo citato - l’Autrice compendia in poche righe tutto questo, dimostrando di avere ottime capacità di sintesi ma, soprattutto, di comunicazione, in quanto riesce a trasportare il lettore nei luoghi (ripeto: concreti e dell’anima) che vuole fargli davvero conoscere.

       È qui il valore aggiunto di questa raccolta di racconti (peraltro linguisticamente e sintatticamente ineccepibili), nello spendersi degli stessi perché aumenti la consapevolezza, da parte del fruitore, di ciò che si è e non di ciò che appare o scompare a seconda delle circostanze o delle consuetudini che si ripetono automaticamente, senza neppure rendersi conto di ciò che si sta facendo.

       Non c’è una di queste storie che - anche se non esplicitamente - non denunci (nel senso buono del termine) quanto ho appena asserito. Gli esempi da addurre sarebbero quindi moltissimi, e non lo farò per non togliere a chi s’intratterrà nella lettura di  Nuove dall’hinterland il piacere della scoperta personale. Voglio, tuttavia, riportare almeno un passaggio, convinto - come sono - che il dovere di chi scrive una recensione ad un’opera o di chi si occupa di farne la prefazione sia prima di tutto quello di suggerire una chiave di lettura (una delle tante) in cui, chi legge, possa ritrovarsi (oppure no: non è questo che importa).

       Da Rosa (p. 35): l’idraulico e il suo giovane apprendista, Carlo, parlano della protagonista e della sua vita mentre vanno a risolverle un problema in casa:

«Rosa è arrivata in via Cenisio dalla Calabria diciotto anni fa,

quando aveva quarantasette anni».

«E che c’era venuta a fare?»

«Si era sposata».

«Bello! E come lo aveva conosciuto lui? Data l’età, se l’era trovato

con un annuncio sul giornale il marito?»

«No, tramite affari».

«Come, come?» si incuriosisce Carlo.» […]

       Si, esattamente così: non avete letto male. Affari diversi da quelli cui comunemente siamo portati a pensare ma pur sempre affari. Il suo trasferimento al nord era stato dettato dalla ricerca di un marito.

«Eccoci alla signora Rosa… Vincenzo (suo futuro consorte) aveva più di settant’anni quando decise che il terreno intorno alla casa era troppo per le sue necessità, che poteva venderlo, ricavarci una somma e, magari, adesso che era finalmente in pensione, godersela».

«Invece li usò per comprarsi una moglie?» chiede Carlo.

«Una domanda sarcastica, la tua... non voglio giustificarlo, ma

secondo me Vincenzo era un uomo che desiderava un po’ di calore».

       Sta di fatto che - per farla breve - l’affare va a buon fine, concluso «con tanto di notaio a scanso di brutte sorprese». Vincenzo vedendola «non si curò del fatto che era semianalfabeta, grassa e impacciata da far disperare, cioè il contrario di quanto la madre aveva desiderato. Convintosi che prendere moglie era ormai indispensabile, a quel punto avrebbe sposato anche una capra.».

       Superfluo aggiungere altro, non credete?

       Prima di accomiatarmi, però, c’è un’ultima considerazione, della quale avverto l’incombenza: gli spaccati, che Maria Altomare ci propone, devono farci riflettere (adesso più che mai) sulla qualità della nostra vita. Non si misura con il successo, con i soldi, con gli status symbol il valore di una persona e di un’intera società: una lezione, perciò, ci giunge dall’hinterland, una lezione che non abbiamo ancora imparato pagandone sempre a nostre spese le conseguenze.

 

Sandro Angelucci  

3 commenti:

  1. Splendida pagina critica dell'amico Sandro Angelucci, dedicata a questa Raccolta di Racconti di Maria Altomare Sardella, che ho letto e apprezzato profondamente anche io. L'Autore mette in evidenza le capacità linguistiche e il nerbo narrativo della Scrittrice e la sua attitudine a trascinare il lettore nei luoghi concreti e dell'anima che descrive. Si tratta di storie di periferia, ovvero di gente comune, che si svolgono lì dove 'pulsa il cuore della vita che ci troviamo a vivere e che - di fatto - non coincide con quella che desidereremmo condurre'. Ringrazio Sandro per le ripetute e arricchenti lezioni di esegesi e Maria Altomare per la levità e la raffinatezza che la contraddistinguono. E li abbraccio entrambi!

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    1. Grazie a entrambi per aver letto NUOVE DALL’HINTERLAND e aver espresso le vostre preziose riflessioni. Grazie a Nazario Pardini che, cortesemente, ci ospita nel suo salotto letterario
      Maria Altomare Sardella

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  2. Grazie a entrambi per aver letto la raccolta di racconti NUOVE DALL'HINTERLAND e averla commentata con grande sensibilità. Grazie anche a Nazario Pardini che ci ospita nel suo salotto letterario virtuale.

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