sabato 13 febbraio 2021

FRANCESCA LUZZIO LEGGE: "NAIF" DI ENZO CONCARDI


Enzo Concardi

NAIF

 

Naif: un titolo particolare, in genere attribuito ad un particolare tipo di pittura del Novecento, caratterizzata dalla semplicità, lontana da legami con il mondo accademico e culturale; il poeta Enzo Concardi ha trasferito tale termine nell’ambito poetico e, di fatto, la sua silloge è una semplice pittura verbale di stati d’animo, emozioni, ricordi, proposti con nitidezza di linguaggio e ritmica musicalità, sì da indurre il lettore ad immaginare i suoi paesaggi, a rivivere le sue emozioni, ma la semplicità e la nitidezza non escludono la polisemia grazie ad un processo di traslazione, per cui chi legge, se soprattutto ha raggiunto una certa età, tende non solo a rivivere il sentire ed i ricordi del poeta, ma anche a rivivere i propri, grazie a questo transfert nel proprio io che con criteri induttivi, può compiere.

Il poeta ama vestire di poesia i luoghi della sua infanzia, quale Torre del Gufo per raggiungere la quale bisogna inerpicarsi per “erte sassaie”, dove “ceppi d’aglio orsino esalano pungenti aromi” (Torre del Gufo, pag.26), oppure il ponte sulla ferrovia “anonimo nella sperduta periferia \ ove nessuno sosta per osservare \ sibili di treni nel rapido transitare” (Ponte sulla ferrovia, pag.25), o ancora le panchine del mercatino, i borghi di pietra, le colline fenogliane, insomma luoghi che ancora gli suscitano emozioni, sentimenti antichi e nuovi; insomma, nella consapevolezza del trascorrere inesorabile del tempo, il poeta, attraverso un procedimento assimilabile alla bergsoniana durata, riesce sempre a rivestire l’oggi di passato condizionante, ma anche di attesa del futuro: “Vi sono angoli di me stesso ascosi \ ove vivono dolci memorie incantate \ folgoranti immagini di speranze \ piene d’estasi che non s’arrestano” (Foglie ingiallite, pag.75). Ma insieme a tutto questo, vibra forte anche nei versi del poeta, il senso della solitudine e la malinconia che ad essa si accompagna, tuttavia, pur nell’accettazione del banale quotidiano che caratterizza ormai la sua vita, non smette mai, come si è già rilevato, di sperare.

E la speranza nasce anche dalla fede in Dio che spesso aleggia nei versi del poeta: “Contemplare il monte tra vele e cielo, \...\...\ per chiamare l’essere all’incontro divino. \ E sentire un brivido nel corpo \ farsi voce chiara e forte. \ E riprendere il cammino” (Risvegli, pag.81). Proprio la sua carità cristiana non può non fargli notare l’indifferenza che oggi oscura la società: “….\ dai metrò rapida ogni folla si disperde \...\ ombre vaganti, talora barcollanti \ se ne vanno mute e dubbiose \...\…\ Più siamo calca amorfa e indistinta \ e meno viviamo prossimità e vicinanze” (Ombre vaganti, pag.30).


Francesca Luzzio


Enzo Concardi, NAIF, prefazione di Nazario Pardini, pp.96, Guido Miano Editore, Milano 2019.

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