lunedì 15 giugno 2015

F. CAMPEGIANI SU "FRAGILITA'" SILLOGE DI SERENELLA MENICHETTI"



Franco Campegiani collaboratore di Lèucade

UNO SGUARDO DALL'OLTRE
Poesie di Serenella Menichetti

Improvvisamente mutano le prospettive e le lancette dell'orologio impazziscono. Tutto cambia in modo repentino e l'occhio che scruta, quello fisso e immutabile della coscienza, in balìa del maremoto, perde padronanza e smarrisce la rotta. Così alla speranza non resta che rifugiarsi nella notte. Serenella Menichetti, con grande vivacità metaforica, ci espone questo suo  racconto dell'anima, che dagli iniziali incanti procede verso i disincanti senza riuscire a recidere il cordone ombelicale che lega l'intelligenza e la vita alla positività.
La poetessa dice a se stessa: "La chiave della tua libertà / è dentro di te", ma la faticosa e lenta pulizia mentale che la scoperta richiede viene rinviata: "c'è sempre altro da fare, / fuori". Lei è consapevole dei fascinosi segreti che risiedono nei più nascosti giardini dell'anima, al di là dei pregiudizi e degli schemi sociali, al di fuori di ogni regola che non sia quella dei Principi universali. Tuttavia non resta che una flebile luce nelle notte tenebrosa, dal momento che il velenoso ragno della negatività è sempre pronto a ghermire la preda. Così adesso, che "è fioca la luce della candela, / al rapace soffio dei venti", ella sente tutto il peso schiacciante della depauperata realtà.
Si rivolge alla mamma quasi rimproverandole la grossa bugia rosa che le ha sempre raccontato. Quella mamma che, anche lei "povera canna al vento" "stanca di voltar la luna", oramai non può più raccontarle favole. E la barca, senza più timone, "rischia di affondare", a dispetto dell'"esigua scia di luce" che balena in lontananza. Epidermico il sorriso di Zeus, dal vaso di Pandora trabocca ogni sventura. Malattie terribili aggrediscono il corpo e l'equilibrio vacilla, mentre l'occhio che scruta, incorruttibile, è costretto a convivere con mortali ferite che stentano a guarire.

Franco Campegiani



SE E QUANDO


Prospettiva diversa
Sconvolgimento di stile
L’orologio muta il giro.
S’inceppa la lancetta.
E ti accorgi che la sabbia
della clessidra evapora
troppo velocemente.
I granelli si sciolgono.
Muta la sostanza

Attesa....
Mentre il ticchettio
dei passi rallenta.
Ancora quell’occhio
a scrutare.
Ancora l’attesa
di sapere.
Se e quando.

A volte la speranza
si rifugia nella notte.

Serenella Menichetti



CORAGGIO

Niente regole 
Ebbrezza totale
Il prato verde sconfinato ti sfugge.
La chiave della tua libertà
è dentro di te.
Non serve grimaldello a scassinare
i tuoi tabù.

Occorre coraggio a sciogliere i nodi
e sofferenza nelle dita.
Il tuo appartamento è un labirinto
tortuoso.

Piccoli ripostigli stracolmi di vestiti
passati di moda,
passati di misura,
passati di interesse.
Affastellati, compressi
buttati alla rinfusa
dentro cassetti di ebano,
in cassapanche tarlate
che devono essere svuotate 
da tempo.

C'è sempre altro da fare,
fuori.

La chiave, forse, la troverai 
tra le pieghe del Kimono di seta
da indossare nell’ultimo viaggio.

Poi, ancora, sarà: Rinascita.

Serenella Menichetti



DISINCANTO

Nel disincanto di una stagione vuota,
è fioca la luce della candela
al rapace soffio di venti gelidi.
La faccia della luna che mi mostrasti
era una grossa bugia rosa.

Povera canna al vento,
adesso che la mente t’inganna
e la forza vola come una piuma.
sei stanca di voltar la luna.

Da sola, a scoprire l’altro lato
quello meno dotato,
nell’amarezza, mi hai lasciata.
Oggi è arduo affrontarlo,
senza la tua carezza mamma.

Manca del timone, la barca
essa alla deriva declina
in una cascata di rami secchi 
e fango molle.

Affranta rischia di affondare
nell’ acquitrino grigio
delle tue promesse intorbidite.

In lontananza si scorge
un'esigua scia di luce.
Calamita di vita.

Serenella Menichetti


  
 COME VETRO

Vola il contenuto del vaso, a Pandora
sfuggito.
Sovraccarica l’aria
mentre sulla tua pelle, beffardo
soffia, il sorriso di Zeus

Esauriti i salvagenti di luce
I tuoi sogni sono periti irrimediabilmente
intrappolati in un mare di pece.

L’equilibrio è vetro troppo liscio
per speranze senza appigli.
Troppo fragile al suono delle sberle.

E Il corpo si ribella
Sputa sugli organi il bubbone della peste.
Cancro, oggi lo chiamano.
L’occhio che scruta, ha parlato
un giorno di sole guasto
quando le grida degli invisibili
t’infrangevano il timpano.

Elettrico, il bisturi per incidere,
onde evitare la disseminazione.
L’occhio che scruta, siederà al tuo banco:
compagni per sempre!
Finché, morte non vi separi.

I freni della volontà si annullano
davanti alla ribellione di un corpo
le cui ferite stentano a guarire.

Serenella Menichetti









3 commenti:

  1. Grazie, per la tua sempre gentile attenzione, Umberto.
    Serenella.

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  2. Un ringraziamento al Professor Campegiani per la sua attenta lettura ai miei testi con la quale ha veramente colto i miei sentimenti. Un’analisi approfondita svolta con la sensibilità particolare di un grande poeta.
    Serenella Menichetti.

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