mercoledì 3 giugno 2015

N. PARDINI: LETTURA DI "SAZIA DI LUCE" DI ADRIANA PEDICINI



Adriana Pedicini: Sazia di luce. Edizioni Il Foglio. Piombino. 2013. Pg. 84


Poesia calda, spumeggiante, densa, che, attraverso ondulazioni metriche, fa di tutto per concretizzare gli input emotivi su un pentagramma di note da romanza. È melodia il canto della Pedicini, è euritmica sonorità che avvince e convince. Un melologo che ricorre agli strumenti fondamentali del poièin: realtà, immaginazione, fantasia, amore, memoriale, sogno, inquietudine, saudade, nostalgia; insomma tutti quegli ingredienti che fanno della vita una simbiotica fusione di contrapposizioni. Una vicenda di illusioni e delusioni; di fughe e ritorni; di slanci emotivi che tendono ad andare oltre il contingente, oltre la terrenità del nostro vivere:

Mentre cammino
volgo il viso al volo
di una rondine
dal tetto o dalla gronda.
Il mio sguardo
rincorre nel cielo quelle ali
oltre l’azzurro
infinitamente lontano (Infinito).

Ma sono le immagini, forza rigenerante, ad alimentare con vigoria e dolce melanconia l’anima della Poetessa; le configurazioni reali tornano vestite di nuovo dopo una lunga decantazione; desiderose di esistere e di vincere l’oblio; è così che volti, paesaggi, meriggi autunnali, voli di rondini, brezze che accarezzano ricordi si fanno corpi viventi a graffiare un’anima che volge lo sguardo ad cantiche primavere; a tempi di verde e di luce di cui la Nostra si sazia, cosciente della  brevità e della caducità della sua storia. Forse è sperdendosi in un sogno, facendone un rifugio di edenico stupore:

(…)
Alla soglia di ultima età
assopiti nel tremulo fluire
di giorni cupi brillano
di luce dorata
occhi tornati a splendere
nell’umano sogno
alla fuggevole carezza
della Vita (Ritorna il sogno),

che la Poetessa cerca di tradire le intenzioni di una stagione che fagocita le stesse memorie; di una stagione che porta a riflettere sui tanti dubbi dell’esistere; sulle incertezze della nostra venuta:

(…)
Trema nell’aria l’eco
del pensiero che risillaba
la domanda estrema
 che fu anche la prima.
Chi siamo? (Chi siamo).

Un “Poema” di plurale e odeporica sostanza creativa; di una plurivocità che copre ogni vicissitudine umana e che si estende da un travaglio intimo e personale ad un percorso esistenziale che riguarda ognuno di noi; una conflittualità di generosa resa poetica che, partendo dalla realtà del quotidiano, si eleva a cieli di grande splendore per vincere le inquietudini del vivere con la luce dell’eterno. E la natura, con configurazioni e cromie mai oziose, si fa simbologia di vita; si fa concretezza di segmenti interiori vòlti a realizzarsi  in papaveri, in fili d’erba, in giovani ciliegi, in bianche corolle, o  in raggi di tiepido sole. E la parola segue con generosa disponibilità il dipanarsi della storia; ora facendosi gentile e colorata, ora melanconica e sorniona, ora rattenendosi, ora prolungandosi, ora andando oltre il senso morfosintattico per agguantare gli slanci emotivi. Magari ricorrendo anche a qualche arcaismo, se necessario, per sfumare il senso del significante; o a prolungamenti sinestetici (rosei sorrisi) per rincorrere l’anima in questa sua fidente corsa verso l’infinito; verso una fede che, alfine, vince su ogni dubbio esistenziale:

Oggi ti sento
Signore
a me vicino.
Sei l’aria
che respiro
l’orizzonte
che mi attrae
questo cielo
che mi abbraccia… (A me vicino).   

(…)
Non devo pensare
Signore,
per lasciarmi inondare
dalla gioia del tuo incontro… (Fede).

Ed è così che la vita dell’Autrice si riempie di luce, di gioia e di sorriso. Perché Ella sa e ne è convinta che è un dono irripetibile a cui offre tutta se stessa; felice di ascoltare, in solitudine, il mormorio della sua piccola città:

(…)
Ascolto solo
la mia piccola città
che pettegola, mormora,
trepida, soffre,
amo la vita della mia città antica
dove ha ancora un senso

scorgere negli occhi un timido sorriso (Vita). 

Nazario Pardini

1 commento:

  1. La mia anima brilla di bellezza, che è la Sua capacità di trasformare in prismi di luce le mie semplici parole, dettate, questo sì, dalla "necessità" di fermarle sullo spartito della vita. Grazie di cuore.
    Adriana Pedicini

    RispondiElimina