mercoledì 10 giugno 2015

N. PARDINI: "SULL'ISOLA DI KRONO"







Sull’isola di Crono



Passai tutto quel tempo coi pescatori
dell’isola di Crono. Non era umano,
non lo era quel verde che mordeva
con tutta la sua forza. Non c’erano tracce
della nostra civiltà poco civile.
M’infilavo in quei tratturi dai rami
macerati dal tempo. Si arcuavano   
e tappavano i profili tra gli intrichi
sconnessi e misteriosi.
È là che ti conobbi (amore è dire poco)
bellezza rara nata ad ospitare
le spelonche dei sogni. Onde celesti
dell’Oceano più grande gli occhi tuoi.
Esondarono su me con le cascate
dei capelli lucenti di diamanti.
Quanto può esser vera una finzione
se gode l’anima in armonia con l’eros
oltre ogni ragione. Mi ricordo:
c’era una spiaggia bianca di sale.



E una capanna
sotto le palme al borbottio del mare.
Il sogno non ha tempo e non lo ha
l’amore che sognato resta sogno.
Ma la ragione,
quella che fece la storia,
la sola facoltà che fa dell’uomo
un essere pensante; la ragione,
quella che partorì
la casa, la parola, la memoria;
fu proprio lei che spense il mio piacere.
Riuscì perfino ad inserirsi
nell’anima dell’anima
con una sua finzione.
Un sogno dentro il sogno.
E sempre in sogno
mi attendevano gli amici e il mio lavoro.
Quando venne l’ora di partire
si stagliava nel cielo un cumulo di nubi:
una città sul mare,
una piccola città che galleggiava
sopra un immenso mare.















10 commenti:

  1. Il 1° commento ti viene da me, caro Nazario: la tua poesia diventa sempre più intensa, pregnante e fortemente orientata verso una classicità riveduta e corretta alla luce di uno stile inconfondibile. Una poesia, la tua, a ridosso di un incalzante ritmo tale da divenire una storiografia poetica, qualcosa che profonde e trasfonde nell'anima la memoria di un canto, ricercatezza attenuata e sofferta dell'innovazione stilistica, la delicata e appassionata contemplazione di una realtà oltre noi, oltre la caratterizzazione degli impulsi semantici, delle metafore, delle allegorie. Tu, resti lì, sull'elicona più alta del Partenone, novello Odisseo, a dettare i tuoi versi rievocativi di una commozione che è solo tua spirituale. In te vi sono un aedo e un travaglio storici: una universalità che sa trasferire all'ordine estetico la dualità emblematica dell'eterna giovinezza del cuore. Grazie Nazario di rendercene partecipi.

    Ninnj Di Stefano Busà

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  2. E' questo il tempo che tu ci consegni, affidandolo al nostro cuore e alla nostra mente. Il KRONOS di un'altra età che ci raggiunge, fermandosi a noi innanzi per ammonirci della sacertà della vita nel suo scorrere scosceso e inesorabile e senza ritorno, ma anche per donarci la bellezza e la serenità di un'isola di cui ci sveli il mistero profondo, che si muove e vive con i movimenti e la presenza -subito indovinati- dei pescatori, del verde, dell'azzurro e "dei rami macerati" tra "le spelonche dei sogni" dove sola poteva vivificare "la bellezza rara" di occhi grandi come "onde celesti dell'Oceano" (come di un' Alma Venus, hominum divomque voluptas) mostrarsi d'improvviso "una spiaggia bianca di sale" esposta "al borbottio del mare". Un paesaggio di un sogno vero e una poesia che offre sogni veri, e arte di parole che si fanno anima, di un'anima che si fa parola. Vorrei essere uno di quegli amici che ti attendevano nella "piccola città che galleggiava / sopra un immenso mare". Grazie, caro Nazario, per questi versi scolpiti nell'azzurro del cielo e del mare.

    Umberto Cerio

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  3. Un attimo per leggere questo testo, un attimo per emozionarmi, un attimo per ritrovarmi sull’isola di Crono: nel sogno, lontana dalla civiltà poco civile.
    Caro Nazario io non sono un’addetta ai lavori ed il mio è un commento semplice, ma voglio dirti che i tuoi testi trasmettono una mix di emozioni benefiche, che riconciliano con l’universo.
    La natura, il silenzio, il sogno, le cose semplici.
    L’essenza della vita è questa, ed è a portata di mano.
    E noi, fortunati possiamo stringerla nel nostro pugno per ritrovarci ricchi e sereni.
    Ognuno di noi dovrebbe cercare la propria isola di Crono, prima di tutto dentro di sé, non importa andare oltreoceano per trovarla.
    Vedo con piacere che il percorso per raggiungerla, assomiglia molto a quello che io solitamente percorro, per raggiungere la mia, ed allora mi emoziono ancora di più.
    Ancora grazie
    Serenella Menichetti.

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  4. Questa lirica non ha bisogno di commenti: basta a se stessa, al mondo, alla vita.
    Cos'altro si può aggiungere a ciò che è stato cantato? Qui c'è tutto: c'è la fusione del tempo con l'anima e viceversa, c'è quella della bellezza con l'amore, e viceversa; c'è il sogno, non l'illusione.
    Il sogno che rivendica il proprio diritto; il sogno che non partorisce "la casa, la parola, la memoria" perché sta prima della casa, della parola, della memoria, e viene fecondato per dare alla luce solo libertà.
    La libertà che si divincola dalle insidie, dai tranelli che la ragione mette in atto: "Riuscì perfino ad inserirsi / nell'anima dell'anima / con una sua finzione".
    Quanta verità in questi versi, quanta poesia, quanto mare, quanto amore!
    Grazie, Nazario, non so dirti altro,

    Sandro Angelucci

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  5. Complessa e articolata poesia, personale, di sentimenti vissuti e sognati in un contempo, intensa, pregnante e fortemente orientata verso una classicità che è diventata intima e commossa e sempre nuova frequentazione.
    La parola- il suo ritmo, la sua sonorità- fa da guida in un viaggio il cui panorama, bello e misterioso, coinvolge per clarore, nitidezza, atemporalità che pur non dimentica la storia, terra oggetto di sogno, vagheggiato nel desiderio e pur nella mesta melanconia di un sogno sa di armonia, di bellezza, di mare, d’amore: “un sogno dentro il sogno.”
    “Il sogno non ha tempo e non lo ha
    l’amore che sognato resta sogno”

    La realtà si disfa. Rimane la poesia: consolazione, salvezza, libertà.
    “..una città sul mare,
    una piccola città che galleggiava
    sopra un immenso mare.”
    M.Grazia Ferraris

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  6. C'è un sottile gioco tra sogno e realtà. Crono, il dio del tempo (e dunque della realtà), è qui l'isola sperduta nell'oceano, "una piccola città che galleggiava / sopra un'immenso mare": la patria del sogno dove "non c'erano tracce / della nostra civiltà poco civile". Ma la ragione, padrona indiscussa e diabolica dell'animo umano, interrompe la superba favola, in essa innestandosi con un altro sogno che ha il potere di traghettare il poeta nella realtà. Nazario Pardini, con il suo inconfondibile eloquio poetico, vuole qui dirci che la ragione prevale su tutto, ma che alla fin fine è anch'essa soggiogata e permeata dal sogno. Incanto e disincanto sono l'uno nell'altro. Così lo scontro si trasforma in impercettibile e salvifica fusione.
    Franco Campegiani

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  7. Bellissimi questi versi sul simbolo del Tempo. Densi di straordinaria e matura consapevolezza che la vita è sogno del tempo, che il tempo è sogno di vita, che vita e tempo e sogno sono salvati dalla poesia e slanciati con l’uomo nell’infinito. E' l'infinito, con tutto il suo peso leggero che ci definisce nel sentirci intrecciati con la parola, con la poesia (“amore è dire poco”). E’ sostegno e salvezza. E’ “un sogno dentro il sogno” che fa così immenso il mare dell’esistere.
    Grazie, Prof. Pardini.

    Sonia Giovannetti


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  8. Vi ringrazio con tutto il cuore, amiche e amici carissimi: Ninnj, Cerio, Serenella, Sandro, Maria Grazia, Franco,Sonia, per i vostri intensi e generosi commenti alla mia poesia. Commosso dalla vostra partecipazione e sentita lettura, vi tengo tutti in un robusto abbraccio. Il vostro Nazario

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  9. Un sogno dentro il sogno. Si può arrivare a capovolgere il rapporto e scoprire comunque che tutto è sogno.La ragione stessa- che bolla come sogni i cosiddetti "sogni" - si rivela il più finto sogno che ci possa essere quando, scoperta la dimensione più autentica dell'isola di Cronos - così chiamata per il tempo limitato che ne condiziona il soggiorno, come la vita del resto , anche se raramente così idilliaca ( il più vero sogno del sogno )- ci si convince di doverla lasciare. Ma la dimensione interiore in cui l'isola vive eternamente, resta comunque fuori dal tempo. Grazie del messaggio, caro Nazario.

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    1. Grazie,carissima Giusy, per il taglio personale e fortemente umano che hai dato alla poesia. Veramente poetico "Ma la dimensione interiore in cui l'isola vive eternamente, resta comunque fuori dal tempo"; sovrumano; proiettato oltre l'inquietudine del quotidiano vivere. Un abbraccio
      Nazario

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