martedì 16 giugno 2015

N. PARDINI: LETTURA DI "DOVE FINISCE L'AMORE" DI GIUSY FRISINA



Giusy Frisina collaboratrice di Lèucade


Giusy Frisina: Dove finisce l’amore

Un viaggio verso infiniti di purezza e di tensione orfica


Dove finisce l’amore

Chissà dove finisce l’amore
quando sembra impigliarsi
sull’orlo di una nuvola di passaggio.
E invece scivola via
al di là delle nuvole
proprio Là
dove le cose
non sono più cose.
Ho ricercato invano sulla Luna
la mia follia capovolta
che dicono sia saggezza.
Poi mi sono fermata
sul ciglio della ferrovia
ad aspettare un treno
che mi prendesse
e mi portasse lontano.
Chissà perché si dice
“prendere il treno”
se è sempre il treno che ci prende
e ci porta via.
Come l’amore quando ritorna
uscendo dalla galleria.

È partendo da questa poesia eponima che si giunge a penetrare, fin da subito, nella intensità epigrammatica del “Poema” di Giusy Frisina. Una poesia libera, apodittica,  dove si alternano misure brevi ad altre più ampie, per disegnare un iter sentimentale fatto di giochi intimistici: dolore, speranza, delusione, melanconia, sogno, meditazione, assenza-presenza. Assenza foriera di  immagini calde e sensuali; vere e vicine; feconde e reali; reali da confondersi coi riflessi dell’alba o con i chiarori delle lune. Tutti indici vicissitudinali che fanno dell’amore il sale e il pepe dell’esser-ci. Fino a cercare sulla Luna la saggezza, una follia capovolta; attendere un treno per vaghe lontananze, indefinite stazioni; un treno che ci prende e ci porta via come l’amore che torna uscendo dal buio di una galleria; dove finisce l’amore?

Chissà dove finisce l’amore
quando sembra impigliarsi
sull’orlo di una nuvola di passaggio.

Amore, inquietudine, ricerca di un Sole vicino e lontano, irraggiungibile, che cambia nel tempo, che marca la vita:

E tu
Irraggiungibile Sole
Eri già un altro
Eppure sempre tu
Più irraggiungibile ancora
Da non poterti più
Ritrovare.

Un canzoniere erotico

di grande coinvolgimento passionale; di grande portata emotiva che, attraverso strade tortuose, morbide e dolenti, si concretizza in una versificazione chiara, fluente, e articolata. In canti di arrivante ed euritmica musicalità, che, spesso, contrastando, ossimoricamente, col cuore di un triste sentire, si slarga in afflati di vita in cui Giusy Frisina vaga in sperdimenti di intima pluralità; in voli che rendono oggettivo, verticale e trasversale il suo pathos. Un viaggio verso infiniti di purezza, di tensione orfica, volti a sottrarre la bellezza agli annichilenti artigli del tempo. È umano traslare la nostra miopia oltre le carenze del nostro vivere, oltre le demarcazioni che fanno degli orizzonti Colonne d’Ercole da superare. Ed è umano fare di questo sentimento una polivalente valenza di spiritualità che abbraccia ogni lato della vita. E la Nostra trasferisce una vicenda umana in poesia; in una avventura di largo e intenso respiro; in pièces che incalzano il lettore, e una dopo l’altra lo invitano ad una lettura partecipativa, dove Eros diviene luce, si fa spazio attraverso ombre e penombre, porto, anche, che forse non c’è, non esiste o esiste solo nella nostra fecondità emotiva in simboli, cromie, o miti, che, con la loro  identità figurativa, con la loro accattivante e sfumata simbologia, si fanno vicini, accostando le nostre meditazioni in fuga verso volti persisi nel tempo; in fuga da mondi di ristrettezze e sottrazioni in cui è facile abbandonarsi a un odeporico intento verso lidi di difficile portata; ad una navigazione in mari di vastità smisurate per fuscelli alla ricerca di un approdo di azzurro e di libertà; dacché amore non significa solo e soltanto fatto erotico, ma voce polisemica, sentimento dei sentimenti, che abbraccia con la sua vasta significanza tutte le aspirazioni umane, quelle che tendono ad  oltrepassare la siepe che delimita i nostri orizzonti. E quale metafora più vicina? 

Quale più consona al vivere che l’estensione del mare? Quell’immensità che, illuminata da un faro di ristretta portata, lascia ai nostri occhi spazi neri, densi di misteri che condizionano la nostra coscienza. È da lì che nascono quei dubbi, quei perché di difficile soluzione. Alfredo Panzini definì i Poeti “simili al faro del mare”. Esseri che guardano lontano con in cuore la voglia di carpirle quelle lontananze per farsi tutt’uno con il creato; per completare la loro dualità in una unicità spirituale e compatta; dacché:  

È questo amore che ora prende
Ora abbandona
Il mio piccolo walzer tragico
Che il gatto nero della notte
Imbroglia e sbroglia
In un gomitolo di pensieri vani.        

In un gomitolo di riflessioni e congetture che si fanno vane in base ai nostri esistenziali walzer di fughe e ritorni;  di tragiche vicissitudini; di scottanti privazioni dove la solitudine, ed il dolore la fanno da padroni in tempeste di devastante tormento:

A volte arriva improvvisa
Con una tempesta di spilli
Dallo scrosciante silenzio
Traboccato dalle vasche del cielo
Fino a che martellante non si ferma
Sulle tempie nude di un pensiero
A fare stracci di sogni
E stampelle di solitudine
Con i resti vandalici
Di un devastante tormento…

Un’analisi ontologica di polimorfica intrusione umana e disumana; dove l’Autrice scava nella profondità del suo essere con impietosa perlustrazione psicologica, agguantandosi anche alle speranze, a promesse fatte alle stelle:

Ma ho fatto una promessa alle stelle
e ne verrò fuori
anche se non so come
dovendo scavare un tunnel
interminabile
attraverso la mia luna ingrata
e d’argento ribelle.

Dove finisce l’amore; sì, questo il titolo. E l’amore finisce quando il cielo trabocca luci di tempi passati. Quando tutto si fa immagine riposante, quietata da onirici ritorni che si traducono in poesia, in canto che dice di vita, di piacevole rivisitazione, anche; di volti sfumati dal tempo che tornano con arie lisciate da musiche nostre; è lì che finisce ed inizia l’eccelso vagare in rivoli, che vanno oltre il mortale conflitto tra Eros e assenza, dove

c’è un sentiero che giunge al mare
Giù per il varco della meraviglia,

di un lui, alter ego di un essere alla ricerca di sé:

E so che non posso perderti per strada
E so che senza te potrei impazzire…
Dovrò mandarti a casa i carabinieri
Se una volta per caso non rispondi.

Perché la Nostra sa, sente il suo amore; la sua forza devastatrice; la sua dolce e potente contaminazione. Sa che il tempo fugge, che il suo sentimento è umano e disumano e va oltre la caducità  del presente:

Io ti amerò per sempre
così è scritto su ogni pagina del romanzo
scavato nella tua corteccia.

Forse è nel sogno, nei momenti di onirico splendore, per lungomari chiazzati di luna, profumati di un volto; di frammenti di luce accesi a intermittenza nella notte, che la Nostra riesce a completare la sua navigazione; a trovare quel porto tanto agognato dopo tempeste e brume che interrompono la rotta. Sempre in un sogno; dacché il sogno fa parte della vita, ne è componente imprescindibile ed è ad esso che ci affidiamo quando vogliamo cullarci in alcove tessute di viaggi verso l’ignoto:  

Ho passeggiato con te
dopo un’estate esausta
sul lungomare di un sogno.
Perduta ancora una volta
in uno di quei frammenti di luce
accesi a intermittenza dalla notte.
Nel tempo vacillante
lo spazio si liberava
galleggiando sulle onde
di un interminabile romanzo.
E d’un tratto mi sono accorta
che le nostre ombre vivevano
di vita propria
mentre ci precedevano leggere
belle della loro altezza.
Erano le ombre della nostra luce
che da sempre scivola lungo il mare.
Erano le nostre anime di confine
inafferrabili presenze di passaggio
che proseguono il loro viaggio
verso l’Ignoto.


Nazario Pardini

2 commenti:

  1. Non so come ringraziarti, caro Nazario, se non dicendoti che quello che hai scritto è poesia pura , ed è capacità di vedere anche oltre quello che ho scritto io stessa … Non è un complimento, è la verità, sei uno dei Rari poeti che sanno immergersi nella sensibilità degli altri. Tu proprio ti sei tuffato nei miei versi e ne sei uscito come un palombaro – o un titano marino - con pesci rari che io nemmeno conoscevo. Ti sei coinvolto a tal punto da indicarmi la strada che io stessa percorro a tentoni, come la strada giusta da percorrere, la sola percorribile, nonostante le sue tante cangianti sfumature … una strada d’acqua e di vento che tu conosci molto bene.

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    1. Grazie, carissima Giusy, per i tuoi apprezzamenti. Sei una cara amica.
      Nazario

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