Giusy Frisina collaboratrice di Lèucade |
Giusy Frisina: Dove finisce l’amore
Un
viaggio verso infiniti di purezza e di tensione orfica
Dove
finisce l’amore
Chissà dove finisce l’amore
quando sembra impigliarsi
sull’orlo di una nuvola di
passaggio.
E invece scivola via
al di là delle nuvole
proprio Là
dove le cose
non sono più cose.
Ho ricercato invano sulla Luna
la mia follia capovolta
che dicono sia saggezza.
Poi mi sono fermata
sul ciglio della ferrovia
ad aspettare un treno
che mi prendesse
e mi portasse lontano.
Chissà perché si dice
“prendere il treno”
se è sempre il treno che ci
prende
e ci porta via.
Come l’amore quando ritorna
uscendo dalla galleria.
È
partendo da questa poesia eponima che si giunge a penetrare, fin da subito,
nella intensità epigrammatica del “Poema” di Giusy Frisina. Una poesia libera, apodittica,
dove si alternano misure brevi ad altre
più ampie, per disegnare un iter sentimentale fatto di giochi intimistici:
dolore, speranza, delusione, melanconia, sogno, meditazione, assenza-presenza. Assenza
foriera di immagini calde e sensuali;
vere e vicine; feconde e reali; reali da confondersi coi riflessi dell’alba o
con i chiarori delle lune. Tutti indici vicissitudinali che fanno dell’amore il
sale e il pepe dell’esser-ci. Fino a cercare sulla Luna la saggezza, una follia
capovolta; attendere un treno per vaghe lontananze, indefinite stazioni; un
treno che ci prende e ci porta via come l’amore che torna uscendo dal buio di
una galleria; dove finisce l’amore?
Chissà dove finisce l’amore
quando sembra impigliarsi
sull’orlo di una nuvola di
passaggio.
Amore,
inquietudine, ricerca di un Sole vicino e lontano, irraggiungibile, che cambia
nel tempo, che marca la vita:
E tu
Irraggiungibile Sole
Eri già un altro
Eppure sempre tu
Più irraggiungibile ancora
Da non poterti più
Ritrovare.
Un
canzoniere erotico
di grande coinvolgimento passionale; di grande portata
emotiva che, attraverso strade tortuose, morbide e dolenti, si concretizza in
una versificazione chiara, fluente, e articolata. In canti di arrivante ed
euritmica musicalità, che, spesso, contrastando, ossimoricamente, col cuore di
un triste sentire, si slarga in afflati di vita in cui Giusy Frisina vaga in sperdimenti
di intima pluralità; in voli che rendono oggettivo, verticale e trasversale il
suo pathos. Un viaggio verso infiniti di purezza, di tensione orfica, volti a
sottrarre la bellezza agli annichilenti artigli del tempo. È umano traslare la
nostra miopia oltre le carenze del nostro vivere, oltre le demarcazioni che
fanno degli orizzonti Colonne d’Ercole da superare. Ed è umano fare di questo
sentimento una polivalente valenza di spiritualità che abbraccia ogni lato
della vita. E la Nostra trasferisce una vicenda umana in poesia; in una avventura di largo
e intenso respiro; in pièces che incalzano il lettore, e una dopo l’altra lo
invitano ad una lettura partecipativa, dove Eros diviene luce, si fa spazio
attraverso ombre e penombre, porto, anche, che forse non c’è, non esiste o
esiste solo nella nostra fecondità emotiva in simboli, cromie, o miti, che, con
la loro identità figurativa, con la loro
accattivante e sfumata simbologia, si fanno vicini, accostando le nostre
meditazioni in fuga verso volti persisi nel tempo; in fuga da mondi di
ristrettezze e sottrazioni in cui è facile abbandonarsi a un odeporico intento verso
lidi di difficile portata; ad una navigazione in mari di vastità smisurate per
fuscelli alla ricerca di un approdo di azzurro e di libertà; dacché amore non
significa solo e soltanto fatto erotico, ma voce polisemica, sentimento dei
sentimenti, che abbraccia con la sua vasta significanza tutte le aspirazioni
umane, quelle che tendono ad
oltrepassare la siepe che delimita i nostri orizzonti. E quale metafora
più vicina?
Quale più consona al vivere che l’estensione del mare? Quell’immensità
che, illuminata da un faro di ristretta portata, lascia ai nostri occhi spazi
neri, densi di misteri che condizionano la nostra coscienza. È da lì che
nascono quei dubbi, quei perché di difficile soluzione. Alfredo Panzini definì
i Poeti “simili al faro del mare”. Esseri che guardano lontano con in cuore la
voglia di carpirle quelle lontananze per farsi tutt’uno con il creato; per
completare la loro dualità in una unicità spirituale e compatta; dacché:
È questo amore che ora prende
Ora abbandona
Il mio piccolo walzer tragico
Che il gatto nero della notte
Imbroglia e sbroglia
In un gomitolo di pensieri
vani.
In
un gomitolo di riflessioni e congetture che si fanno vane in base ai nostri
esistenziali walzer di fughe e ritorni;
di tragiche vicissitudini; di scottanti privazioni dove la solitudine,
ed il dolore la fanno da padroni in tempeste di devastante tormento:
A volte arriva improvvisa
Con una tempesta di spilli
Dallo scrosciante silenzio
Traboccato dalle vasche del
cielo
Fino a che martellante non si
ferma
Sulle tempie nude di un
pensiero
A fare stracci di sogni
E stampelle di solitudine
Con i resti vandalici
Di un devastante tormento…
Un’analisi
ontologica di polimorfica intrusione umana e disumana; dove l’Autrice scava
nella profondità del suo essere con impietosa perlustrazione psicologica,
agguantandosi anche alle speranze, a promesse fatte alle stelle:
Ma ho fatto una promessa alle
stelle
e ne verrò fuori
anche se non so come
dovendo scavare un tunnel
interminabile
attraverso la mia luna ingrata
e d’argento ribelle.
Dove
finisce l’amore; sì, questo il titolo. E l’amore finisce quando il cielo
trabocca luci di tempi passati. Quando tutto si fa immagine riposante, quietata
da onirici ritorni che si traducono in poesia, in canto che dice di vita, di
piacevole rivisitazione, anche; di volti sfumati dal tempo che tornano con arie
lisciate da musiche nostre; è lì che finisce ed inizia l’eccelso vagare in rivoli,
che vanno oltre il mortale conflitto tra Eros e assenza, dove
c’è un sentiero che giunge al
mare
Giù per il varco della
meraviglia,
di
un lui, alter ego di un essere alla ricerca di sé:
E so che non posso perderti
per strada
E so che senza te potrei
impazzire…
Dovrò mandarti a casa i
carabinieri
Se una volta per caso non
rispondi.
Perché
la Nostra sa, sente il suo amore; la sua forza devastatrice; la sua dolce e
potente contaminazione. Sa che il tempo fugge, che il suo sentimento è umano e
disumano e va oltre la caducità del
presente:
Io ti amerò per sempre
così è scritto su ogni pagina
del romanzo
scavato nella tua corteccia.
Forse
è nel sogno, nei momenti di onirico splendore, per lungomari chiazzati di luna,
profumati di un volto; di frammenti di luce accesi a intermittenza nella notte,
che la Nostra riesce a completare la sua navigazione; a trovare quel porto
tanto agognato dopo tempeste e brume che interrompono la rotta. Sempre in un
sogno; dacché il sogno fa parte della vita, ne è componente imprescindibile ed
è ad esso che ci affidiamo quando vogliamo cullarci in alcove tessute di viaggi
verso l’ignoto:
Ho passeggiato con te
dopo un’estate esausta
sul lungomare di un sogno.
Perduta ancora una volta
in uno di quei frammenti di
luce
accesi a intermittenza dalla
notte.
Nel tempo vacillante
lo spazio si liberava
galleggiando sulle onde
di un interminabile romanzo.
E d’un tratto mi sono accorta
che le nostre ombre vivevano
di vita propria
mentre ci precedevano leggere
belle della loro altezza.
Erano le ombre della nostra
luce
che da sempre scivola lungo il
mare.
Erano le nostre anime di
confine
inafferrabili presenze di
passaggio
che proseguono il loro viaggio
verso l’Ignoto.
Nazario
Pardini
Non so come ringraziarti, caro Nazario, se non dicendoti che quello che hai scritto è poesia pura , ed è capacità di vedere anche oltre quello che ho scritto io stessa … Non è un complimento, è la verità, sei uno dei Rari poeti che sanno immergersi nella sensibilità degli altri. Tu proprio ti sei tuffato nei miei versi e ne sei uscito come un palombaro – o un titano marino - con pesci rari che io nemmeno conoscevo. Ti sei coinvolto a tal punto da indicarmi la strada che io stessa percorro a tentoni, come la strada giusta da percorrere, la sola percorribile, nonostante le sue tante cangianti sfumature … una strada d’acqua e di vento che tu conosci molto bene.
RispondiEliminaGrazie, carissima Giusy, per i tuoi apprezzamenti. Sei una cara amica.
EliminaNazario