martedì 2 giugno 2015

MAURIZIO DONTE: "ODE ANACREONTICA"




Ode anacreontica di 
Maurizio Donte

Gli occhi tuoi di giada

Sorgi dall'acqua rorida
di gocce di rugiada
e gli occhi tuoi di giada
risplendono sul mar,
sali e ricordo Venere
nascer da un'onda chiara,
qual dea che mi rischiara
come un lucente sol:
vieni e i tuoi fianchi muovono
e mi travolgi il petto
di tanto dolce affetto
nel quieto tuo danzar
dentro la spuma limpida,
sulla sassosa riva
che il tuo sorriso avviva
nel lento risalir
di quel tuo seno niveo
che il mio pensier seconda
sulla maestosa onda
al chiaro ritornar
di quel ricordo splendido
che non può più venire
ma solo può morire
dove discende il sol.
Sfiora un pensiero solido
ora la spuma bianca
e la mia mente è stanca
di tanto meditar,
e quegli istanti volano
ritornano nel cuore
e fan svegliare amore
dal lungo suo torpor:
si muovono nell'anima
tutti i momenti amari
che non mi furon rari
in tutto il nostro amor.
Sull'orizzonte termina
ogni ricordo buono
e non so più chi sono
al frangersi del mar
risuona e s'alza nitida
nel mio pensiero l'ira
nel vento che ora spira
su tutto quanto il mal
che mi facesti, Mantide,
donna, che sei rovina
e quale acuta spina
ti conficcasti in cuor!
Sotto il tuo sguardo torbido
rinasce una tempesta
che romba nella testa
siccome un tuono in ciel!
Vibra e risale un fulmine
folgora il ciel sereno,
e nulla v'è d'ameno
in tutto il mio sentir.
E corre l'onda rapida,
s'infrange sugli scogli,
di tutto tu mi spogli,
amore, e mio desir!
Svelte le luci variano
e rompono il silenzio:
è come un fior d'assenzio
quel che dicesti un dì,
e scende così, indocile,
quell'ombra nella sera
che dentro mi dispera:
causa d'estremo duol!
Tu mi riduci in cenere
donna che fosti amore
ed altro che dolore
non mi donasti un dì.
Muto rimango, tacito,
mentre nell'onda il pianto
sal quale estremo canto,
l'amor che fu così.


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