sabato 2 gennaio 2021

EDDA CONTE: "LUPO", RACCONTO APOLOGO

VANAGLORIA

 

  Per un momento di leggerezza...

  Un breve racconto in forma di apologo

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Edda Conte,
collaboratrice di Lèucade
L'ape vola libera nel cielo, la formica cammina aggrappata alle superfici della terra: l'ape si riposa sui fiori, la formica lavora nei cunicoli; l'ape vanta una Regina, la formica rispetta la sua democrazia; l'ape ronza e tutti la sentono, la formica tace e nessuna la vede.

L'ape si difende pungendo, la formica... tutti la schiacciano. Eppure sia l'ape  che la formica sono simboli di operosità.

Nello storico Salone un gruppo di Api sciama pieno di sussiego. Ognuna di loro si considera il centro della festa e, tanto nel sorriso misurato quanto nell'abito ricercato, vuole distinguersi nel gruppo. " ..altre avranno il premio come me, io  però..."

Tutte si pavoneggiano fingendo di non vedere le compagne chiamate anch'esse alla festa della Premiazione. C'è un premio per chi fa il miele più limpido e uno per chi ne produce di più; c'è il riconoscimento per il ronzio più melodico, un attestato di velocità, perfino una onorificenza per la fedeltà alla Regina..

 Ora le Api siedono impettite, con il pungiglione ben nascosto, nell'attesa del gran momento.

Il palco è tutto in fiore e alle pareti grandi paesaggi esotici fanno sognare sapori e odori sconosciuti.

Le  Formiche diligentemente prendono posto nel Salone mormorando appena nei saluti che si scambiano gentili l'una con l'altra. I loro sguardi attenti sono rivolti alle Magnifiche che tra breve riceveranno il premio "Natura".

E' una giornata davvero importante. Le Formiche sono accorse a centinaia, tutte munite di biglietto d'invito, perché considerato un grandissimo onore essere invitate alla festa della Premiazione.

Sono Formiche di ogni età e di ogni rango, di ogni grandezza e di ogni colore, creature silenziose e laboriose. Forse sotto la corazza qualche cuore freme d'invidia, qualche mente più elevata fa le sue riflessioni sul concetto di giustizia e ingiustizia, però nessun moto di ribellione traspare dalle file disciplinate che affollano il Salone.

Ma ecco: la Premiazione ha inizio.

Una Farfalla gialla svolazza sul palco: volge gli occhi vivaci di qua e di là, sorride a tutti, felice e orgogliosa di appuntare il Premio sul petto della Prima Ape.  La Magnifica emette un delicato ronzio e si alza in punta di piedi. Con un voletto grazioso avanza verso il microfono e -bzz,  bzz bzz...- fa il suo discorsino di ringraziamento.

Nello storico Salone le Formiche applaudono generosamente, molte hanno gli occhi lucidi di commozione.  "Oh, se anch'io un giorno ricevessi un premio così, in una cornice così elegante, in un palazzo tanto importante..." è il pensiero nascosto in molti cuori.

 Quando la cerimonia della Premiazione è finita la Farfalla dorata, che ha avuto parole bellissime per tutti, ha le ali acciaccate dal sudore della stanchezza.. Con un fremito appena indica gentilmente il banchetto che attende gli ospiti d'onore.

Nella sala attigua decine di piccole Formiche si danno da fare intorno ai vassoi ricolmi di fiori.

Le Api accorrono.  Il loro piacere è grande e evidente; succhiano il nettare con ostentazione, sicure di attirare l'attenzione e di ricevere i complimenti di tutti i presenti. Che diamine! il miele è un prodotto importante per l'umanità!  Chi può avere il coraggio e la presunzione di paragonarsi ad un'Ape?. Il riconoscimento è d'obbligo...!

Le Magnifiche tuttavia non resistono alla tentazione di dimostrare ancora una volta la loro superiorità, e in men che non si dica il nettare dei fiori imbanditi viene trasformato in miele della migliore qualità.

Gli ospiti guardano ammirati, assaggiano e gridano al miracolo.

Ogni Fattrice è presa nel vortice della gloria ed ha perso qualsiasi controllo: succhia.. succhia ..succhia... Il miele continua a rallegrare il banchetto e ogni invitato ne mangia a sazietà.

Le Formiche ammesse al festino, nel loro naturale riserbo considerano lo spreco, non condividono la spensieratezza delle Api. Loro sanno bene che l'inverno sarà lungo e il sole raro, lo dice anche la storia della Cicala. Ancora una volta si muovono senza rumore; fanno le loro provviste e cominciano a lasciare la sala mentre la festa è ancora nel bel mezzo del divertimento...

Questa è la vita: non basta essere operosi per raggiungere le vette del successo, tuttavia la gioia di un giorno non costituisce la sicurezza dell'avvenire. 

Edda Conte  

 tratto da:  FANTASTICO, MA NON TROPO-  (TEP, PISA 1994)

 

LUPO  (favola)

 

Tutti gli animali della foresta si davano da fare  per cercarsi un rifugio ...

Sentivano l'avvicinarsi della bufera.

 Lupo si muoveva a fatica: era  ferito, stanco e affamato, ma soffriva soprattutto perché era solo.

A nessuno  veniva in mente che un lupo potesse sentirsi solo, anzi,  molti che lo vedevano zoppicare giravano al largo, perché non si fidavano di lui.

Gli alberi più grossi si piegavano come canne al vento, la terra, prima così solida e sicura, sotto le zampe tremava di freddo e di spavento.

Lupo non ricordava una giornata tanto terribile...; si trascinava disperatamente in cerca di qualcuno o di qualcosa ; negli occhi e nel pelo aveva ancora le tracce della sua fiera bellezza, il capo eretto di fronte al mondo spietato che forse godeva della sua presente debolezza.

 Ahimè, Lupo scontava la precedente aggressività, e nel momento del bisogno nessuno si curava di lui. Tra  poco  nell'ombra gialli occhi traditori lo avrebbero spiato...forse domani, chissà, qualche animale più forte lo avrebbe aggredito.

 Si fermò un attimo a riflettere. A chi avrebbe chiesto aiuto?

Sopra di lui il ramo di un'acacia svettava come un tenero bambù, e nella sua debolezza resisteva agli assalti del vento senza alcuno sforzo, anzi li assecondava  come se si divertisse, senza mostrare al mondo la grande paura che aveva.

Lupo alzò la testa come per un richiamo...

In quel momento una cosina minuscola si staccò dal ramo dell'acacia e scese fino a lui.

Il buio non era ancora calato, ma la foresta era già immersa nel silenzio fatto di quei piccoli rumori che preludono al riposo di tutti i suoi abitanti.

La cosina minuscola si posò sul manto grigio di Lupo, che era folto e caldo, e vi si sistemò come in un nido.

Passarono le ore terribili della tempesta. I due rimasero insieme senza parlare.

Il giorno dopo un linguaggio nuovo avvicinò il piccolo pennuto al temibile lupo, e da quel momento i due non si separarono più.

Gli altri animali della foresta cominciarono a guardare Lupo con altri occhi....e presto gli divennero amici.

 

Edda Conte  (da "Fantastico, ma non troppo.)  1994, T:E:P: Pisa

 

 

4 commenti:

  1. Ho già letto e commentato la fabula della mia Edda sulle api e le formiche, scopro oggi la breve vicenda, sempre scritta in forma di apologo, della solitudine del lupo, che pur malato, non riceve aiuti nella tempesta, a causa della fama, che lo avvolge e che diviene la sua trappola. Le parole rischiano troppo spesso di divenire reti e di non raccogliere, ma solo di coprire le storie delle vite. Il lupo deve essere pericoloso: è un assioma, una condanna. Ma il pettirosso o passero che sia, vive al di là delle reti, fuori dal recinto delle convenzioni, e si avvicina al povero lupo ferito con tenerezza e senso autentico di amicizia. Una morale superba sottende la favola della cara Toc ad Eden: siamo ciò che appariamo ed è difficile che gli altri vedano le corazze, capiscano le fragilità di ognuno. La chiusa è davvero commovente. La nostra eclettica talentuosa Artista inizia il 2021 più fertile che mai e annuncia la primavera dei cuori. La tengo stretta stretta!

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  2. Ringrazio Maria Rizzi e le sue sempre attente letture dei miei scritti ; le sono grata soprattutto per il suo senso di generosa e grande umanità che la qualifica persona speciale e amica preziosa.
    Un bell'inizio di questo anno che ci mostra il suo enigmatico volto in un tempo tanto difficile da vivere.
    Buon anno, amica mia!
    Edda, con affetto.

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  3. RICEVO E PUBBLICO

    Carissima Edda. Ho letto di getto questa tua ultima magia approdata su Leucade e poi l’ho riletta più volte per apprezzarne ogni suo singolo significato simbolico. Se la mia penna fosse in grado di scrivere il messaggio di emozioni che il cuore mi detta nel commentarla, non saprei trovare parole sufficientemente idonee per lodare la sensibilità della tua immaginifica arte allegorica. Sarebbe come pretendere di eseguire una meravigliosa sinfonia suonando con un pianoforte non accordato. Leggerti è sempre un dono di insegnamento e, se finora la mia stima nei tuoi confronti è stata grande, ora è divenuta immensa. Grazie per la pazienza che sempre mi concedi con irrinunciabile altruistica amicizia. Ti stringo forte in un abbraccio insieme al nostro Nocchiero Nazario.
    Lino D’Amico

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  4. Grazie Lino. Le tue parole hanno il calore dell'amicizia e il sapore di una sincera ammirazione , perciò fanno bene ....col cuore te ne sono grata !
    Ti auguro che l' anno appena iniziato ti porti tanto bene, così come meriti.
    Edda.

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