giovedì 28 gennaio 2021

MARCO DEI FERRARI: "RIFLESSIONI"

Dalla "lettura" di Pasquale Balestriere sulla "Biblioteca" di Nazario Pardini

(Riflessioni)

La "lettura" analitica che Pasquale Balestriere percorre compiutamente nelle sezioni della silloge pardiniana ("Dagli scaffali della biblioteca") induce a qualche riflessione.

Pardini è un nostalgico degli affetti e dei sentimenti memoriali, ma questa interpretazione non debba trarre in inganno: infatti i genitori, i fratelli, la campagna, la casa, i nomi (cose, persone, vicende... le connota Balestriere) non hanno esaurito il proprio quadro scenico concorsuale/collaterale perché "vivono" nella superiore umanizzazione valoriale del poeta che ne distilla ed invoca liricamente tempi e modi esistenziali senza soluzione di continuità in una unità omogenea e totalizzante.

Nulla sfugge al "dettaglio" intuitivo dell'artista che alimenta la "presenza" nelle immagini figurative dialoganti con i "ricordi" che tali non sono, in quanto introspezioni concrete di un vissuto/vivente in un oggi proiettato nel passato di un futuro ricorrente e coinvolgente oltre ogni misura.

Dalla "mostra" di sentimenti alla presenza di una "Biblioteca" vivente e arroccata nella sua indivisibilità espressiva il passo è breve.

Pardini lo percorre agevolmente "scomodando" Autori eccellenti, integrandone liricamente contenuti e progetti, interloquendo costantemente in una selettiva "opera" comunitaria, vivificandone i gesti artistici e linguistici, sempre trasfondendo si nelle loro passioni storicizzate individualmente.

Tutto il "gruppo" si ravviva, riemerge dall'oblio o dalla pigrizia di stanche disamine scontate e ripetitive: Platone e Dante respingono l'incontro, Catullo ci riprova con Lesbia, D'Annunzio rievoca la Versilia, Saba ritorna a Trieste dalla moglie, Pavese deluso onora il padre (Grande Padre), Cardarelli chiede visibilità, Ungaretti si spalma in Lucca, Pastouchi non dimentica la nonna, Caproni chiede di leggersi per la madre, Campana e Sibilla Alerano tornano a flirtare liricamente e non solo, Trilussa non cessa di satireggiare giocando con il proprio tempo e poi Foscolo, cultore della bellezza (afferma Balestriere) sofferto, illuso e serioso, anche Montale risorge e insorge, mentre Quasimodo nel dolore ripercorre gli anni della guerra, da ultimo il poeta stesso si offre indomabile ai "grandi" con la lettura delle sue 10 poesie sull'amore.

È la terza sezione che ci appassiona maggiormente per il culto pardiniano dell'amore.

Delia è la protagonista per eccellenza: per ogni dove, dalla spiaggia alle orme, dalla piazza al cuore, dallo splendore dello sguardo al drammatico declino...

Ma Delia non è un mausoleo del passato pardiniano; continua a vivere riumanizzata nella sua metamorfosi valoriale che non abbandona i canoni sacri (giovinezza... amore... bellezza...) ma li ravviva perennemente.

La memoria per Pardini non è il rimpianto o l'abbandono, ma una Nemesi perdurante che riequilibra scompensi fatturali o sentimentali, cadute e depressioni, tempi e spazi, Natura e trascendenza, bene e male, destino e libero arbitrio.

La Nemesi pardiniana è la novità intrinseca che guida al discernimento selettivo di tematiche nascoste nei poeti ospiti degli scaffali, tutti quasi pentiti di scelte lontane e irripetibili anche artisticamente; poeti disilluli e inquieti, stanchi di un oblio cartaceo zeppo di polvere e di tarli...

Una Nemesi che afferra e affonda ogni certezza acquisita per scoprirsi "bilancia" di equilibri, sintesi di saggezza esistenziale, luminosità di verità in divenire...

La verità di un "essere" dove l'amore senza tempo si trasforma in multiformi "essenzialità", armonie musicali, respiri corali, profumi di malinconie, orizzonti di silenzi, stagioni uniche di calori, colori e luci, "creato" di giorni irripetibili.

Pardini (che Balestriere definisce acutamente "poeta/bibliotecario") pertanto sigilla per sempre il suo patrimonio artistico/culturale intricandolo nella sovrapposizione delle opere (autore/scrittore e poeta/narratore così lo sintetizza Balestriere) e con un artificio dialettico ne converge gli esiti in un'elevazione spirituale dei valori eterni incardinati nell'Essere degli "esseri", custode della vita e della morte nell'Eden primordiale o nei "Campi Elisi" di Virgilio.

Ma Delia non è l'Eden perduto pardiniano, ne è il progetto sentimentale, l'"incompiuto" che anche la "Nemesi" deve accettare per non soccombere; i poeti della Biblioteca sono i "testimoni" di vita e morte che risorgono per un giorno indefinito al volere dell'Essere; i sentimenti sono l'estratto lirico del Poeta che occupano mente e cuore, appellandosi ai "grandi" con fiduciosa attesa...

Tutto questo narrato poetico si avvale di un "sentire" semplicemente profondo, spiritualmente leggero, ritmicamente lineare (Balestriere annota endecasillabi, settenari, quinari... suggestioni ed echi di sonorità toscane...) e la "spiritualità" pardiniana emerge in ogni dettaglio, nel cenno poetico, nelle impressioni intuitive come accade al pittore che onora l'Arte con l'immagine di "presenza" poliversamente cromatica (non a caso il Poeta "apre" con Chagall).

E Pardini è anche un "pittore" della Poesia nel suo più elevato significarsi di "sopravvivenza memoriale" (come sottolinea Balestriere) a servizio non solo individuale, ma altresì comunitario.

 Marco dei Ferrari


1 commento:

  1. Un abbraccio di parole per Nazario Pardini! : Pasquale Balestriere e Marco dei Ferrari,
    Due pilastri del pensiero, due colonne della cultura su terreno comune si innalzano in stile uguale e diverso, per celebrare la grandezza di un apprezzato monolite dell'arte: Nazario Pardini!
    Con ammirazione e affetto mi unisco e li saluto .
    Edda Conte.

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