domenica 3 gennaio 2021

LOREDANA D'ALFONSO LEGGE: "I CEDRI DELLA PALESTINA" DI LAILA SCORCELLETTI

Loredana D’Alfonso su “I cedri della Palestina” di Laila Scorcelletti

 

Loredana D'Alfonso,
collaboratrice di Lèucade

Una nuova lettura de “I cedri della Palestina” di Laila Scorcelletti, pubblicato dalla Ve.La. Editrice, mi ha riportato indietro nel tempo, ad una bellissima presentazione all’Isola Tiberina, in una calda serata dell’agosto romano.

Avevo il compito di moderare l’evento che vedeva la partecipazione di tre autori  e tra loro Laila, avvolta  in un vestito azzurro mare,  la più umile e con un tono di voce  sommesso, quasi timido.

Il suo libro, come avevo avuto già modo di verificare, era, a mio avviso, il più prezioso.

Laila Scorcelletti è un’artista a trecentosessanta gradi: scrittrice, poetessa, operatrice culturale, psicologa, insegnante, scenografa, disegnatrice, danzatrice.

L’Opera prende spunto da un diario scritto a mano dalla zia dell’Autrice, Hossneya, ed il manoscritto  ha dato vita a questo libro davvero interessante  per le memorie storiche, politiche e sociali visti dalla prospettiva della protagonista.

Hossneya nasce in Palestina, che allora era un Protettorato britannico.

Nel 1939 va in sposa ad un cittadino riconosciuto italiano, dà alla luce la sua prima figlia in Palestina, ma con il  pericolo di una “guerra lampo” progettata da Hitler in Europa arriva anche l’obbligo per gli italiani emigrati in Palestina di tornare in Italia.

La famiglia inizia il suo peregrinare:  Sardegna, Roma, l’Abruzzo. Nel racconto di Hossneya la guerra, i bombardamenti, la lunga e spietata occupazione tedesca.

La cruda realtà si stempera a tratti  in versi poetici e trasforma il racconto in una fiaba, leggera come un soffio: “Parlerò ancora piccola mia. Come una fiaba il mio racconto sfinirà il tuo animo…e dormirai”.

La donna con i suoi cari torna in Palestina, ad Haifa, nel 1947, la Lega Araba rifiuta lo Stato Palestinese succeduto al protettorato britannico, il 14 maggio del 1948  David Ben Gurion proclama la nascita dello Stato di  Israele ed ha inizio la lunga guerra tra arabi ed israeliani. La fuga di Hossneya e della sua famiglia prosegue in Libano, ma alla fine del 1949 l’ultima tappa obbligata è il ritorno in Italia.

Questo è lo scenario storico che fa da sfondo alle vicende della famiglia ed il racconto di Hossneya è intarsiato da poesie e disegni dell’Autrice che danno all’Opera un fascino da Mille e una notte.

La tua bocca non saprà dire le mie parole. Il tuo cuore non saprà tenere la mia collera. Il tuo animo non saprà sentire il mio amore per la Terra negata”.

Il libro è incentrato su questa figura di donna, forte e coraggiosa, e sulla sua sofferenza per non aver più potuto rivedere la terra natìa.

“Glacialmente bella, regale nell’espressione e nella postura, apparentemente fedele a tutte le tradizioni culturali che vogliono la donna sottomessa al marito, la dolce Hossneya non si sarebbe mai fatta dominare. Fragile e forte, dolce e astuta, era una pacifica guerriera”.

Il matrimonio, le prime due figlie, la realtà quotidiana, la vita dura da esule, la povertà, la guerra e il terrore, l’esistenza continuamente minacciata dalle rappresaglie  tedesche, il dolore per la perdita della terza figlia, Raina.

L’Opera non  è solo un diario intimo, ma parla anche della storia della Palestina e della cultura araba, della proverbiale ospitalità del popolo palestinese e della resistenza contro il governo britannico.

“Oriente, Oriente, terra misteriosa, pulsano le genti nel vivere quotidiano e i lontani  popoli ancora ascoltano il fascino degli echi melodiosi. Onde di sabbia infuocate dal sole. Miraggi d’acqua. Fieri cammelli. Palestina! Giallo l’oro della tua terra, succoso di agrumi e cedri…”

Profumo di incenso e di legno di cedro, sembra di vedere gli occhi neri ardenti della protagonista, di sentire la dolcezza della lingua araba che sussurra questi versi e definisce il libro come una testimonianza da tramandare di generazione in generazione, per non dimenticare le vicende  narrate da Hossneya, indimenticabile figura di donna uscita dalla penna sapiente dell’Autrice.

“Il tuo cuore non saprà ascoltare il mio dolore. Ma fiera, sei una donna fiera. Sento nella tua mente incalzare il ruggito della leonessa. La testa indomita si erge audace come l’innalza il serpente. Vedo la pantera nel suo sguardo. Ascolta. E non dimenticare”.

Loredana D’Alfonso

 

2 commenti:

  1. Straordinaria recensione della mia Lory alla nostra Laila! Si potrebbe definire un dono di famiglia, visto il legame che ci unisce da tanti anni... Loredana, con la passione, il talento e la professionalità che la contraddistinguono,si cimenta in un testo, estremamente caro al mio cuore, visto che a gennaio 2020, prima del fermo - vita, ho avuto l'onore di presentarlo alla Galleria Sempione, in un tandem che vedeva la sottoscritta e Laila intervistarsi a vicenda. I Cedri della Palestina coinvolgono emotivamente il lettore e lo trascinano in una dimensione antica e incantata, che è appartenuta realmente ai parenti dell'Autrice. La Palestina era un tempo terra di pace e di immigrazione...La vicenda è narrata dalla zia di Laila, Hossneya, che come scrive la nostra Lory, rappresenta la figura centrale del romanzo e racconta le peregrinazioni della sua famiglia. Mi piace ricorrere alle parole dell'Autrice dell'esegesi, cariche di magia, per mettere in risalto il valore del libro e dell'esegesi: "Profumo di incenso e di legno di cedro, sembra di vedere gli occhi neri ardenti della protagonista, di sentire la dolcezza della lingua araba che sussurra questi versi e definisce il libro come una testimonianza da tramandare di generazione in generazione, per non dimenticare le vicende narrate da Hossneya, indimenticabile figura di donna uscita dalla penna sapiente dell’Autrice". Sono felice per Laila, merita questo omaggio e plaudo Lory per la generosità che la sta guidando nella cavalcata tra i libri presentati. Le abbraccio forte forte entrambe ed estendo la stretta al Nume Tutelare, che rende possibile questi sogni...

    RispondiElimina
  2. Ringrazio Loredana D'Alfonso, amica e giornalista, per le parole che mi ha dedicato donandomi il suo tempo e le sue emozioni.
    Ringrazio il professor Nazario Pardini per lo spazio che mette a disposizione degli animi sensibili.
    Laila Scorcelletti

    RispondiElimina