lunedì 11 gennaio 2021

MARIA RIZZI LEGGE: "I GIORNI DELLA NEVE"DI LOREDANA D'ALFONSO

Maria Rizzi su “I giorni della neve” di Loredana D’Alfonso – Edizioni Tracce

 

Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade
La Silloge della mia amica LoredanaD’Alfonso, edita dai tipi di Tracce, nella collana Scritture e Orizzonti, diretta da Francesco Paolo Tanzj,  mi vede in grave ritardo, anche se ne ho seguito passo passo la nascita e il concepimento delle varie poesie. Il virus ci ha impedito l’incontro e ho ricevuto il testo solo adesso. L’emozione nel  vedere la copertina, alberi spogli nella neve alta, un inverno della natura e dell’anima; nel leggere la dedica alla cara, illustre Poetessa Maria Grazia Calandrone, "A Maria Grazia Calandrone che ha ravvisato nei miei semplici versi la dignità della Poesia", intrisa dell’umiltà che caratterizza l’Autrice nella vita e nell’arte; e soprattutto la dedica al marito, che ho conosciuto e per il quale ho provato sincero affetto: “A Carlo, / perché tutti i teatri del Cielo gli aprano le porte”, straordinario tributo all’amore per la recitazione del compagno di una vita… che mi è sembrato di veder rappresentare Pirandello. Miller, Eduardo nei campi dell’Eden…dicevo, l’emozione è stata simile a una vertigine. Non sono riuscita a frenare la commozione. E ho preso atto che scrivere della Raccolta di un’Amica così intima, sofferta, autentica, non è storia facile. Si perde il distacco necessario per essere obiettivi, per leggere senza sentirsi dentro alla storia, sedotti dall’empatia. La Silloge nasce, come spiega con coraggio e inimitabile capacità critica ìil prefatore Sandro Angelucci, da un trauma violento, la scomparsa improvvisa di Carlo a soli cinquattotto anni. Loredana in pochi minuti l’ha visto scivolare via dalla propria esistenza. Ha preso atto che il tempo è come un fiume, fino a quando il destino lo concede ci si nuota serenamente, ma nel percorso può avvenire di essere sommersi da un muro liquido che travolge e crea l’impatto con il dolore. In apparenza è solo strazio. Non si accetta l’idea di un riscatto, di un ritorno. Il tempo racconta quanto gli amori riescano a restarci vicini. In altra dimensione, certo, ma si rifiutino di allontanarsi… Non ci è dato sapere come sia il Cielo che abitano, ma conosciamo a fondo la casa, e scopriamo che restano lì, per proteggerci, rasserenarci, continuare ad amarci.

La lirica che introduce la Silloge spiega la scelta della neve, di un tempo maligno, che

spoglia gli alberi di ogni speranza.

 

“Erano i giorni della neve

  Voraci. Crudeli.

  Voragine si aprì nella mia strada”  - tratti da “I giorni della neve”

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La cara Loredana sboccia in Poesia con sette versi duri come sassi, che ripercorrono le prime ore dello strazio. Autobiografia, certo, ma anche inizio di quella che viene comunemente detta catarsi, e che Sandro definisce con la sua maestria, lievito per crescere nei mesi dell’elaborazione del lutto. E mentre scrivo prendo atto del luogo comune contenuto in questa frase, il lutto non si elabora, si vive ogni giorno, si scrive nelle pagine del paese dei ricordi, si consuma come pane, il cui ‘lievito’ aiuta a rinascere. La Silloge è un dono toccante, ma anche una rivelazione. Loredana viene alla luce in Poesia, dopo anni da scrittrice di prosa e indossa un abito che sembrava attenderla da sempre. Se fosse stata solo catarsi le liriche avrebbero avuto carattere intimo e il senso di provvisorietà che accompagna queste fasi dell’esistenza, invece i versi sono intimistici, condivisibili e soprattutto poderosi. La cifra stilistica dell’Autrice è nuova, originale, in parte ermetica, di una forza espressiva straordinaria. Lei cerca l’osso dei versi, per rifarmi ancora al prefatore, Maestro e amico, scarnifica, riduce, sottrae e rivela un’essenza che è vigorosa come tempesta di immagini, di colori, di sensazioni.

 

“Tunnel nero.

  Capanno di ferro e fumo.

  Fumo di brace spento,

  Di fuoco consumato.

  A terra cenere fredda

  E cocci di care stoviglie.

  Buio ovunque.

  Ma dai vetri rotti

  Forzano

  Giochi di luce

  Impigliati nella polvere”  - La lirica  “Tunnel”

 

Già nelle prime liriche si evince la volontà di risorgere, di lasciare che dalla ‘cenere fredda’ si levi l’Araba Fenice. L’Autrice comprende che esiste qualcosa di più grande della morte, la presenza degli assenti nel tempo dei vivi, la loro volontà di vederci coraggiosi. E nei suoi occhi da cerbiatta, velati dalla malinconia, sembra danzare una fiamma agitata dal vento. I versi nascono da soli, bussano alla porta della sua coscienza, e sono cesellati come diamanti. L’Arte, talvolta, ha bisogno dei periodi di dolore per palesarsi e il caso di Loredana ne è la dimostrazione. Lei mentre vestiva la Poesia continuava ad asserire che si trattava di una fase di transizione, che presto sarebbe tornata a scrivere solo in prosa. Coloro che, come la sottoscritta, si avvicinavano alle sue liriche, pensavano esattamente il contrario. Nella mia Amica si stava palesando la poliedricità, tipica dei veri Artisti e la primavera della Poesia ne era una tonante dimostrazione. Nulla di transitorio, di fugace. Un nuovo volto, radioso quanto i precedenti, per esprimere le infinite sfumature della nostra stagione terrena. Non mi arrogo il titolo di poetessa, in quanto sono consapevole di aver lasciato i versi nel 2000, marcando i miei limiti, e scegliendo la narrativa, ma distillo linfa per la prosa dall’arte che, come ho già scritto, ritengo sia l’origine di ogni forma di scrittura e venga oggi, ingiustamente relegata al ruolo di cenerentola dagli editori, dai librai e dagli acquirenti, e mi cibo di sillogi come del pane quotidiano, per cui credo di riuscire a ‘sentire’ la voce del Poeta autentico. L’amicizia che mi lega a Loredana non ha mai influito sulla veridicità del rapporto. Ci siamo dette il vero in ogni occasione. Le sue liriche mi fanno tremare l’anima, spesso la lacerano, ancora più spesso la carezzano.

 

“Purtroppo

Il sole cadde

E non vi fu rimedio”        - La lirica “Il sole”

 

Quanti Autori racchiudono in tre versi il nucleo di una storia? Io penso a Ungaretti e

per un’ esordiente mi sembra straordinario. L’Autrice rivela in ogni lirica di possedere qualcosa di unico che divide con il mondo. E di farlo in modo inconsapevole. Dimostra che nella vita nessuno possiede nulla, può solo appartenere a qualcosa… e la Nostra appartiene all’ispirazione. Pur sollevando la valigia del ritorno dall’avventura più pesante del suo tempo, racconta che ha un’eternità per riprendere la lotta. La nostalgia del perduto, ovviamente, tesse ogni giorno i fili spezzati, per ricomporre un paesaggio sul quale incollare le immagini:

 

“Si cenava su una barca

  A Bristol

  Cullati dal fiume

  Il treno ci portava a Bath

  Acqua termale a un passo

  Dalla campagna inglese.

  La casa di Jane Austen

  Era un po’ anche la nostra

  Parlavamo senza parlare

  Non c’era nulla da aggiungere

  A ciò che vivevamo

  Sapevamo tutto quello

  Che c’era da sapere.”              -        La lirica “Bristol”

 

Ma il sole sorge e forma un ricamo sempre più luminoso. Loredana è aiutata nel cammino verso il chiarore dalla fede, intesa non come il ricorso disperato a un Dio

che ha il compito di rimboccare le paure, ma come suggerisce ancora Sandro Angelucci, ‘impegnandosi nella ricerca interiore per mettere in pratica ciò che la religione stessa suggerisce’. “Verrei a prenderti / Lo sai / per riportarti per mano / Da me / ma tu sei Luce / e mi sfuggi / Pace ti circonda” – tratti da “Luce” . La preghiera è  lo strumento che permette di comunicare con il cielo per mettere in pratica la parola di Gesù sulla terra. Il suo significato più profondo non ha nulla a che vedere con le richieste intime e spesso materiali. La tensione verso l’alto della nostra Poetessa è verticalità esente da sovrastrutture. “Ma la preghiera della sera / E’ fiducioso abbandono / Che suggella l’alleanza con il Creato” – tratti da “Preghiera” Scorrendo la Raccolta si cominciano a sollevare i piedi dalla neve e a trovare le liriche in levare. Vi è la determinazione a superare le emozioni negative che ossidano la vita. A scoprire nuovi alberi vicini, come quelli della copertina, vicini e in fiore. Il mondo degli affetti si stringe intorno a Loredana per aiutarla a combattere le emozioni negative e l’impulso creativo cresce prepotente, passionale, le detta di lasciarsi andare lungo i torrenti della sua Poesia scarnificata, densa di pathos, di sangue, carne e di segnali di primavera:

“Nasco ora

  Di nuovo

  Come quando uscii

  Dalla carne

  Di mia Madre.

  Nasco nuova

  Albero adulto ma pieno

  Di tenere gemme”              -     la lirica “Nasco ora”

 

Mi sembra che il testo, di rara delicatezza, si possa considerare il superbo omaggio al compagno di una vita, alle isole dei ricordi visitate con lui, ma anche la nascita di una donna nuova, forte, fiera, e di una Poetessa così compiuta che, com’era prevedibile, non smette di comporre versi una volta terminata la catarsi. Le liriche nascono all’improvviso, e nell’orchestra dell’arte, il suo assolo si leva altissimo a stordirci. Mi sento di ringraziare Loredana per questa Silloge. Sono tornata indietro nel tempo stretta a lei, ma ho ripercorso i giorni  ‘salpando / verso il futuro / con poche cose / le più importanti – Parafrasi di “Si salpa” E sento di chiudere questo scritto, che forse ha carattere di lettera più che di recensione, dedicandole i primi versi di una delle liriche che ritengo più adatte al suo nuovo Sogno:

 

“Accadde in quell’età… La poesia

  venne a cercarmi. Non so da dove

  sia uscita, da inverno o fiume.

  Non so come né quando,

  no, non erano voci, non erano

  parole né silenzio,

  ma da una strada mi chiamava”   - estratti da La Poesiadi Pablo Neruda


Maria Rizzi

 

  

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5 commenti:

  1. Carissima Maria,

    puoi immaginare la mia profonda commozione nel leggere queste tue preziose pagine sulla mia silloge.

    Posso dire che sono felice di essere riuscita, con "I giorni della neve",a comunicare i forti sentimenti che ho provato dentro di me.

    Non riesco a dirti altro, sono molto emozionata da questo splendido dono e ti abbraccio grata, con tantissimo affetto.
    Loredana

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    1. Lori, mia adorata Lory, mi sono commossa con te e ho camminato nella neve accanto a te, poi insieme abbiamo visto le gemme fiorire. La gemma più splendente è la tua nascita in Poesia. Sei versatile, ricca di fantasia, forte come i giunchi, che sopportano ogni tempesta, bella e vera! Grazie a te di tanto Dono, perdonami il ritardo e... un grazie speciale al Nocchiero, che ci concede tanto spazio con immenso altruismo. Vi stringo entrambi al cuore!

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  2. Maria Rizzi scrive una testimonianza toccante che parte dal cuore, ma tiene ben salde le redini di una realtà, quella del dolore dell'Autrice . l'opera è meritevole di tutto il rispetto e l'affetto dell'amicizia.
    Maria Rizzi è notoriamente "abbraccio universale" e una penna generosa, ma qui si abbandona ad una partecipazione totale, che non ha bisogno di parole alate per mettere in evidenza il valore poetico di un lavoro che ha tanta forza emotiva. Le parole di elogio per il significato artistico della silloge nascono spontaneamente dal ritratto di una Poetessa che nella sofferenza della vicenda tragica vissuta ha trovato l'occasione di rivelare il suo io di vera artista .
    Esprimo tutta la mia ammirazione per i sentimenti che da questo commento di Maria Rizzi trapelano con sì tanta forza.
    Il mio abbraccio a entrambe le Autrici.
    Edda Conte.

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    1. Edda, toc ad eden, qui l'eden lo tocchi a tutti gli effetti, in quanto cogli la mia totale partecipazione alla silloge di Lory... Sono rimasta incatenata al susseguirsi delle liriche, che mi avvolgeva nella storia che ben conosco. Lo sbocciare dell'Autrice in Poesia credo rappresenti il risultato di questa catarsi. Con la tua sensibilità speciale non potevi evitare di cogliere tutto. Ti sono infinitamente grata e, naturalmente, estendo la gratitudine alla nostra Loredana. Vi tengo strette strette entrambe!

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  3. Mia cara Edda, grazie del tuo commento e del tuo abbraccio.

    Le tue parole rivelano la tua sensibilità ed è proprio vero che la poesia ci viene a cercare, forse per poter esprimere qualcosa di così profondo, luoghi inesplorati dove la prosa non avrebbe parole.

    Maria mi ha regalato un' emozione immensa. Vi abbraccio entrambe!

    Loredana D'Alfonso

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