mercoledì 13 gennaio 2021

NAZARIO PARDINI LEGGE: "OLTRE IL BORDO" DI FRANCA ALAIMO

Franca Alaimo si presenta sulla scena letteraria con queste 24 (ore della giornata) perle che incastonate in una collana di valore orafo danno l’idea della valenza della scrittrice, sia a livello ontologico che scritturale, sia a livello umano che di ricerca:

 

risveglio

 

Mi slaccia dai sogni

la luce del giorno,

ma io più non voglio,

non voglio più

alzarmi, lavarmi, gettare

nel groviglio del tempo

il mio respiro animale.

Facciamo che poco a poco

mi sciolgo, mi sfrangio,

impalpabile e chiara,

con la leggerezza

di un angelo,

che cado,

che cado.

 

Una poesia nuova, apodittica, fatta di versi brevi, oscillanti come un diagramma musicale fra misure  ampie e rattenute a reificare i momenti più o meno intensi del vivere. Un sabiano movimento espressivo che tiene però l’inquieudine esistenziale di  memoria sereniana.

Basta   partire dal risveglio, poesia che introduce la silloge, per rendersi conto della fattura compositiva della scrittrice. Tutto è morbido, piacevole, musicalmente scorrevole, quasi un ossimorico  gioco compositivo se raffrontiamo il patema con la scorrevolezza della versificazione. Sì, perché in queste   24 liriche la poetessa traccia un cammino giornaliero, un odeporico cammino, un nostos fatto di burrasche e bonacce, come lo è ogni navigazione, ogni  viaggio umano.  Si naviga diretti ad un’isola che tutti bramiamo nei nostri pensieri, ma non è detto che incontrando scogli e trabucchi, il viaggio non si complichi e che la barca, pur solida e resistente, non  possa sfasciarsi. Va bene la Nostra è disposta a salire su una tavola scampata, e con i due remi nelle mani, non tenti di navigare verso quel porto, verso quella meta che rappresenta la pace, l’amore, la serenità, il bisogno di soddisfare le nostre irrequietezze, di conquistare  la nostra quietudine. Si spera solo che faccia bel tempo e che il sole illumini le onde per rendere il tragitto più abbordabile. Basta vedere il faro, la luce  del porto, che poi non è altro che la luce della vita, di un cammino che si fa piano e scorrevole per il nostro andare. Ma chi dice che l’esistere così sarebbe umanamente ottimale, senza inciampi, senza motivi di indugio e di riflessione; certamente il fatto di esistere si farebbe più complesso ma anche più umano, più epigrammatico, più vicino al paradigmatico gioco della vita. Quindi viaggio, solitudine, amore, riflessione, sentimento, ricerca, fuga dalle aporie del quotidiano  verso quell’isola di pace e di serenità, par dessus le troit direbbe Paul Verlaine, al di là della siepe, di quel muro che delimita i nostri  progetti, oltre il quale ci sarebbe più facile allungare lo sguardo all’infinito. Anche se si sa che l’uomo di fronte al niente e al tutto si troverebbe a disagio, disarmato, dato che la nostra vista è bieca, insufficiente a scavalcare gli orizzonti. Questo è il nostro destino, avventurandosi negli spazi che vanno oltre la nostra terrenità si rischia di perdersi  nelle grinfie dell’assoluto. Diventare pazzi non è affatto difficile di fronte a questioni che non hanno soluzione.    D’altronde ce lo dice la Nostra già col titolo della plaquette: Oltre il bordo.   E il bordo non è forse quel limite oltre cui si cerca di andare, ogni giorno, ogni momento,  per sottrarsi al reticolo in cui ci sentiamo impigliati?   Forse sta proprio nella lirica conclusiva il focus del “poema”; il succo della vicenda esistenziale della Alaimo; tentare di rompere le sbarre della prigione per vedere quella luce che ci fa vivi:

 

Un altro mattino Sono già le sei:

l’aria ha la tenerezza delle foglie nuove.

Sto alla finestra con la mia corta

camiciola di cotone, scialba

e spenta di brame, come se il mio cuore

si fosse perduto nel reame del sonno.

Ascolto nella casa accanto esplodere

urla di rabbia, e tra stoviglie sbattute

e prolungati singhiozzi scuotersi

le sbarre del mondo, nostra amara prigione.

 

Nazario Pardini

 

2 commenti:

  1. RICEVO E PUBBLICO

    Carissimo Nazario, sei stato velocissimo e...bravissimo. Ed è vero: il messaggio sta nell'ultimo testo che spiega il perché del titolo: la voglia di andare oltre il carcere della quotidianità e raggiungere tutto quello che si sottrae alla nostra ricerca di senso. Grazie per gli accostamenti a due poeti di valore. La tua è una penna agile e profonda che sa entrare dentro il tessuto esistenziale che sostanzia la scrittura dei poeti. Ho letto tante tue recensioni in questo ormai lungo dimorare nella casa della poesia.
    Ti ringrazio infinitamente per questo dono così bello. Con tutto il mio bene,

    Franca

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  2. Consentimi, caro Nazario,
    di ringraziarti anch'io - anche se indirettamente - per aver portato su Lèucade la grande poesia.
    Lo dico con cognizione di causa in quanto mi sono immerso completamente nella lettura di "Oltre il bordo" della carissima Franca: un libro che in 24 ore racchiude la vita intera. Da un'alba all'altra; da una nascita all'altra.

    Sandro Angelucci

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