sabato 10 ottobre 2015

CLAUDIO VICARIO "INEDITI"


Claudio Vicario collaboratore di Lèucade


Alla luna

Luna, soffice luna
che ispiri ai poeti impossibili sogni,
che ti specchi su l’acque del mare
e ti lasci cullare dai flutti.

Luna, dolce luna
che illumini il cuore agli amanti,
rifletti pensieri d’amore,
fai da eco alla voce del cuore.

Luna, carezzevole luna
che conosci i reconditi anfratti
dei profondi e nascosti pensieri
di chi soffre un amore passato.

Luna, bianca luna,

mostra il tuo volto stasera,
carezza le onde del mare,
i rami ondeggianti del pioppo.

Luna, candida luna,
componi con me questi versi,
sussurra, rischiara anche l’ombre
di amori finiti e lontani.



Basta un’alba


Hai saputo trasformare in leggere piume
le oscure nubi e gli struggenti desideri
che avvolgono l’anima, ricordi dal sapore
di emozioni filtrate da attimi di sentimento.

Struggente è il desiderio del tuo esserci,
della tua presenza, di un abbraccio d’inverno,
di una dolce melodia di felicità. Non fuggire
al mattino quando il desiderio germoglia.

Amare è come guardare oltre l’orizzonte,
cercare nel cielo un sogno, immergersi
nell’alito di un sospiro, di un sorriso,
di attimi vissuti sottratti alle inutili parole.

Ti cerco nei prolungati pensieri di ieri,
nelle parole che stringono la gola
e parlano con la dolcezza di uno sguardo
che suscita ricordi indistinti e nostalgici.

Il volo di un gabbiano squarcia la sera,
accresce e dilata l’irrealtà della notte,
la scolpisce nella magia della solitudine,
ma basta un’alba per sentirti vicina.




Fiore di cristallo infranto…


Non ho ancora vissuto

i miei giorni più belli,
non ho ancora visto
il mio mare più azzurro,
non ti ho ancora detto
le cose che volevo dire
e che non dirò mai.
La tristezza, i sogni romiti,
l’impossibile, sono nei tuoi occhi,
ma non la disperazione
della mia anima prigioniera.
Dove hai posato piede
è spuntato un prato e rose in fiore,
il tuo pianto è perle nelle mie mani,
sei il mio sogno irrazionale
che svanisce nel momento di afferrarlo.
Me ne vado come sono venuto,
mi porto via un po’ del tuo prato,
la più bella delle tue rose fiorite,
un po’ della tua luce e della tua infelicità
e un po’ del tuo equilibrio e della tua saggezza.
Mi allontano in punta di piedi, in silenzio,
ma non è un addio per sempre:
arrivederci, fiore di cristallo infranto…



Ascolta

Ascolta questo canto dell’anima
che ci trascina oltre la riva,
oltre quella luce che si chiama vita,
oltre quelle foglie che hanno smesso
di sussurrare d’aurora e di rugiada.

Ascolta questo quotidiano amore
appena sfiorato dal vento autunnale
fatto di seduzioni lievi, di sospiri nell’aria
che si dissolvono nella luce filtrata
dal risveglio di una nuda trasparenza.

Ascolta questa ombra silenziosa avvolta
nel pudore di sguardi, di spazi vuoti
che riempiono la mente di vite passate,
perdute, possedute, cadute e rialzate,
dal sapore sconosciuto e confuso.

Ascolta quest’anima chiusa, immensa,
questa fragile verità, questa  immagine
che non tace dinanzi alla luce riflessa
da una proiezione all’apparenza perfetta,
che si perde, che calpesta se stessa.



Claudio Vicario 

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