mercoledì 21 ottobre 2015

CLAUDIO VICARIO: "INEDITI"

Claudio Vicario collaboratore di Lèucade


A volte i sogni diventano realtà


A volte i sogni diventano realtà,
aprono le ali e spiccano il volo.
Ho inseguito a lungo un progetto
folle, assurdo, per dar nuova linfa
all'argentea fronda dei capelli,
per dare uno scopo al tramonto.
Hanno tentato di cancellarne il senso
e mi sono ritrovato tra rami secchi;
ne ho fatto legna da ardere
e ne ho appesa l’ombra ad un muro
fatto di aride pietre, un dì oasi
su cui posare momenti di vita,
lustro per occhi in ritrovata luce.
Ho un calice pieno d’immensità,
sento un vento nuovo accarezzarmi
che non lascerò scivolare via
dove i sogni non si materializzano.
La scena continua nel tempo a venire
fino a raggiungere l’approdo finale.
Sono risorto da un’immagine distorta,
persa nella valle dove il canto muore
sollevato dal vento che sradica cipressi
e la luce si ferma al volgere del giorno.
Passo dopo passo cercherò la strada
per arrivare fin sulla vetta,
dove un vortice distrugge se stesso
con assurda ferocia annientandosi
e la tempesta spazza via le foglie morte
che non osano resistere al vento.
Odo lamenti lontani, soli, abbandonati.
La vita non può scorrere nel silenzio,
non ci sono parole oltre la verità,
né resta germoglio di vera vita
in una vuota realtà orfana di poesia.



Chiamami amore


Chiamami amore 
ed io ti chiamerò mio amore,
gioia, passione, desiderio,
mia gioventù risorta,
luce degli occhi miei nel buio spenti.
Chiamami amore
e ti darò il mio amore,
faro al mio navigare
senza meta,
ultimo porto dopo la tempesta.
Chiamami amore
ed io ti chiamerò mio fiore,
mia orchidea, mia rosa senza spine,
mia gemma luminosa della vita
trovata un dì per caso nel deserto.
Chiamami amore
ed io sarò il tuo amore,
la tua passione folle, il desiderio,
ciò che non hai mai avuto
è ciò ch’io ti darei.
Chiamami amore,
amore, amore folle, fuoco,
amore che realizza i sogni miei
e i sogni tuoi, in un amplesso eterno
che supera i confini della vita.



Cerco un attimo di poesia


Cerco un attimo di poesia,
un sorriso nel tormento
straripante di emozioni,
l’attimo fuggente ma eterno
in un esilio oltre l’armonia,
per emergere da questi eventi
sbocciati su un arido anfratto.
Rifletto, aspetto,
invoco la tua mano
nell’assenza di versi
in un equilibrio
mescolato allo stupore
per una luce spenta
sul confine delle melodie,
sul canto del tempo e di una follia
senza più domande né risposte,
senza più ombre prodotte da ombre.




Amo questo silenzio

Amo questo silenzio, brucia il seme
che ho sparso per la terra ed il suo frutto,
quasi ad illuminare in ogni parte
questa volta del cielo che ora arde
mentre riscalda il cuore il desiderio
perch’io non giaccia alfine nell’immenso
in tristezza infinita e già disperso,
né ci sia pianto a consolar mia Croce.
Ora e in eterno questo mio pensiero,
verde all’interno che mi tiene in vita,
accesa ha luce, rifulgente è l’astro
che non si spegne tra caduche spoglie
né è ospite negato all’altra sponda.
Più fredda luce altri già raccoglie
senza più frutto né più speme alcuna;
aspra si leva ed ogni spazio invade,
ogni crepa e ogni piega della mente
mentre un pensiero di tristezza tinge
quell’acqua di esistenza che alta leva
le chiome impervie fino al ciel romito
dove saziarsi d’altro cibo è gramo.
Non per voler di sangue, vero amore,
già penetra la terra nel profondo
e l’infinito in fino all’imo fondo.
L’anima dunque è il seme della vita
già destinato a fecondar la terra
ove luce riscalda e acqua disseta,
o è finzione senza valore alcuno,
lama crudele che discerpa il corpo?




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