Maurizio Donte collaboratore di Lèucade |
In morte di Giorgio Torzini
Ben altre
penne, altri ebbero in sorte,
Giorgio, e ben altro canto di poeta
accompagnò altri, per pagar moneta,
a chi all'Eliso ci trasporta in morte.
Giorgio, e ben altro canto di poeta
accompagnò altri, per pagar moneta,
a chi all'Eliso ci trasporta in morte.
Crudele fu il
destino e la tua forte
fibra non ti condusse ad altra meta
che a questa tomba; ma ti sia di seta
l'ombra ed il vento t'apra le sue porte
fibra non ti condusse ad altra meta
che a questa tomba; ma ti sia di seta
l'ombra ed il vento t'apra le sue porte
innanzi allo
splendor d'eterna vita:
di te così canterò la memoria...
In questi versi stan poche parole,
di te così canterò la memoria...
In questi versi stan poche parole,
nulla diranno
alle persone sole,
ai tuoi cari, di tutta la tua storia.
Poco di noi riman, quand'è finita.
ai tuoi cari, di tutta la tua storia.
Poco di noi riman, quand'è finita.
-
Finito è il tempo e la ragione cruda
Finito è il tempo e la ragione cruda
non basta a contemplare il bene eterno:
e sento freddo, come fosse inverno
e altro non vedo che una fossa nuda.
Altra sorte non c'è; che mai s'alluda
ad essa! Tutto scivola all'esterno
di noi, ma quando il dolore fraterno
coglie, non c'è mai nulla che l'escluda.
Amico, sono qui che di te parlo,
vado tessendo il tuo funebre elogio
ma dentro mi domando: chi sarà
quel giorno a dirlo a me? Chi a me farà
lo stesso? Corre intanto l'orologio,
logora, mentre in me lavora il tarlo.
Maurizio
Donte
E' passato quasi un anno, il tempo vola, amico mio carissimo. Ti ricordo qui e altrove, nel tuo essere scrittore, e spiritaccio da toscano qual eri. ti sia lieve la terra e alto il cielo.
RispondiEliminaImpossibile dimenticarlo! Nel mio cuore è comunque sempre vivo.
Eliminanel nostro cuore vivrà per sempre
EliminaAnimula, vagula, blandula,
RispondiEliminahospes, comesque corporis
quae nunc abibis in loca?
Dove andrai, ora, mia piccola anima,
errabonda e scherzosa,
ospite e compagna del corpo?
Dove andrai, errando sul mondo,
tra le piccole scintille di niente
che rimangono sul confine, incerte,
come fossero quelle le uniche
ancore del nostro presente?
Va errando la nebbia sul tempo,
silenziosa, avvolta dal nulla,
come un pensiero che piano ti culla
e si disperde nei tanti ricordi.
Non chiedere, non pensare che torni,
sola resta una voce,
ultima eco cui essere sordi.
Nulla vale di noi
e vana è questa rincorsa, che termina
sul finire confuso dei giorni.
Grazie carissimo Professore
RispondiElimina