mercoledì 21 ottobre 2015

MAURIZIO SOLDINI: " C. BAGLIONI NEL NOVERO DEI POETI LAUREATI"


Maurizio Soldini collaboratore di Lèucade



Articolo - Letteratura

di Maurizio Soldini

A fine luglio di quest’anno sono incappato sul Blog di Claudio Baglioni dove ho trovato dei versi scritti dal cantautore romano

Il mare dovrebbe educare al silenzio.
Ha suoni meravigliosi e sensibili.
Soffi tenui e sfumature così sinuose.
Scrosci potenti e rapidi scatti.
Scoppi improvvisi e laceranti sirene.
Mille voci stupende
che non puoi che ascoltare
restando a bocca aperta
e senza parole da dire.
Si potrebbe vietare perciò di parlare,
di alzare troppo i toni e il volume,
di fare rumore.
Proibire il chiasso e il casino.
Magari non a tutte le ore.
Ma almeno all’alba e al tramonto.
Quando raccogli il cuore
come una conchiglia spiaggiata
e ti raccogli anche tu
mentre senti, muto e rapito
chissà dove e per dove,
la musica più vera del mondo.

A quel punto, apprezzando il cantautore, nonché anche molti testi, non tutti ma buona parte, ma sempre nell’ambito della musica leggera, e avendo notato come i suoi fans gridassero alla “poesia” che andava elargendo il loro beniamino, mi sono sentito di scrivere un commento a questo testo, riproposto anche su Facebook, dove dicevo tra l’altro:

A Claudio Baglioni
Caro Claudio,
 ti apprezzo molto come musicista e anche come cantautore. Ma la poesia è qualcosa di diverso. Forse tu dirai che questa è solo una nota. Come negli ultimi tempi ne stai scrivendo molte. Ma il fatto di averla scritta in versi può ingenerare qualche confusione in chi ti legge. Tanto è che molti commentano con: ”poeta!”.
La poesia è veramente qualcosa di diverso. E tu lo sai sicuramente.
 E allora, non confondere le acque e di’ a tutti noi che questa non è poesia, perché la poesia sta altrove.
 La poesia, qualcuno dirà, che cosa è la poesia? Sicuramente la poesia può essere declinata in molti modi, ma certamente non con quel tipo di scrittura. E ora su due piedi mi verrebbe da dire che la poesia è quel momento in cui la parola è travolta dallo stupore di un istante in cui il significante è scavalcato dall’allusione del significato, come quei “pontili deserti che scavalcano le ondate” che tu hai ripreso e attualizzato molto bene in musica da uno dei maggiori poeti del Novecento: Mario Luzi.
 Un caro saluto montesacrino, anzi scritto proprio vicino alla tua via Suvereto.
 Maurizio Soldini

Evidentemente il caro Claudio Baglioni, ma soprattutto il suo staff, si è ben guardato dal prendere in considerazione la mia nota ai suoi “versi” e proprio oggi trovo scritto che il 5 novembre 2015 uscirà un libro di poesie, probabilmente intitolato “Inter nos”, edito nientemeno che da Bompiani.

Ecco la fonte:

Claudio Baglioni – dalla musica alle parole
Articolo di Flavia Tartaglia


L’autrice dell’articolo scrive: “Si tratta di una raccolta di tutti gli ‘status’ pubblicati dall’artista sul suo social network da cinque anni a questa parte. Cinque anni di post, con i quali Baglioni comunica la sua visione elegante e profonda delle cose e dunque risultano ‘status poetici’, sia per la genialità di cui sono frutto sia visivamente in quanto scritti come fossero dei versi, condivisi con il popolo dei social, che, proprio come le sue canzoni, offrono tutti i modi per rispecchiarsi e far riflettere sul mondo di ‘fuori’ e sul mondo di ‘dentro’. Perché quella di Baglioni da sempre è una ‘voce interiore’, sebbene sia esternata attraverso mezzi di comunicazione come la musica o, in questo caso, semplicemente le parole”.
Insomma Claudio Baglioni ha scritto comunque un libro di poesie dacché “comunica la sua visione elegante e profonda delle cose e dunque risultano ‘status poetici’, sia per la genialità di cui sono frutto sia visivamente in quanto scritti come fossero dei versi”.
Altro cantante – poeta. Altra operazione editorial-commerciale fatta da una casa editrice di tutto rispetto in un momento in cui si parla tanto di crisi della poesia e di grandi editori che hanno deciso di chiudere alla poesia e ai poeti, alla poesia vera e ai poeti veri.
Lascio a chi legge le considerazioni del caso che sono facili ad appalesarsi.




40 commenti:

  1. Purtroppo è storia vecchia ! Solo se sei un calciatore di successo , un prelato in vista, un attore riconosciuto , un politico in auge , un venditore di dischi puoi avere accesso alle case editrici maggiori. La vera poesia alberga normai soltanto tra qualche casa editrice piccolina e poverella. Mi accontento di essere presente nella "Letteratura italiana" di Asor Rosa , mi accontento delle numerose recensioni positive ricevute , e me ne frego di Mondadori e compagni , perché la "Poesia" vera vedo che vive bene tra il pubblico che conserva un bagaglio culturale di rispetto. Condivido in pieno tutto quanto ha scritto Maurizio Soldini e mi accompagno al suo disgusto. Mille auguri. http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.com

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  2. E' davvero sconcertante leggere notizie di questo genere. Baglioni é un bravo cantautore, non v'é dubbio, ma se si dovesse parlare di poeti potremmo far riferimento solo a Fabrizio D'André... Eppure non mi risulta che abbia pubblicato libri di 'liriche'. Se non operiamo un distinguo si rischia di cadere in una trappola ben più grave della pubblicazione dei libri di Totti, al quale saggiamente allude il professor Spagnuolo. Che i personaggi dello spettacolo vendano é un fatto tristemente assodato, ma qui si parla di poesia e la storia si complica! Pur non scrivendo più in versi da molti anni sono una persona che opera con amore nel settore dal 1990 e ho letto tanto, mi sono nutrita della grandezza dei veri Poeti. Mio padre mi dimostrò come si può rispolverare i desideri tenuti nel cassetto, iniziando a comporre sonetti e lirica in metrica a settant'anni... E la frequentazione del mondo artistico mi ha permesso di venire a contatto con centinaia di autentici Poeti. Pubblicare un libro di Baglioni, attribuendogli la qualifica di poeta significa regredire, tradire lo studio e l'impegno di coloro che sono dotati di arte e di ispirazione. La Mondadori chiude, perché le Sillogi non si vendono e Bompiani pubblica un nuovo sedicente poeta... Quanta confusione possiamo generare nelle nuove generazioni con un assurdo simile? Lo studieranno a scuola, tra i Poeti contemporanei, mentre autentici pilastri del lirismo rimarranno nel sottobosco delle piccole case editrici, magari a pagamento. A mio modesto avviso sono questi i gravissimi passi indietro che la società 'liquida' in cui viviamo, sta compiendo. Si svende ciò che fa audience, si asseconda la moda e, pur senza un progetto preciso, si tende a sopprimere l'arte! Credo che il volume andrà a ruba e che si spacceranno i suoi testi per autentiche poesie. Ma non possiamo lasciare che sia...
    Abbiamo il dovere, in qualità di operatori culturali, di non offrire servigi di alcun genere a chi scrive testi per canzoni che non decollano...
    La crisi, di cui tanto si parla, é soprattutto etica. Possiamo rispondere con la morale di coloro che rispettano la dignità delle persone. Io rispetto Baglioni e molti altri come cantautore, non saprò, né potrò mai accettarlo come poeta! Se anche fossimo in due a rifiutare la diffusione del suo testo saremmo già una folla... E' l'unica risposta che abbiamo il dovere di dare!
    Non immaginavo si potesse arrivare così in basso. Saluto il Professor Nazario, Maurizio Soldini e il Professor Spagnuolo per aver messo gli ospiti del blog a conoscenza di quest'ennesima operazione commerciale e non mi abbatto! Combattiamo per l'umanesimo!
    Maria Rizzi

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  3. La signora Flavia Tartaglia che ha firmato l'articolo qui riportato dal nostro Maurizio Soldini, forse non ha ben chiaro il concetto di "poesia" e lo dimostrano proprio le sue parole. Definire "poetici" gli "status" del cantautore può anche essere corretto. E' un po' come definire "prosa lirica" quei componimenti in prosa pervasi da un afflato poetico. Ma dire che sono poetici anche "visivamente in quanto scritti come fossero dei versi”, mi sembra l'affermazione assai infelice di chi di poesia non ha la minima competenza e non ha chiaro cosa sia un verso che è ben lungi dall'essere una riga di scrittura, interrotta da un "a capo", che avviene un po' prima del margine destro del foglio e che spesso non coincide con la fine di una frase. Un verso è l'unità di base della scansione del "discorso in versi", ovvero un discorso la cui struttura è motivata, oltre che dal significato, anche da principi formali estranei al significato. Sostanzialmente può trattarsi di una serie di sillabe strutturate secondo regole ben precise (versificazione metrica), oppure di una serie di sillabe liberamente formata. E un verso può anche definirsi come l'unità minima che teoricamente può costruire da sola un discorso in versi di senso compiuto. Ciò premesso, mi verrebbe da chiedere alla signora Tartaglia come abbia rilevato versi, ad esempio, nelle frasi:
    "Proibire il chiasso e il casino.
    Magari non a tutte le ore.
    Ma almeno all’alba e al tramonto."
    Frasi, oltretutto, spezzettate da una punteggiatura incongrua e un andare a capo assolutamente inutile.
    Vada, dunque, per gli "status", ma non si parli, per carità, di poesia.
    Ho come la sensazione che oggi ci sia la tendenza a voler diventare tutti poeti e volerlo a qualsiasi costo, come se essere poeti fosse una condizione di privilegio tale da indurre a quell'irresistibile aspirazione, al di là se uno è già privilegiato, come lo è Claudio Baglioni, cantautore e un musicista di successo, con una lunghissima e feconda carriera alle spalle, che ha fatto persino cantare, ballare e sognare migliaia di persone e di innamorati. Chi non ha mai cantato, di notte, sulla spiaggia d'estate "quella sua maglietta fina, tanto stretta al punto che m'immaginavo tutto..." o addirittura fatto l'amore sulle note di quella canzone? Credo in pochi, tanto che è diventata uno stereotipo.
    Questa tendenza sta acquisendo le caratteristiche di una pandemia. Tutti sembrano malati di poesimania... e ci scappa pure una casuale ma ironica rima!
    Condivido il dott. Spagnuolo quando afferma che "la vera poesia alberga ormai soltanto tra qualche casa editrice piccolina e poverella" e aggiungerei anche in qualche cassetto. E condivido Maria Rizzi nel dire che oggi "si svende ciò che fa audience, si asseconda la moda e, pur senza un progetto preciso, si tende a sopprimere l'arte! ".
    Ringrazio Maurizio Soldini che, con questo suo intervento acuto e provocatorio, si fa voce di tutti noi.

    Lorena Turri

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  4. Claudio Baglioni è come tutti sappiamo un cantautore e un musicista di successo, la vita gli ha dato in sorte una lunghissima e ricca carriera, ammiratori di ogni generazione. Mi pare sia più che sufficiente per essere grato al mondo. Le case editrici stanno chiudendo le loro sezioni dedicate alla poesia… perché non vendono .Bene: allora apriamo ai cantautori!
    “ Si tratta di una raccolta di tutti gli ‘status’ pubblicati dall’artista sul suo social network da cinque anni a questa parte. Cinque anni di post, con i quali Baglioni comunica la sua visione elegante e profonda delle cose e dunque risultano ‘status poetici’”: è detto tutto. Una furba operazione commerciale. Forse non c’è proprio altro da dire.
    Condivido la lettera di M. Soldini, l’amaro rilievo di A. Spagnuolo, l’indignazione appassionata di M. Rizzi, la lezione di ars poetica di L. Turri.

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  5. Trovo che la versificazione di Baglioni sia debole e sciatta, più che per imperizia tecnica, per difetto di ispirazione. Si tratta di un ragionamento intorno alla poesia del mare, non di poesia del mare. Un vero poeta non dirà mai che "il mare dovrebbe educare al silenzio", ma ti porta direttamente la voce del mare e tu ammutolisci di fronte all'impareggiabile splendore. Sono convinto che la povertà dei mezzi tecnici sia strettamente legata alla povertà dell'ispirazione. A volte può capitare anche il contrario, intendiamoci, laddove con un'eccessiva ricchezza tecnica si tenta di mascherare l'inconsistenza dell'ispirazione. E' il fuoco interiore, non l'abilità o l'ignoranza tecnica, a determinare l'esistenza o l'inesistenza della poesia. Nulla da eccepire, ovviamente, sulla genialità e sull'originalità musicale del giustamente ammirato cantautore.
    Franco Campegiani

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    1. Un vero poeta non dirà mai "il mare dovrebbe educare al silenzio" perché il poeta si esprime attraverso versi e non attraverso frasi. Questa è una frase.
      Ma il vero poeta, non si pone il problema di cosa sia o non sia un verso, lo scrive spontaneamente in virtù del suo essere poeta.
      La mia "lezione di ars poetica" era rivolta a chi, recensionista o critico, dovrebbe saper distinguere cosa è poesia e cosa non lo è.
      Dire che un testo è poesia perché visivamente è scritto come fossero versi è di una sciatteria disarmante e, oltretutto, afferma il contrario: "come fossero versi", significa, appunto, che non lo sono ma li imitano.
      In molti manoscritti medievali, però, i versi non sono incolonnati, ma scritti uno di seguito all'altro come fosse prosa, eppure sono tutti distinguibili come tali. Quindi non è nemmeno l'andare a capo prima della fine del foglio che fa di una frase un verso.
      Sono convinta che Baglioni, nello scrivere i suoi status non pensasse di far poesia ma solo di esprimere dei pensieri, delle riflessioni, dei momenti e l'idea di farne un'operazione editorial-commerciale sia nata in seguito. A quel punto basta che un critico o un recensionista dica che è poesia e il poeta è nato! Ma per dire che è poesia occorre competenza tecnico-analitica che molti non hanno.
      Lorena Turri

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  6. cari Amici,
    non dobbiamo meravigliarci del fatto che Bompiani pubblichi le "poesie" di Claudio Baglioni, come non mi sono meravigliato quando qualche tempo fa Einaudi pubblico le "poesie di un cantante rock di cui adesso mi sfugge il nome ma che vende milioni di dischi della sua musica. Del resto, gli editori sono delle aziende che devono badare al profitto, ed è comprensibile che pubblichino le "poesie" dei cantanti, delle starlette, dei calciatori, dei politici e, magari, delle pornostar, ormai, l'ho scritto più volte, la letteratura non esiste più, è inutile rivangare il passato dei bei tempi di una volta quando c'era la società letteraria che decideva chi era poeta e chi no. Anche quella era una lobby che aveva le sue regole ferree. Oggi ci muoviamo in una società aperta che ha le sue regole ferree e, prima fra tutte, quella del profitto e della immagine, per cui chi ha immagine produce profitto e chi produce profitto ha immagine e, quindi, vetrina mediatica. È un corto circuito del tutto naturale, tutti gli attori del mercato non possono che obbedire alle regole del mercato. Quanto ai testi di un Claudio Baglioni come di un De André, io non sprecherei neanche una parola, sono didascalie per canzonette. Che poi il mondo mediatico le definisca "poesie", anche questo è del tutto naturale.

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  7. Giorgio, leggo tra le sue parole come una rassegnazione: "non dobbiamo meravigliarci", "è comprensibile che", "è inutile rivangare il passato dei bei tempi", "non sprecherei neanche una parola".
    Cosa dobbiamo fare, allora? Restare muti e arresi lasciando che tutto scorra sull'onda del profitto e dell'immagine favorendo questo stupro all'Arte?

    Lorena Turri

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  8. Ringrazio Nazario Pardini per avere accolto anche sul suo prestigioso Blog Letterario "Alla volta di Leucade" questo pezzo una vicenda sgradevole, che avremo modo di sentire a breve strombazzata anche sui maggiori mezzi di comunicazione a stampa e a video. Non mi meraviglierò se vedrò Fabio Fazio ospitare il poeta Baglioni nei suoi studi televisivi in prima serata, come non mi strapperò i capelli a vedere osannare il poeta da Vincenzo Mollica al TG1 delle 20. Ringrazio tutti gli amici, e non solo, che hanno avuto e avranno il piacere di far sentire la propria voce su questa operazione editoriale B&B, Bompiani-Baglioni, dal sapore più che commerciale, che toglie quel briciolo di dignità, se ancora ne avanza, alla poesia in primis, al mondo delle lettere, alla cultura in genere, e soprattutto all'Editoria. La crisi della poesia non è intrinseca, ma proviene ab estrinseco dal mondo editoriale, che non ha più a cuore il valore del prodotto letterario di per sè, ma lo vede esclusivamente nell'ottica del dio danaro. Il problema è culturale certo, ma non perché non abbia valore la poesia dei veri poeti, ma perché il ruolo delle case editrici (le maggiori) appartiene alla dimensione degli dei falsi e bugiardi, inclini a Mammona.
    Una cosa è certa. Chi ama e conosce la poesia non può accettare simili operazioni. Ma transeat pure. Quello che non può essere accettato è che non può passare per poesia quel che poesia non è.
    Per quanto riguarda Claudio Baglioni, sottolineo ancora una volta quanta sia la mia stima per questo cantautore e per la maggior parte delle sue canzoni, delle quali conosco molto bene i testi, molti dei quali certamente apprezzabili come quelli del disco "Oltre", che secondo me hanno rappresentato il vertice della sua arte, e prima ancora quelli che affrontavano in "Solo" il problema della solitudine e ancora "Strada facendo" e "La vita è adesso". Ho ascoltato e ascolto ancora oggi quasi ogni giorno le canzoni di Baglioni, perché a me piace.
    Ma, ripeto, altra cosa è la poesia e Bompiani avrebbe dovuto rifiutare la pubblicazione di un libro di "versi" di Baglioni, perché avrebbe dimostrato di avere a cuore un discorso che riguardi la parola scritta in modo serio e onesto.
    Maurizio Soldini

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  9. Su una cosa dissento da Linguaglossa: I testi di De André nella maggior parte sono testi poetici per immagini e contenuto. Che possa piacere o no De André...e' un altro discorso. Sul resto sono perfettamente d'accordo. Chiedo: E se i Poeti fossero un po' di più Maestri nei confronti dei poeti (volutamente minuscolo) invece di criticare o "pontificare" soltanto? Se la scuola latita chi dovrebbe risvegliare la Poesia nella mente e nel cuore delle persone? Basta "fare" Poesia?

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  10. Cosa dire di più di quanto già evidenziato da tutti coloro che mi hanno preceduto?
    Ho letto e riletto il testo di Baglioni, che apprezzo come cantautore, ma non vi trovo, ahimè, traccia di poesia.
    La poesia è ben altro. Sinteticamente, la potrei chiamare un’urgenza dell’anima di esprimere con un mezzo non sempre adeguato, la parola, un’emozione, una sensazione, una suggestione, un sentimento. Ma non voglio qui definire la Poesia, in presenza di Autori che hanno ben più titolo di me per farlo!
    Quelle di Baglioni mi sembrano semplici riflessioni di un qualunque individuo che sappia apprezzare le bellezze della natura, non necessariamente del mare.
    Espressioni come: “Si potrebbe vietare perciò di parlare,
    di alzare troppo i toni e il volume,
    di fare rumore.
    Proibire il chiasso e il casino.”
    non sono sicuramente versi poetici e non appaiono tali neanche agli occhi di chi poeta non è ma legge poesia. Potrebbero essere, opportunamente adattati, un monito da scrivere su di un cartello posto in prossimità della spiaggia!
    E’ chiaro che questa è l’ennesima squallida operazione commerciale delle case editrici, come ce ne sono state tantissime, che non coinvolgono solo personaggi mediatici, ma anche scrittori che pubblicano decine di libri all’anno di centinaia di pagine ciascuno, avvalendosi, a mio avviso, di ghost writer poiché non basterebbe loro una vita (e una testa) per scrivere tutti quei tomi, posti in bella vista nelle librerie. Del resto, oggi più che mai, è il denaro che orienta l’umano agire, la politica, l’economia, la finanza mondiale. Potrebbe fare eccezione la “politica” delle case editrici? Ben venga tutto quello che porta denaro; in qualunque modo lo porti, ha poca importanza, con mezzi illeciti, come la vendita delle armi da parte degli stati occidentali ai Fratelli Musulmani o con la pubblicazione di esternazioni sentimentali spacciate per poesia!
    Malgrado ciò, abbiamo il dovere di continuare a combattere questa pericolosa tendenza a snaturare completamente la Cultura e, pertanto, ringrazio sentitamente Maurizio Soldini, per aver portato alla nostra attenzione quest’ultima desolante manovra commerciale.
    Ester Cecere

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  11. La semplicità è la virtù dei grandi ma può diventare (come in questo caso) banalità, sciatteria, e ovvietà dei più.
    Proff. Angelo Bozzi

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  12. https://www.facebook.com/claudiobaglioniofficial/posts/927273243998889?fref=nf

    A questo link si possono trovare i "versi" de "Il mare dovrebbe educare al silenzio" postati da Baglioni sul suo profilo ufficiale di Facebook.

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    ... e chi ha provato a difendere contro me la "poesia" di Baglioni così:

    "Signor Soldini, secondo lei, dove starebbe la poesia? Intanto le dico, secondo me, dove sta: In cio' che suscita emozioni, esprime sentimenti, rende visibili sogni e fantasia. E' un' alchimia di suoni (e le parole lo sono) ed immagini! E questa "nota", mi pare, che "assolva" degnamente a tale "compito"! "Baglioni confonde le acque"? Quando e dove? Non ha mai vantato nessuna pretesa! Lui non si e' mai definito un poeta (troppo umile e troppo grande per ammetterlo), ma lo e' ... e' il piu' grande Poeta contemporaneo ... e non perche' lo dico io ed altre migliaia di ammiratori qui presenti, ma perche' lo dicono dei suoi colleghi ... persone "importanti" come Enzo Biagi ... si leggano le interessantissime recensioni di Paolo Talanca (si trovano sul web), ad esempio "Io dal mare", "Mille giorni di te e di me", etc. ... per ognuna ci si potrebbe fare una tesi universitaria. In Baglioni ci sono tutti gli ingredienti della poesia: rime, allitterazioni, assonanze, ossimori, personificazioni, similitudini, metafore ... anche in questa "nota"! Infine ... un'altra piccola nota: e' stato messo a confronto con Giacomo Leopardi ... sara' un caso? Io, intanto, m' inchino davanti al Maestro e Sommo Poeta ed aggiungo che Baglioni ... e' ancora tutto da scoprire e, purtroppo, non tutti ne comprendono l' immensa grandezza"

    Maurizio Soldini

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  13. Un cantautore è grande quando produce canzoni evergreen e credo che Baglioni lo abbia fatto. Altrettanto un poeta è grande se produce, come Leopardi, tanto per citarne uno sopra citato, poesie evergreen.
    Qui mi pare, però, che non si riconosca il limite, forse sottile, ma precipuo, tra canzone e poesia e si confonda la poesia con gli strumenti poetici (necessari anche per la canzone) che il commentatore definisce impropriamente "ingredienti". La canzone non è una poesia in musica né la poesia è una canzone privata della musica. Sono due mondi lirici diversi, anche se simili per gli strumenti che utilizzano o possono utilizzare. E' chiaro che canzoni e poesie suscitino emozioni, esprimano sentimenti, rendano visibili sogni e fantasie. Ma la poesia rende anche tangibile l'intangibile, noto l'ignoto, sale e scende scale sino a toccare l'immenso o l'abisso. A volte lo fa persino con un solo verso (vedi Ungaretti). Può esistere una canzone di un solo verso?
    Sono due forme d'arte sorelle, ma non gemelle.
    Non comprendo tanto accanimento a voler definire Poeta un Cantautore, come se dire Cantautore fosse sminuente.

    Lorena Turri

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  14. Mi associo a quanto detto da Lorena Turri. Essere cantautore, menestrello, è di per sé mestiere più che degno: l'Italia ne è ricca, chi non conosce Branduardi, Battiato, De Gregori, i compianti Dalla, e De Andrè ed altri ancora? Ho avuto l'occasione, durante una sua conferenza al Dams di Imperia, di ascoltare l'illuminato parere di Gino Paoli, ultimo esponente in vita della cosiddetta "scuola genovese". Da lui per primo ho sentito parlare dell'importanza della metrica, anche per scrivere canzoni. Mi pare che la sua "Sapore di sale" sia appunto in versi senari, ma potrei errare. Lorena, se del caso, mi correggerà. E delle difficoltà legate al versificare in italiano le canzoni a fronte della relativa facilità che si ha nel fare la stessa operazione in Inglese. Ora, come sapete bene, mi interesso di poesia bardica, celtica. E qui, molto meglio di me può dire il professor Pardini, ma citando questo mio particolare interessamento voglio sottolineare che perlomeno in antico, poesia e canzone, musica si sono spesso intersecate. Il bardo celta, accompagnava le sue ballate con l'arpa, erano poesie in musica. Stessa cosa si faceva al tempo dei trovatori, in Provenza, per esempio, la canzone lirica sestina di Arnaut Daniel, "Lo ferm voler qu'el cor m'intra" (https://youtu.be/-qV_lfUsjn4) e molte altre erano in musica, pur essendo poesie. Così ancora più anticamente gli Aedi, in Grecia, talvolta s'accompagnavano con la cetra.
    Con queste premesse non vengo a discutere del fatto che poesia e canzoni siano tra loro, o meno sorelle, gemelle, o meno. Una parentela vi è comunque...ma per essere poesia anche una canzone deve avere quel potere evocativo, creatore di meraviglia che una poesia deve avere.
    Purtroppo oggi molte canzoni, come molte poesie hanno perso questa capacità, assistiamo ad uno scadimento generalizzato del senso del "bello". Certamente Baglioni non ha colpe, e Bompiani sceglie, come quasi tutti gli altri editori, la facile via, o se preferite la perfetta equazione: "il nome è notissimo = il libro venderà tantissimo, al di là della qualità di ciò che offre al lettore, all'editore interessa il risvolto economico, e basta.
    Come si sia giunti a tale punto lo ignoro, molte editrici invece di cercare fra i talenti "di casa" preferiscono rivolgersi al mercato estero, riversando sul mercato italiano traduzioni (lo so per esperienza) a volte scadentissime.
    M'è capitato di leggere che i romani scagliavano "missili" nelle città nemiche, cinte d'assedio, per dirne una. Ora è palese che il progressivo disinteressamento delle persone alla letteratura, in Italia (all'estero non è così) è in larga parte da attribuirsi alla politica dei grandi editori di relegare nell'angolo gli autori italiani (salvo i soliti noti) e privilegiare l'importazione.
    Finiremo per non avere più una letteratura nostra se continuerà in tale modo a svolgersi la cosa. Questo è il mio parere...più una constatazione che un parere. Sui rimedi possibili, non ho risposte, purtroppo.

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  15. Sono vissuta a lungo in contatto con il mondo dei giovani e capisco che
    parole e musica possano costituire un mix che li attira, ma non li aiuta
    certo a interiorizzare, a riflettere sui contenuti, soprattutto se le
    parole sembrano rincorrersi a caso. Ho riletto la poesia proposta e non
    mi ha suscitato alcuna emozione, semmai ha sollevato alcune perplessità
    che mi riconducono alle considerazioni già fatte da altre voci più
    autorevoli della mia: Claudio Baglioni è un nome che ben si presta per
    un'operazione di tipo commerciale e la Bompiani ci sta provando.
    Soprattutto nel campo della poesia occorrerebbe formare le menti dei
    lettori alla comprensione estetica , affinare la loro sensibilità,
    creare ansia di cultura, interessarli ai problemi dello spirito.... Ho
    tentato di farlo per anni come insegnante. Non presumo di eserci
    riuscita, tuttavia il mio tentativo è sempre stato quello di avviare i
    miei allievi, attraverso la critica, alla comprensione del fatto
    poetico, anche se un giudizio critico non potrà mai essere definitivo
    perché di fronte alla realtà immutabile della poesia sta la perenne
    evoluzione dello spirito, che deve essere sempre aperto a nuove prospettive.
    Sono fermamente convinta che alla base di ogni indagine poetica ci debba
    essere una profonda sollecitazione interiore e che solo chi ha provato
    almeno una volta un'autentica emozione estetica possa intraprendere la
    non facile via dell'interpretazione poetica. Il linguaggio della
    bellezza è arduo e difficile da raggiungere.

    Non me ne vogliano Baglioni e la Bompiani, ma non posso accettare che
    certa produzione assurga al titolo di "Poesia".

    E qui chiudo, con buona pace di tutti.

    Alda Magnani

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  16. Carissimo Nazario,
    il 9 marzo Giorgio Linguaglossa sul L'ombra delle parole scrisse:
    Cari interlocutori del blog,
    In Italia si assiste da tempo ad una grande confusione. Ad esempio, mi meraviglia che il ministro della cultura italiano Dario Franceschini abbia dichiarato, nel silenzio generale, il suo favore acché nei libri di testo della scuola italiana vengano ammessi come poesie anche i testi di cantautori e di canzoni famose sulla base della presunzione che anche i testi delle canzoni siano testi poetici a tutti gli effetti ecc. ecc.
    A quella data io risposi con una poesia di Brecht tradotta dal Fortini. E poi aggiunsi due righe che esprimono tutto il mio sconforto. Sei giorni dopo fui colpito da un grave infarto!
    Non intendo o meglio non me la sento di commentare questa storia di Bompiani e Baglioni.
    Ad ogni modo lascio a tua discrezione la possibilità di riproporre su Alla volta di Leucade il commento che feci allora. Ti abbraccio, Ubaldo
    ubaldo de robertis
    9 marzo 2015 alle 14:40
    Quando nasce un figlio, le famiglie
    lo vorrebbero intelligente.
    Io che per intelligenza
    mi sono rovinato l’esistenza
    posso solo sperare che mio figlio
    riesca a dimostrarsi
    ignorante e un po’ pigro di cervello.
    Così avrà una vita tranquilla
    come ministro di Gabinetto
    B. Brecht, [trad. F. Fortini].
    Caro Giorgio perché stupirsi?
    Quando il ministro dell’istruzione(!), Maria Stella Gelmini, ci rese edotti che:
    “Alla costruzione del tunnel tra il Cern di Ginevra e i laboratori del Gran Sasso attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con 45 milioni di euro”, io credevo si fosse toccato il fondo.
    Purtroppo non è così.
    Ubaldo de Robertis

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  17. Non so chi possa essere quell'asino o capra che ha paragonato Baglioni a Leopardi. Per quanto mi riguarda, costui può avere anche otto lauree, ma asino o capra resta (con il rispetto dovuto alla capra e all'asino, sicuramente migliori di me e di lui). Sappiamo tutti che esistono cantautori che sono anche poeti degnissimi. E' stato giustamente ricordato De André, ma che dire di Gaber e Battisti? e di Modugno? e di Edith Piaf? Non dimentichiamo che Omero era un cantastorie, ed anche Orfeo lo era. Sono questi i padri della poesia. Alcune canzoni di Baglioni, quelle degli esordi in particolare, mi hanno sempre colpito e mi emozionano ancora, ma da qui a Leopardi ce ne corre... E ad ogni modo la poesia (si fa per dire) presentata da Soldini, da cui è partito il presente dibattito, è una miseria assoluta. Vorrei anche aggiungere che l'uso di rime, allitterazioni, assonanze, ossimori, metafore, eccetera, non è sufficiente per dare la
    patente di poeta a qualcuno. Ciò che conta è il fuoco interiore, l'ispirazione, la cosiddetta, ed oggi tanto vituperata, Musa: le immagini archetipe che ci vivono dentro e che balenano nelle autentiche voci creative, facendoci ricordare quello che veramente siamo, l'Essere che è in noi, offuscato da tanto fatuo apparire. Un vero poeta non dice che bisogna "proibire il chiasso e il casino", ma ti fa ascoltare la poesia del silenzio e tu ammutolisci perché ne resti rapito. Non ci sono scuole per insegnare questo fuoco interiore. O c'è o non c'è. Si può insegnare la tecnica poetica, ma non al poeta che sa di dover ascoltare soltanto le proprie voci interiori. Le quali non lo esentano dall'obbligo di lavorare, come potrebbe sembrare, ma lo costringono a seguire una scuola del tutto autonoma ed uno stile assolutamente personale. Mi direte che tutto questo è fuori dalle leggi del mercato. Chi se ne frega! Ha ampiamente ragione chi dice che tutto ciò è normale. I personaggi creativi sono stati sempre osteggiati, ma attenzione: accettare la realtà non è rassegnazione. Basta gettare un seme e quel seme germoglierà, sia pure sotto l'asfalto, sia pure nelle crepe di un granitico muro. Le menti creative danno noia e vengono soffocate, ma vengono anche riscoperte e rivalutate in continuazione. Il motivo è molto semplice: l'umanità ha bisogno di loro. Ci sarebbero infiniti esempi da fare. Mi viene in mente Van Gogh, che ha fatto la storia dell'arte senza essere riuscito a vendere un quadro nell'arco della vita.
    Franco Campegiani

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    1. Condivido in toto il tuo parere, Franco, che, come sempre, hai espresso con chiarezza disarmante!
      Ester Cecere

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  18. Mi piace tanto fervore di scrittura a commento del post di Soldini: Per due motivi: perché c'è vita su Leucade dal carissimo Pardini e perché si dibatte su un tema importante, anche se non nuovo.
    Quanto a me, aggiungo a quanto già ottimamente scritto dagli altri commentatori che la nostra è un'epoca di scarsa umiltà, in cui la maggior parte delle persone ha la presunzione di saper (e, peggio, poter) fare tutto. Una volta, per dire, il politico faceva il politico, il medico faceva il medico, e così via. Ci si accontentava di cercare di far bene il proprio lavoro, naturalmente con le debite eccezioni. Invece da una trentina d'anni a questa parte, da quando cioè, con il determinante squallido contributo massmediatico, la libidine del futile "apparire" ha travolto la pacatezza di un molto più onesto "essere", è deflagrata ogni forma di equilibrio e di buonsenso. A ciò si aggiunga l'avidità di guadagno di tanti esseri umani e, nel nostro caso, di quasi tutte le case editrici, le quali da un pezzo, vendute al profitto e dimentiche di ogni promozione culturale, rincorrono il nome noto, quale che sia il suo valore e qualunque cosa scriva. Così il politico si traveste da poeta e il cantautore ...pure.
    Infine, se è vero che un solo testo non è sufficiente perché sia riconosciuto come poeta il suo autore, è anche vero il contrario. Tuttavia questo “status poetico”(?) in forma grafica di Claudio Baglioni che ci è offerto in lettura mi pare velleitario, improbabile e inadeguato per una serie di profili: lessicale, metrico, emozionale, artistico. Ma, onestamente, ho letto di peggio, anche premiato.
    Pasquale Balestriere

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    2. Il signor Balestriere ha messo il dito nella piaga. Si leggono cose peggiori che vengono premiate ai concorsi. Forse più che domandarsi se una canzone può dirsi poesia, sarebbe bene capire che cosa si intende oggi per POESIA...mi pare che non ci sia chiarezza su questo punto e che le idee in materia siano molte e spesso contrarie l'una all'altra. Non guasterebbe, ritengo, un confronto su questo punto.

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  19. E' POESIA tutto ciò che è scritto in VERSI, mentre è PROSA ciò che è scritto utilizzando frasi.Questo è l'elemento basilare.
    Cos'è un verso ho tentato di spiegarlo nel mio primo intervento alla signora Tartaglia che ha ritenuto gli status di Baglioni poesia perchè scritti "come fossero versi".
    Stabilito che la poesia è un componimento in versi, è ovvio che a fare la bontà o meno della stessa concorrono altri elementi fondamentali come il lessico, i significati, i suoni, ma anche la metrica, la retorica, la sintassi, ecc. e, naturalmente, quel guizzo ispirativo che la renda unica nel suo genere, perché esistono anche vari generi poetici e non sto ad elencarli qui.
    Un buon giurato, un buon critico, un buon recensionista ed infine un buon lettore saprà sempre, in primis discernere un testo in prosa da uno in poesia e poi saprà testarne la bontà analizzando tutti gli altri elementi compositivi.
    Purtroppo non sempre questo avviene in sede di Concorsi o per incompetenza tecnica o per simpatie personali e si vedono premiati testi di scarso valore artistico o addirittura prose spacciate per poesia.
    Credo che il succo del problema sia tutto qui.

    Lorena Turri

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  20. Musicista? Forse Nicola Piovani, forse Vittorio Nocenzi, Stefano Bollani, di sicuro Ennio Morricone... per non parlare di chi ha fatto la storia della musica, non è necessario citare nomi... Poeta? Nel mondo cantautorale qualcuno di valore probabilmente c'è, ma Baglioni? Per carità! Non sono d'accordo né nel definirlo musicista, né nel definirlo poeta. Questa è solo un'operazione commerciale. Già da prima di pubblicarlo l'editore fa cassa... centomila copie? Forse... un imprenditore questi conti li fa... E i critici che l'osannano? Avranno un tornaconto... Ora, però, questo è ciò che legge gran parte dei nostri connazionali, questa è la musica che si ascolta in giro... è evidente la differenza tra prodotto commerciale e opera d'arte...
    Comunque io sostengo che chi ha un briciolo di sensibilità continuerà a distinguere tra le baglionate e il resto. Mi spiego: questa pubblicazione non cambia nulla, il pubblico è diviso in due: quelli che leggono e quelli che non leggono. Nelle case di chi non legge ci sarà un libro in più, da mettere nello scaffale sotto la TV, vicino al libro di Totti e a qualche rivista scandalistica (comunque un passo avanti lo avrebbero fatto)... si tratta di roba che di solito non entra nelle case di chi legge, se non per studiare il fenomeno...
    Quindi nulla di nuovo...
    Il problema, semmai, sono gli adolescenti che invece di essere incuriositi a leggere altro, si fermano lì. Come fare per invogliarli a leggere di più e a leggere meglio? Per debaglioneggiare gli orizzonti degli studenti, forse occorre che i Poeti che ne hanno la possibilità, vadano nelle scuole.
    Di Baglioni non mi preoccuperei più di tanto, non passerà alla storia, vedrete che tra una decina d'anni nessuno ricorderà le sue "genialità" poetiche.
    Piuttosto mi preoccupo di quei critici che lo osannano, perché loro sono tenuti a informare i lettori, sono uno strumento del marketing che influenza il mercato... come fidarsi di loro?
    Claudio Fiorentini

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  21. Carissimo Nazario,
    credo sia bene ascoltare più volte “Cosa è la Poesia secondo Ungaretti” visto che nel blog viene riproposta la questione. Prima di azzardare definizioni non guasterebbe un po di quella umiltà e consapevolezza propria del nostro caro Giuseppe. Oppure rileggere le considerazioni in proposito espresse da un altro Giuseppe (a me caro), il vociano De Robertis il quale, pur essendo un estimatore della poesia lirica, non operava il taglio netto tra poesia e prosa.
    Se si vuole qualche riferimento più recente sarebbe bene meditare sulle Lezioni di Oxford sulla poesia tenute dal Nobel '95, e nostro coetaneo, Seamus Heaney. Cosa ne pensi? cari saluti, Ubaldo
    https://www.youtube.com/watch?v=4qbNPMT915A

    Ubaldo de Robertis

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  22. FORMA E CONTENUTO IN POESIA: QUESITO
    L’evolversi della poesia contemporanea italiana che tende o è già proiettata verso una forma, diciamo così, più parlata che poetica, ovvero lirica ( per non usare i termini: poesia-prosa o prosa in versi- )che hanno suscitato un po' di dissenso ad alcuni intenditori e autori di poesia in un mio precedente scritto: Poesia o versi in prosa- Gennaio 2015, mi suscita un interrogativo che credo fondamentale per l’arte poetica nel suo momento compositivo: in un testo di poesia ha valore prioritario il contenuto, il messaggio che l’autore vuole trasmettere o la forma, ovvero il modo poetico nei suoi mille e più forme espressive con il quale i rispettivi autori, tramite il proprio stile, vogliono trasmettere tale messaggio? A dire il vero è un quesito che mi sono sempre posto e mi pongo senza venirne definitivamente a capo pur avendo letto diversi pensieri in merito poiché, spesso, quegli indirizzi, quei consigli, concetti si rivelano in contrasto tra loro se non addirittura in contraddizione tra i vari autori visitati, scaturite forse dalla diversa concezione individuale della poesia o dalla propria scuola di provenienza. Quando E. Montale ( rispondendo in un’intervista ) dice: che la poesia è o deve avere quell “eros verbale “ e G. Ungaretti era alla ricerca del “ canto italiano “ non si riferivano certo al contenuto della poesia ma, appunto, alla forma poetica. Ma, sappiamo pure che in poesia la sola forma poetica, priva di un minimo di contenuto fa si che il testo, metaforicamente parlando, diviene (o non diviene affatto ) un bellissimo fiore ma senza profumo e perciò insignificante e certo inutile. Ho sempre ritenuto che l’arte della scrittura sia essa prosa o poesia deve comunque dare un suo messaggio etico-morale o di qualsivoglia altra natura, seppure in modo velato o celato ché palese, per assolvere, implicitamente, al compito pedagogico per una sempre più crescita sociale e interiore dell’uomo; senza con ciò ergersi (gli autori) a paladini o a tenutari della verità, ma con serena umiltà; quella umiltà che contraddistingue, e deve contraddistinguere, chi esercita l’arte in genere e in special modo quella della scrittura. Ma, tornando al quesito e riferendoci ai lettori e/o ascoltatori per i quali quasi esclusivamente si pone in essere uno scritto (si scrive per gli altri) possiamo ancora chiederci: chi sarà dei due (forma o contenuto), a suscitare, prevalentemente, l’interesse, l’attenzione di questi ?. In molti, di chi mi legge, potranno dire e/o pensare, giustamente, che la poesia per essere tale non può fare a meno sia della forma che del contenuto e pertanto, il quesito posto, è speculativo poiché nessuno dei due prevale o deve prevalere sull’altro. Diversamente da tale pensiero e lungi da ogni presunzione, il sottoscritto ritiene che, almeno per la sola arte poetica, la priorità tra i due fattori in argomento spetti alla forma in quanto è la forma che fa la poesia, perché è la forma che suscita, al primo impatto, l’interesse del lettore/ascoltatore, perché è la forma che veicola il contenuto, che trasmette l’afflato poetico e di conseguenza conduce il lettore al trasporto psicologico tramite la musicalità verbale. Pertanto, la forma, ha comunque e sempre un quid in più rispetto al contenuto senza che questa prevarichi sull‘altro, ammesso che possa farlo. In conclusione, credo, che almeno nella sola arte poetica, il contenuto faccia da immancabile supporto, da base, da spinta iniziale alla forma; che l’apparire quindi, in poesia ,abbia la prevalenza sull’essere. Chiedo, ai lettori e ai collaboratori di Leucade, il loro pensiero in merito e quindi la possibile soluzione del quesito posto.
    Caltagirone 20/10/2015 Pasqualino Cinnirella

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  23. ho letto l'articolo di Soldini che condivido e, scegliendo di non tentare di spiegare cosa sia poesia o non poesia oggi, magari ripetendo concetti espressi nei commenti precedenti, mi è venuto da pensare alla figura del Poeta di una volta, quale è delineato nella Epistola ai Pisoni meglio conosciuta come Ars poetica di Orazio, una lunga epistola di quattrocentosettantasei esametri
    Il trattatello enuncia i principi che erano alla base della letteratura latina di età augustea, molti dei quali venivano ripresi, in realtà, dai canoni poetici alessandrini.

    1 Il poeta non deve rappresentare cose fantastiche o irrazionali, ma seguire sempre il criterio della verosimiglianza (proxima
    veris), evitando ogni esagerazione (versi 1-13 e v. 338);
    2)norma basilare deve essere per il poeta ildecōrum, cioè armonia e coerenza dell’opera (v. 23);
    3)l’autore deve affrontare argomenti pari alle sue forze (materiam aequam viribus vv. 38-40);
    4) la coerenza dell’opera deve essere nei contenuti, nel linguaggio e nello stile; e quindi metro (vv. 73-85) e stile (vv. 86-124) devono essere diversi in base ai diversi generi letterari (Descriptas servare vices operumque colores, v. 86);
    5) i grandi modelli greci devono essere letti e riletti – è il canone dell’imitazione (vv. 268-269); l’imitazione nei migliori autori latini si è configurata sempre come emulazione, ossia come
    tentativo di creare qualcosa di pari o superiore al
    modello greco. I romani hanno avuto anche il merito di allontanarsi dalle orme dei greci, ad es.con le preteste e le togate (vv. 285-288); avere dei modelli non significa non poter creare “in modo personale”; basta non porsi nei confronti del repertorio comune (communia, publica materies) come un fedele traduttore o un banale imitatore (vv. 128-135);
    6) è fondamentale un lungo e attento labor limae, che consenta l’affinamento e la rifinitura dell’opera (vv. 289-294);
    7) i greci possiedono in modo quasi innato il dono della parola, mentre i giovani romani vengono istruiti in discipline rozze e inutili, e non sull’
    importanza della letteratura; essi primeggiano nelle armi, ma sono inferiori ai greci nella poesia (vv. 289-291 e 323-332);
    8) scopo ideale dell’arte è il miscēre utile dulci, ossia il dilettare (delectare) e al tempo stesso il dare insegnamenti al lettore (prodesse, giovare) (vv. 333-334 e 343-344);
    9) conseguenza dell’inesauribile labor limae è il consiglio di non pubblicare subito l’opera appena composta, perché dopo essa non può più essere modificata (vv. 388-390);
    10) per scrivere la vera poesia ingenium (talento innato) e ars (tecnica artistica) sono ugualmente indispensabili (vv. 408-411).
    In conclusione, l’arte che voglia aspirare alla perfezione deve avere caratteristiche come la misura, la chiarezza formale, la razionalità, la dimensione etica (essendo imbevuta di sapientia filosofica, vv. 309-311); lo scrittore dovrà recte sapere e la sua opera dovrà nascere dall'animo e riflettere il suo equilibrio interiore, contro ogni forma di invasamento e furor
    “poetico” (vv. 453-476).
    Si può anche discutere su qualcuno di tali principi, ma quanta scrittura di oggi, non oso chiamarla poesia, che imperversa sui social,è lontana anni luce da tali requisiti?
    Lo sanno gli editori, sempre alla spasmodica ricerca del nome illustre che magari presta solo il nome ai ghost writers? Lo sanno i cantanti, i calciatori, i comici che farebbero bene a continuare a fare bene la propria attività? Lo sanno i lettori sempre meno autonomi nella scelta dei libri da leggere? La poesia è un atto sacro, sia per chi scrive che per chi legge. Non profaniamolo! Adriana Pedicini

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  24. Carissimi amici, non posso che condividere il pensiero espresso da chi mi ha preceduto e che crede, fortemente, nella difesa della Poesia. Ringrazio Maurizio Soldini per aver permesso un dialogo che vede, tutti noi, così appassionati nel difendere l’alta parola poetica, che alimenta il nostro vivere.
    La poesia è l’espressione del nostro sentire più profondo, è qualcosa che vuole disperatamente essere. E’ “un fare”, come la chiamavano i Greci, ma non per questo chiunque può definirsi poeta. Anzi, e rafforzo il concetto, nessuno può definirsi un poeta, la “qualifica di poeta”, come diceva Edoardo Sanguinetti, viene dal pubblico e mai dal soggetto. Quindi Claudio Baglioni, bravo cantante nel suo genere, può dire quello che vuole, ma non può farlo un lettore attento, non può farlo chi è tenuto, come può essere un Editore, a divulgare cultura. Questo è il mio rammarico e la mia pena: chi offre un libro (e un libro è sacro) non può cadere in simili errori che creano danni irreparabili, solo per cavalcare i sistemi economici attuali. Dannosissimi. Un saluto a tutti.
    Sonia Giovannetti

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  25. Come sempre il poeta e caro amico Pasquale Balestrieri fa centro nei suoi interventi su Leucade. Anch'io ne ho letto di peggio di poesie simili e mi sono sempre negativamente meravigliato dicendo fra me: come è possibile che tali scritti possano definirsi Poesie ? E dire che la maggior parte degli autori di dette poesie erano o meglio sono ancora giovani con tanto di laurea. Ecco perchè sono stato spinto a scrivere quel mio pensiero pubblicato in questo blog a Gennaio del c,a, "Poesia o versi in prosa. Istintivamente avvertivo e avverto che la produzione poetica italiana di oggi ha preso una svolta da parabola discendente che mortifica pesantemente la gloriosa storia della nostra poesia, dove non è facile più distinguere dove si ferma la prosa e dove inizia la vera poesia. Se oggi siamo arrivati a tal punto non c'è da meravigliarsi più di tanto perchè è la risultante di un insieme di scelte (anche politiche ) fatte in passato col pretesto di andare avanti, di oggiornarci, di modernizzare anche il sentimento esternato tra i versi. Di contro, una fiumana di scrittori e poeti o pseudo tali sol perchè mettiamo delle frasi a mo di versi e siamo già poeti laureati, grandi artisti, grandi scrittori. Come in passato che per la Chiesa tutto era sacro e/o tutto peccato così oggi, tutto è arte e tutto capolavori di arte nelle sue mille espressività. Per non parlare poi delle case editrici (vere arpie nei confronti degli autori in erba ) e degli organizzatori di premi letterari i quali, buona parte di questi, hanno finalità esclusivamente di cassa; un modo ineccepibile di reperire fondi, spesso in barba alla validità dei testi presentati. Pasqualino Cinnirella

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    1. Sante parole. Mi associo senza riserva alcuna a quanto detto dal sig. Balestriere e dal sig. Cinnirella. L'alluvione dei sedicenti poeti, complici gli EAP (editori a pagamento) che non fanno selezione, e, purtroppo la "complicità" di giurie e anche di certa critica, o presunta tale, hanno portato la poesia all'orlo della rovina. Non si può dire che tutto va bene, premiando testi che poesia non sono, a scapito di autori migliori. Se tutto è poesia, niente è poesia.

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    2. Grazie Sig. Donte, ma credo di non aver detto cose trascendentali, sono realtà, per chi opera in ambito letterario, che si toccano con mano e che fanno ovviamente male a chi esercita con rispettosa umiltà, dedizione e impegno costante l'arte della poesia, quella con la P maiuscola. Auguri per la sua Poesia. P.Cinnirella.

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  26. Arrivo tardi - lo so - e spero non me ne voglia Nazario così come gli altri intervenuti.
    Desidero, anzitutto, ringraziare Maurizio Soldini per averci informato (personalmente non ne ero a conoscenza) del debutto editoriale di Claudio Baglioni, della sua incoronazione a "poeta laureato".
    Sintetizzerò la mia opinione in queste brevi riflessioni:
    - la poesia non ha bisogno di lauree, tanto meno di chi è disposto a concederle - a buon prezzo - pur di portare acqua al proprio mulino;
    - la poesia non ha bisogno di "status" pubblicati sui social networks, tanto meno di presunti "status poetici";
    - la poesia non ha bisogno di divieti, "Magari non a tutte le ore.
    Ma almeno all’alba e al tramonto." - come si legge negli pseudo-versi riportati in testa al post.
    Alla Poesia basta la quinta elementare e, se non ci fosse necessità di scrivere, neppure di quella.
    Alla Poesia gli "status" (virtuali e non) fanno ribrezzo, e persino 'paura', perché negli stessi percepisce il suo peggior nemico: l'omologazione e la conseguente perdita di ciò che le dà il respiro: la libertà.
    Alla Poesia basta una piccola insenatura fra gli scogli, non sa che farsene
    di enormi spiagge dove automi-uomini fanno ginnastica sulla battigia.
    Ma si, che le grandi Case Editrici pubblichino pure chi vogliono e chi le fa arricchire (è storia vecchia, trita e ritrita, che riguarda - ovviamente in altra misura - anche realtà più piccole). Ai poeti - quelli autentici -cosa dovrebbe importare? Ciò che li "interessa" è soltanto una cosa, che prima, e meglio di me, ha saputo esprimere Pascoli ne "Il fanciullino": "riconfondersi con la natura, donde uscirono, lasciando in essa un accento, un raggio, un palpito nuovo, eterno, loro..."

    Sandro Angelucci

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  27. Pubblicato su Sette - 18/08/1994

    "MA BAGLIONI NON E' UN POETA"
    Colloquio con Giovanni Giudici

    di Giovanna Zucconi

    "Baglioni? Un bravo musicista. Ma il valore di prodotti come i suoi è determinato dal mercato. Esiste una confezione, esiste un marketing: il giudizio deve tenerne conto". Giovanni Giudici, 70 anni, poeta (la sua opera completa è pubblicata da Garzanti), legge Claudio Baglioni, il poeta della canzone. "Operazione difficile. Qui giocano l'esecuzione, la voce, la figura fisica del cantante. Il testo come elemento come elemento staccato è flebile. Le canzoni di Leonard Cohen sono commoventi, le sue poesie fanno la figura dell'albatro di Baudelaire: maestoso in volo, schernito dai marinai quando cammina sul ponte della nave. Jacques Prevert, per contro, è poeta modesto ma ottimo paroliere, se c'è Yves Montand a cantare i suoi versi. Tempo fa Alberto Fortis mi ha sottoposto alcuni testi. Come versi sono assurdi, gli ho detto. E lui: non può dirlo, le regole sono completamente diverse. Ha ragione. Se io guadagnassi quanto un cantante, avrei vinto come minimo il premio Nobel. Ma la poesia non ha mercato, e questa è la sua salvezza". Leggiamo insieme l'attacco di una canzone, Ragazze dell'Est: "Nei mattini pallidi ancora imburrati di foschia / risatine come monete soffiate nei caffè / facce ingenue appena truccate di tenera euforia…". "Mah. Luoghi comuni, costruiti ad effetto su un'orgia di aggettivi, che sortiscono in chi ascolta un effetto di immedesimazione. E' come il karaoke. Ma la poesia è un prodotto più semplice…". Proviamo con I vecchi: "I vecchi sulle panchine dei giardini / succhiano fili d'aria a un vento di ricordi / i vecchi mezzi ciechi / i vecchi mezzi sordi….". "Qui non è male, ha trovato delle immagini carine, immediate. Metafore efficaci, non c'è dubbio: quelle vere, però, lasciamole ai poeti. Veri".

    ************

    Ho trovato poco fa, del tutto casualmente, questo articoletto del 1994, che riporta l'opinione di Giovanni Giudici su Claudio Baglioni "poeta".
    L'ho voluto trascrivere qui perchè penso che possa essere utile al dibattito in corso.
    Maurizio Soldini

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  28. Baglioni ermetico su La Lettura Corriere della Sera del 1 novembre. L'autore dell'articolo, accademico linguista di Cassino, a piena pagina parla del nuovo libro di Baglioni, si trincera però, non parla di poesia in modo aperto, parla di contaminazioni, però dice dell'ermetismo del cantautore e scomoda nientemeno che Contini Mengaldo Fortini.
    Avevamo previsto tutto; cominciamo a vedere e ne vedremo ancora delle belle. Non c'è pudore...
    Maurizio Soldini

    Fonti
    http://www.doremifasol.org/news/2015/11/02/su-facebook-lermetismo-di-baglioni/

    https://robertocorsi.wordpress.com/2015/11/01/baglioni-internos/


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  29. A chiusura della polemica arriva la dichiarazione di Claudio Baglioni: "Non sono un uomo di lettere". "E sono meno che mai poesie" le cose da lui scritte. Non si può che apprezzare la sua onestà intellettuale.

    http://www.doremifasol.org/news/2015/11/05/05112015-nota-di-claudio-baglioni/

    Maurizio Soldini

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  30. riporto il mio commento alla dichiarazione di Claudio Baglioni sul suo sito Doremifasol:

    Grazie, Claudio, per questa dichiarazione che sfata qualunque dubbio.
    Ti chiedevo, qualche mese fa, di dire tu stesso, che quel che scrivevi, per quanto andassi a capo, non erano e non potevano essere poesie, perché la poesia è qualcosa di diverso.
    Oggi lo hai detto. Hai affermato che quello che scrivi non fa parte della letteratura “e meno che mai (sono) poesie”.
    Grazie per la tua onestà intellettuale!
    In questi giorni, dopo che ho scritto quello che ho scritto, sollevando il problema della tua non-poesia, qualcuno mi ha detto, conoscendomi, sapendo quanto apprezzi la tua musica e le tue canzoni: “Ma adesso hai perduto un mito?!”. No, non l’ho mai perduto. E ogni giorno, nonostante fossi convinto di quello che andavo dicendo e scrivendo, ho continuato ad ascoltare i tuoi dischi e soprattutto “Oltre” che apprezzo non poco.
    Grazie! E a presto,
    Maurizio Soldini

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  31. Prima pagina della Prefazione di Giuseppe Cesaro, giornalista e editor della Bompiani, al libro di versi, perché si tratta di scrittura interamente in versi per quattrocento pagine, di Claudio Baglioni.
    Il prefatore in questo caso scomoda Alberto Asor Rosa. E comunque parla di versi e bei versi...

    È vero che Baglioni in qualche modo ha ritrattato dicendo che quello che ha scritto non è poesia, ma visto anche il libro ora...

    https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1724951801059273&id=100006334092599

    Maurizio Soldini

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