Valeria Serofilli, critico, poeta, saggista |
Nota
di lettura di Valeria Serofilli al volume I segreti dell’universo (Edizioni
CFR, 2014) di Nadia Chiaverini
Un
universo dagli infiniti segreti il mondo della scrittura per Nadia Chiaverini,
da indagare sia nella veste di lettrice che di scrittrice, perché “ogni libro è
un firmamento, leggi, e a ogni parola sei contento / di far parte di
quell’universo”.Con
il volume I segreti dell’universo, edito per i tipi di CFR Edizioni di
Piateda (SO) e qui oggi presentato nell’ambito degli Incontri dell’Ussero, prosegue
e si arricchisce l’esplorazione poetica di Nadia Chiaverini sia dell’universo
tout court che del suo personale microcosmo. Ricerca condotta con tenacia,
sincerità ed acutezza, permettendo al lettore d’immedesimarsi a sua volta nelle
dimensioni opposte sia del dolore che, sul fronte contrario, di una tenace ricerca di una dimensione più e umana. Il volume è molto
efficace, tuttavia potrebbe trovare un suggerimento alternativo altrettanto
suggestivo e simbolico particolarmente pregnante ai versi dell’autrice, nell’incisione
di Camille Flammarion “Memorie di un astronomo”(1888) raffigurante un uomo che
sporge la testa oltre il confine del firmamento verso l’Empìreo, alla scoperta
della meccanica dell’universo.
Un
poieo, quello di Chiaverini, che l’inchiostro lega in costellazioni di pagine,
con parole che brillano come stelle.
Ma
stelle cadenti, di una luce intensamente scura e primordiale, quasi a
riscoprire il valore d’ungarettiana memoria della parola scavata nella vita come in una roccia. Una parola incisa in un
firmamento nero d’inchiostro ben poco sereno, in cui anche il testo con questo
titolo veicola parole aspre inserite in un apparato fono prosodico a dir poco
aggressivo nel suo andamento allitterante (brandire, liquidambra, ibrido
straniero), anche se l’autrice “aspira al sereno” (da Sereno).
Essenzialità
e chiarezza connotativa e denotativa, nonché una nitida cifra espressiva,
contraddistinguono infatti la poesia di Nadia Chiaverini, con uno stile
asciutto, essenziale, conscio del valore del tempo e della parola come il
mistero dell’esistenza.
Ma
questa raccolta segna un ulteriore passo in avanti: l’autrice si fa interprete
del mistero della scrittura. Anzi si fa parola ella stessa. Parola poetica
contro il linguaggio manipolazione, contro il nonsenso (Frantumi) contro “i suoni jingle scaricati da internet su cellulari
sempre più improbabili” (Postmodernità),
contro il palinsesto TV che annulla ogni silenzio, per “dare valore a ciascun
foglio, ad ogni oggetto”. In questo volume la nostra autrice è come se
recuperasse la funzione simbolica del “correlativo oggettivo” soprattutto nei
testi della sez. Cartastraccia, nella
“sinfonia di oggetti / sparsi negli angoli più nascosti” in cui i dati
sensibili della realtà costituiscono la concretizzazione materiale
dell’inquietudine esistenziale e della tensione conoscitiva della poetessa.
“Disadorne
pareti
e
quadri mai affissi in scatole di cartone
in
attesa di una resurrezione.
(da
Disadorne pareti)
“Scatole
grandi per i vestiti
scatole
piccole di plastica
di
cartone, di vetro
scatole
a fiori, a righe,
di
tutti i colori… pensieri.”
(da
Scatole grandi per i vestiti)
“(…)
Chiavi
a mazzetti di oggetti
tanti
oggetti, di plastica, di legno, di ferro
oggetti
senza senso oggigiorno
oggetti
senza ritorno.”
(da
Dal ventre di un antico garage)
E’
così che la carta straccia, il biglietto stropicciato, una vecchia lista della
spesa ricordano il montaliano rivo strozzato, l’accartocciarsi della foglia
riarsa di Spesso il male di vivere ho
incontrato (vv. 2-4).
La
poesia eponima affronta il tema del doppio e lo specchio, i cui “frantumi”
divengono simbolo dell’uomo / atomo membro
di una società in frantumi; uno specchio in cui si stempera un volto di
maschera del dopo carnevale, per
riprendere parte del titolo dell’accurata postfazione di Gian Mario Lucini,
anche curatore della Collana Poiein di cui fa parte il volume:
<<Infinito
carnevale di maschere rutilanti sorrisi e sberleffi angoscianti>> (si
vedano anche i testi Frantumi, I segreti dell’universo e Cassandra) l’io lirico interroga lo
specchio – Davvero, ma’, eri così? – per farsi Alice nel Paese delle Meraviglie
e trovare,attraverso la superficie di questo, la reale individualità:
“(…)
il
destino dell’uomo
riflesso
nello specchio
misteriosa
permanenza
nella
corrente mal ferma.”
(A volte all’alba)
Ritrovo
in questa raccolta immagini a me care quali il cerchio nello stagno o il
segmento della coda di lucertola:
“Sono
il cerchio che si allarga nell’acqua
dello
stagno dopo il tonfo del sasso.”
(Nadia
Chiaverini, Sono il cerchio che si
allarga nell’acqua)
“A
te parola chiedo i cerchi
del
sasso nello stagno
che
genera onde di pensiero.”
(Valeria
Serofilli, Chiedo i cerchi,
dall’omonima raccolta edita da puntoacapo, Novi Ligure 2008)
“Rabbia
disperata
come
un colpo di coda mozzata
che
ancora si dimena.”
(da
Rabbia disperata)
“Lucertola
in segmento, la poetica
(…)
staccata
coda che ricresce”
(da
Segmento di lucertola)
E
ancora:
“Cronaca
resoconto racconto
l’immagine
nello specchio si stempera
e
incolla come tela di ragno
pelle
di serpente che si rinnova
come
un altro sguardo
colpevole
mi sento quando sottolineo
un
nome e non un altro
perché
l’autentico è una brutta strega posseduta ossessa
d’una
strana abbondanza contorta come un nodo
un
punto sordo nel cuore per poter udire il non detto
(…)”
(da
Cassandra)
Nelle
cinque sezioni in cui si articola il libro si avvisa un crescente pessimismo
nei confronti dei pericoli che minacciano gravemente la vita materiale e
spirituale degli uomini, la perdita di senso anche se compaiono accenti più
“elegiaci” e speranzosi nella sezione IV con testi quali Elegia per i versi dispersi e “Una cassetta di libri, libri in cassetta, a
peso” come evidenziato da Gian Mario Lucini.
E’
utile fare riferimento, in chiusura, ancora una volta, all’accorato invito
dell’autrice a ricercare ciò che di autentico persiste in questo mondo
post-moderno e ultra tecnologico, mantenendo come punto di riferimento
imprescindibile i sentimenti più genuini. Quelli che, pur essendo molto
impegnativi ed esclusivi, sono in grado di dare le sole vere sensazioni
autenticamente genuine e poetiche.
Valeria Serofilli
Caffè dell’Ussero di Pisa, 23
Ottobre 2015
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