domenica 3 gennaio 2021

CINZIA BALDAZZI LEGGE: "FANTASIA DELLA RAGIONE" DI EDDA PELLEGRNI CONTE



Cinzia Baldazzi legge “Fantasia della ragione” di Edda Pellegrini Conte

 

Edda Pellegrini Conte

Fantasia della ragione

Racconti  e monologhi

prefazione di Nazario Pardini

Milano, Guido Miano Editore 2020

pp. 120, € 15,00

La scrittura di Edda Conte tra immaginazione e raziocinio

di Cinzia Baldazzi

 

Cinzia Baldazzi,
collaboratrice di Lèucade

   La raccolta di racconti e monologhi di Edda Pellegrini Conte (ventisei in tutto, equamente distribuiti) induce quanti come me sono affascinati dalla Fenomenologia, nonché dal problema dell’Essere, a un’intensa considerazione dialettica del pensiero e del cammino letterario. In tale atmosfera ideologica, nonché poetica, regna sovrana la Natura. In Fantasia della ragione «i prati sembrano cieli stellati» e gli spazi conoscitivi, ponendo in connessione il soggetto con l’oggetto, non lasciano in sospeso il destinatario all’interno di un orizzonte che sembrerebbe a priori non oltrepassabile. Così, ne L’isola, il viaggio per mare condurrà i protagonisti Dotto e Scrittore ad approdare infine all’isola dei poeti, contraddistinta da una natura rigogliosa e accogliente: lì, le evoluzioni geometriche dei volatili in cielo richiamano i versi di Dante e Leopardi alla mente dei due amici.

   Tuttavia, per mezzo della fantasia avvicendata alla ragione, la struttura tecnico-semantica scelta da Edda Conte genera un macrocosmo in cui valutando “con le idee” transitiamo in una specie ricettiva caratteristica dell’udire o del vedere, del figurarsi, dove il sentire viene assunto e orientato nel circuito di una decodifica della Natura non del tutto sensibile. Come avviene in Realtà e fantasia:

 

Nel sole o in ombra ogni cosa è scritta nella sua memoria; il profumo del biancospino ricorda l’odore di casa; i sassi si zittiscono sotto i suoi passi. Questi ambienti sono il “suo mondo”…

 

   L’input capace di condurre dall’universo della mente a quello dei fenomeni crea così un’opera di traslazione che l’antica grammatica del greco classico faceva coincidere con il verbo μεταφέρω, origine del vocabolo “metafora”.

   Più avanti, in Lucio e il gioco delle parole, alla risposta del padre su cosa sia il futuro («Ora è buio. Quando ci sarà la luce sarà domani. Questo è il Futuro»), il ragazzino riflette:

 

“Lo chiederò alla lucciola; lei ha la luce. Forse per lei è sempre futuro”. Ma la lucciola non ha parole, la sua luce è piccola e lampeggia appena. “Forse è stanca…”, afferma Lucio.

 

   Ne scaturisce così, in forma avvincente, impossibile da trascurare, l’intelaiatura logico-intuitiva di un messaggio incline ad accogliere sfumature del reale adeguate a comprenderlo, a rielaborarlo in base alla sua esistenza nonché grazie a un incantato e ininterrotto “poter essere” (chissà, un giorno, il minuscolo ed enigmatico coleottero, una volta riposato, risponderà). Una simile poetica appare fin da subito “in chiave programmatica” (per usare la dicitura di Walter Binni), con richiami testuali e rinvii interni alla raccolta (come la ripresa del tema in Il prato e la lucciola).

   La riflessione dell’autrice coltiva nel profondo la scoperta dei significati autentici a fondamento della vita morale (in un archetipo lontanamente esopiano): «Perché narrare storie?», si chiede nell’epigrafe: «Per rallegrare lo spirito di grandi e piccoli, / ma soprattutto per ricordare al mondo / che la fantasia è la madre del sorriso». Sul piano referenziale, però, il complesso delle azioni, degli stati emotivi, dell’Io esplicito, non si limita a contemplare il contesto alle soglie di un margine ideale, ma si mette in gioco, a volte in un ruolo antagonista, per realizzare gli obiettivi concreti e difendere sia le istanze dell’utopia sia il puro raziocinio: esemplari in tal senso sono le difficoltà, i ripensamenti, le sofferenze, le svolte umane nei due brani rispettivamente in apertura e chiusura della sezione racconti, ovvero La storia di Narrante e Il sonno del senno.

   I valori dell’Umanesimo, così sapientemente rappresentati dalla Conte, offrono un’occasione di recupero se il τπος dell’esistenza, anziché esigere di ancorarli, stigmatizzarli nel firmamento delle stelle fisse, si rivelerà proficuo nel reinventarsi con un immaginario basato solo su se stesso, alimentato da un personale impegno organizzato sull’agire, sulla decisione del “voler essere” e, come artista, del “voler narrare”.

   Le incursioni di Edda Conte nel territorio metapoetico sono frequenti, sia nel nutrire l’invenzione dei racconti, con l’esordio dedicato a La storia di Narrante e proseguito con L’isola (tra citazioni dantesche e leopardiane) e L’abbraccio di un sogno (dal finale ungarettiano), sia nell’esporre specifiche attenzioni ispirative dei monologhi: il Canto notturno e L’infinito di Giacomo Leopardi [Forse s’avess’io l’ale, L’isola], Eugenio Montale [Ciò che non vogliamo], Ugo Foscolo [Pioggia], Ovidio e Catullo [Monologo del tempo].

   Nessun ambito esclusivo di punti di riferimento supremi, d’altronde, se non la salda consapevolezza in grado di appellarsi alla libertà dell’uomo, appoggiata, non giustificata, dalla sublime disponibilità divina: esemplari sono l’incontro tra i credenti e lo scettico [L’ultima pagina], la Natività [E se la fine fosse l’inizio?], la Fede [Nio e il Buon Natale], le domande al Creatore [Con Dio]. Dunque, coglie nel segno Nazario Pardini quando asserisce come nell’opera della Conte sia possibile rinvenire «la vita, la brevità del suo svolgersi, il memoriale, le radici, gli affetti, l’onirico, la parola, la favola, il prato, la lucciola, l’isola, il vento» e ancora «la fine, l’inizio, la realtà, la fantasia, il senno, il tempo, Dio», rilevando quanto non esista nulla di più spirituale della conoscenza, del Sapere, lungo il «volo della scrittrice in braccio alla sua creatività verso il superamento del limen a portarla in mondi di onirica bellezza». Sottili tracce della Fenomenologia heideggeriana, ritrovate qua e là nel libro, sono rielaborate appunto in termini di ασθησς letteraria: ad esempio, Divagazioni sulla bellezza connette e fa agire in maniera feconda e inestricabile i concetti di Tempo, Natura e Bellezza.

   In un analogo iter simbolico, nell’aura ontologica sviluppata da Fantasia della ragione, con quale dilemma dell’Essere - in noi e nel microcosmo - dobbiamo fare i conti? Il rischio di smarrire la strada risulta alto:

 

Ormai, immagine e corpo, Senno comincia a muovere i primi passi nel mondo. Un mondo di tentazioni, confuso, caotico, apparentemente felice, ma chiaramente dissennato. In qual modo potrà, con il suo voluminoso corpo, raggiungere la mente dell’uomo?

 

   Lo status antropomorfico assegnato a un soggetto virtuale, la personificazione di uno stato mentale, portano a far governare il monologo Il sonno del senno da una logica “a misura d’uomo”, preservando il testo dall’astrattezza: accanto al Senno, prendono vita Fantasia, Piacere, Vizio, Violenza, Follia (non diversamente da quanto accade al Sonno ne L’abbraccio di un sogno).

   Seguendo queste pagine siamo così catturati dall’ansia sincera di rispondere con l’intuizione fantastica alla pietà, ai timori, alla nostalgia della mémoire, quasi fossimo coinvolti - nell’immediato - in un progetto all’altezza di porre interrogativi, inaugurare prospettive critiche su sicurezze erronee o beni acquisiti in misura indebita. Temiamo, quindi, il falso, al pari del troppo consueto: «danno fastidio le bucce di mela nel piatto, con i semi dell’uva e qualche chicco scartato ammuffito sputato» [L’orchidea dell’anniversario]. Come sottolinea ancora Pardini, il «linguismo scorrevole, paratattico, apodittico, conclusivo» riserva anche «spazio al lettore per eventuali letture personali, soggettive».

   Trapela in alcuni passi, nelle pagine della Conte, una sorta di ermeneutica heideggeriana (da me conosciuta in particolare grazie allo studioso Franco Volpi) tesa a rendere visibili gli elementi nascosti, protagonisti del nostro genuino senso dell’essere nelle modifiche graduali e nelle derivazioni: in una ψυχή formata di naturalità e intelligenza, con l’arte condivisa dalla sensibilità accanto al raziocinio, in un’estensione corporea contigua al meditare. Nell’insieme emblematico, polisemico, così costruito e incrementato, non manca di certo il vuoto: suggerisce turbamento, paura, sebbene proponga una sfera del nulla priva di valenze assolute. La Conte gli ha riservato, verso il finale della sua opera, il breve soliloquio Sul vuoto (del tempo), in cui la fitta serie di osservazioni e pensieri è interrotta da alcuni interrogativi:  

 

E la mente vuota?

La mente svuotata da ogni pensiero è quanto richiede la filosofia Zen per arrivare alla concentrazione, fino a percepire il suono di una sola mano, e infine raggiungere l’Illuminazione.

 

   Nondimeno, il Κρόνος scorre nella sua relatività, immerso nel “vuoto” forse minaccioso, in linea quindi con la materia. Testimonianza di tali ragionamenti espressi in forma narrativa riguardano l’idea di futuro [Lucio e il gioco delle parole], il viaggio nello spazio-tempo [La favola del MaiMai], il senso di non-essere e il nulla [Monologo del Tempo], il vissuto quotidiano [L’orchidea dell’anniversario].

   Si chiede l’autrice: «Cosa resta?». Senz’altro «il pensiero, la mente». Allora evochiamone il ritorno in campo, affinché l’hic et nunc riflesso nella ποίησις della nostra Edda Conte divenga espressione di un linguaggio dove i significati possano agevolare l’apertura progressiva, a tutti, del mondo che ospita loro e noi.

 

Cinzia Baldazzi

 

 

 

5 commenti:

  1. RICEVO E PUBBLICO

    Carissima Edda. Ho letto di getto questa tua ultima magia approdata su Leucade e poi l’ho riletta più volte per apprezzarne ogni suo singolo significato simbolico. Se la mia penna fosse in grado di scrivere il messaggio di emozioni che il cuore mi detta nel commentarla, non saprei trovare parole sufficientemente idonee per lodare la sensibilità della tua immaginifica arte allegorica. Sarebbe come pretendere di eseguire una meravigliosa sinfonia suonando con un pianoforte non accordato. Leggerti è sempre un dono di insegnamento e, se finora la mia stima nei tuoi confronti è stata grande, ora è divenuta immensa. Grazie per la pazienza che sempre mi concedi con irrinunciabile altruistica amicizia. Ti stringo forte in un abbraccio insieme al nostro Nocchiero Nazario.
    Lino D’Amico

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  2. Il mio grazie a Cinzia Baldazzi,
    E' una meravigliosa lettura, una esaustiva esegesi di ineguagliabile spessore filosofico, un'attenzione ad ogni particolare di questo mio libro , che amo in quanto parte di me, del mio pensare, del mio vivere la storia nel mondo.
    Grazie, carissima eccellente critica, notevole per cultura, sensibilità e personalissime qualità espressive.
    Mi unisco al prof Pardini per esprimerti tutta l'ammirazione che meriti.
    Il piacere di leggerti è grande e raggiunge la profonda soddisfazione che il pensiero conclusivo della tua esegesi mi comunica, per come percepisco la tua partecipazione al mio stesso sentire il valore del "pensiero".
    Con un abbraccio grato ti esprimo tutta la mia stima.
    Ti auguro Buon Anno 2021, con la mente ed il cuore.
    Edda Conte

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  3. Temo che le parole sono povere nel descrivere , tutto questo capolavoro
    Mi ha emozionato molto questa frase:

    ,,Nel sole o in ombra ogni cosa è scritta nella sua memoria; il profumo del biancospino ricorda l’odore di casa; i sassi si zittiscono sotto i suoi passi. Questi ambienti sono il “suo mondo”…
    Sembra anche il mio mondo
    Complimenti all'autrie e la grandissima Cinzia Baldazzi , che ogogni volta ci stupisce con le sue recensioni ,oppure prefazioni 🍀🎁😊

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  4. E'una bella scrittura quella di Edda Conte che avvince e spinge verso innumerevoli riflessioni.
    Complimenti all'autrice,a Nazario Pardini che ne ha curato la prefazione ed anche a te che offri stimoli con la tua analisi ad ampio raggio e le tue attente considerazioni.
    Complimenti vivissimi!

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  5. Il libro sarà sicuramente bello e in base a quello che ho letto sopra, molto interessante.
    Per quanto riguarda la recensione di Cinzia, posso dire che è molto profonda, tanto è vero che viene voglia di acquistare il libro.
    Brava l'autrice e Cinzia ottima maestra.
    Rita Iacomino

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