sabato 16 giugno 2012

Franca Alaimo su "Intervista a S. Angelucci" di Nazario Pardini


Franca Alaimo su “Intervista a Sandro Angelucci” di Nazario Pardini


La ragionata argomentazione  e l'affettuosa adesione alla propria vocazione che caratterizzano questa intervista mettono bene in luce la serietà con la quale il poeta Sandro Angelucci lavora intorno alla parola poetica.
Mi piace evidenziare due punti almeno di questa intervista: la definizione dell'impegno del fare poesia al di là dei contenuti della stessa, come qualcosa che è sua intima sostanza; e la consapevolezza della singolarità di ogni scrittura, che non può prescindere né dalla tradizione né dal rinnovamento, ma che, al di là dell'ampiezza delle letture, deve solo restare fedele a se stessa, poiché altrimenti si cadrebbe nell'imitazione; mi viene da pensare ad una bella metafora del Bembo, che nel discutere la questione del rapporto fra scrittori a lui contemporanei e quelli del passato, diceva che lo scrittore deve essere come un'ape che raccoglie il nettare da vari fiori per poi elaborare il suo miele, la sua aurea sostanza.
Le domande poste dall'intervistatore toccano punti problematici sui quali sempre gli scrittori vengono chiamati ad esprimere il proprio parere; come certi aspetti e scelte non condivisibili dell' industria editoriale e dei meccanismi dei concorsi, sono cose che sappiamo tutti; e non c'è altro rimedio che la buona volontà e una rieducazione etica; ma , come sottolinea Angelucci, ci sono casi e casi; non servono né l'ipocrisia e nemmeno l'indignazione.
Adesso un vivissimo complimento all'amico Sandro, di cui sono fedele lettrice ed all'intervistatore che fa conoscere al pubblico il pensiero di una persona di alta dignità morale e letteraria.

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