mercoledì 20 giugno 2012

S. Angelucci su "Tre poesie di Franco Campegiani"

Con grande piacere trovo pubblicati questi testi del caro amico Franco Campegiani. Li conosco tutti (ci vediamo di frequente e conservo larga parte della sua produzione, non solo poetica). Per queste poesie, mi piace evidenziare i passaggi che ritengo fondamentali e, attraverso i quali, per me, farò parlare la poesia. Da "Duende": praticamente l'intera terza strofa e, in particolare, la chiusa, il suo svanire con il "fascio di nervi e di sangue" di una vita, di cui nessuno sospetta né il come né il luogo della resurrezione; da "Nessuno": il volo del pensiero, un pensiero, però, non passivo ma che pensa, al punto tale che - intuizione geniale -, sia il poeta in posizione di felice passività ("perché io possa... / lasciarmi pensare dal pensiero"); da "Il male d'oggi": apice, al momento, per me, della sua poesia, invece, metto in rilievo l'aspetto fonetico e stilistico (tanto intimamente legato ai contenuti) della ripresa: "Quanti gridi di dolore nelle notti / si schiudevano all'alba in battiti d'ali", poi, distico di chiusura della composizione; tacendo, per non dilungarmi, sulla totale validità e pregnanza della stessa. Tutto ciò per dimostrare quanto profonda sia la stima che nutro per questa scrittura.... Il resto: la fratellanza di pensiero, Franco la conosce perfettamente.

Sandro Angelucci

Nessun commento:

Posta un commento