Intervista
A
SANDRA EVANGELISTI
A CURA DI
NAZARIO PARDINI
N. P.: Quali sono le occasioni della vita che più hanno inciso sulla
sua produzione letteraria? quanto di autobiografico c’è nelle sue opere? lei
pensa che ci sia differenza fra poesia lirica e poesia di impegno; o pensa che
la poesia, essendo un’espressione diretta dell’anima, sia sempre lirica
qualsiasi argomento tratti?
S. E.: Non ci sono state
occasioni particolari. Mi è sempre piaciuto esprimermi attraverso la
scirittura, fin da bambina. Ho iniziato a scrivere versi ai tempi del liceo in
corrispondenza con l’inizio dello studio della lirica greca e latina del
periodo classico. Sicuramente nelle mie poesie c’è una componente
autobiografica, soprattutto nelle prime che ho scritto, come credo sia naturale per tutti gli autori.
La scrittura nasce come espressione della realtà della vita e del sentimento
degli eventi vissuti, poi crescendo diventa sempre meno legata
all’autobiografia per ricomprendere ed esprimere una realtà più universale,
nella quale si possano riconoscere anche gli altri. Non credo, personalmente,
nella classificazione in generi letterari della scrittura in generale, e non
solo della poesia. Penso che quando ci troviamo in presenza di una scrittura
creativa, anche il confine fra narrativa e poesia possa venire meno. Si tratta
comunque di un’ espressione di creatività nell’uso della parola che richiede
un’ armonia di espressione e una musicalità intrinseca, naturale.
N. P.: Essendo uno degli interpreti della poesia e della cultura
contemporanea, la sua poetica è in gran parte nota attraverso le
recensioni, le prefazioni, o le note critiche che la riguardano. Ce la vuole illustrare
lei direttamente?
S. E. : Credo che non sia facile
definire le caratteristiche del proprio modo di scrivere. La scrittura per me è
un modo di vivere, un’ esigenza
naturale. Nasce mossa da un impulso improvviso, un suono, un’idea, un’immagine
e poi trova corpo nelle parole. Che a volte stanno a riposare per anni, e poi
vengono riviste,rilette,rivissute e modificate fino a quando non trovano la
giusta armonia espressiva. Quello che gli altri scrivono delle mie poesie, o
che dicono, è sempre importante ed utile. Aiuta a crescere, a scoprire meglio
se stessi, spesso rivela ciò che da soli non si riuscirebbe mai a vedere.
N. P.: Quali sono le letture a cui di solito si dedica e quale il libro
che più le ha suscitato interesse? e quindi predilige? perché?
S. E. : Mi dedico a letture
varie. Poesia classica e contemporanea, ma anche racconti, romanzi e saggi.
Sono sempre stata molto curiosa, e quindi spesso inizio a leggere più libri
contemporaneamente. Non c’è un libro in particolare, ma ce ne sono alcuni che
tengo in evidenza e che mi piace riprendere in mano spesso per rileggerli più
volte. Fra questi “Autoritratto”di Mario Luzi, e i racconti dei “Preparativi
per la partenza” di Paolo Ruffilli. Sono per me testi assolutamente nuovi,
stimolanti ed incisivi. Sto anche scoprendo e gustando meglio in questo momento
la poesia di Giorgio Caproni. Attraverso letture e riletture del volume che
ricomprende la sua opera in versi.
N. P.: Fino a che punto le letture di altri autori possono contaminare
uno stile di uno scrittore? e se sì, in che modo?
S. E. : Non credo che ci possa
essere una contaminazione. Ogni autore ha un proprio particolare stile che non
viene contaminato, ma invece arricchito dalla lettura di altri scrittori. Penso
che la lettura sia importante e fondamentale per chi vuole scrivere. Non è
possibile creare qualcosa di nuovo se non partendo dalla conoscenza di quello
che c’è stato prima di noi e di ciò che ci sta attorno. E quindi la conoscenza
di altri autori è una base ed uno stimolo fondamentale per tutte le arti, e in
modo particolare nella scrittura.
N. P.: Che cosa pensa della poesia innovatrice, quella che tenta
sperimentalismi linguistici? quella che si contrappone e rifiuta ogni ritorno al passato? o, per meglio
intenderci, quella che si contrappone ad un uso costante dell’endecasillabo, o
a misure dettate da una rigida metrica?
S. E. : Penso che sperimentare
sia importante, anzi indispensabile per progredire e andare avanti in tutti i
campi. Trovo particolarmente interessante l’opera di Edoardo Sanguineti e la
sua ricerca, perché spiazza da ogni tipo
di approccio razionale ai suoi versi. Cerco di spiegarmi meglio. Leggendo
“Laborintus” sono riuscita anche solo in parte ad immedesimarmi seguendo il
suono della lingua e delle parole, lasciando da parte il tentativo di un
ragionamento sul significato letterale e sulla logica. Ho ascolato una musica,
un’armonia che evocava contenuti nascosti dietro la parola. Credo che la parola
poetica, in fondo sia questo: un’armonia che evoca significati fondanti e
intrinseci alla realtà.
N. P.: Cosa pensa dell’editoria italiana? di questa tendenza a
partorire antologie frutto di selezioni di Case Editrici? di questi
innumerevoli Premi Letterari disseminati per tutto il territorio nazionale?
S. E.: Penso che spesso la
qualità delle opere si possa trovare nelle Case Editrici più piccole che
scelgono i manoscritti in base ad una selezione fondata sul contenuto più che
su criteri ed esigenze di mercato. Non si può collegare immediatamente il
valore di un autore alla notorietà e alle dimensioni economiche della Casa
Editrice che lo pubblica. Spesso non c’è questa corrispondenza. Trovo che i
Premi Letterari siano un po’ troppi, e anche qui non sono sicura che il numero
corrisponda ad una reale esigenza di scoperta e di scelta di qualità degli
autori. Mi viene il dubbio che qualche volta i Premi Letterari siano dettati da
un’esigenza di interesse e di pubblicità degli organizzatori più che dei
partecipanti. Questo, naturalmente, riferendomi alla nostra nazione e a questo
particolare momento storico, che ho la possibilità di osservare anche da un
punto di vista più attento e partecipe come operatrice nell’ambito dell’Amministrazione
Giudiziaria.
N. P.: Certamente sarà legata ad una sua opera in particolare. Ne
parli, riferendosi più ai momenti d’ispirazione, ai tempi di scrittura, alla
scelta lessicale, alla revisione, più che ai contenuti. Che pensa della funzione
del memoriale in un’opera di un poeta? e alla funzione della realtà nei
confronti di un’analisi interiore?
S. E.: Non sono legata ad un’opera in particolare,
ma istintivamente le direi che in questo momento ho a cuore la mia prima
raccolta di poesie, Lascio al mio uomo,
e l’ultima appena uscita Cuore contrappunto. Questo perché entrambe
sono nate da una pressante esigenza di espressione interiore e perché le trovo
molto semplici nei temi e nella scrittura. E la semplicità nello scrivere è un
risultato, secondo me, difficile da raggiungere. E’ frutto di un cammino e di
una ricerca, che a volte sembrano quasi circolari. Come se si ritornasse da un
punto primitivo allo stesso punto, ma con un’espressione più completa e matura.
I tempi di scrittura sono naturali, legati ad un’ispirazione che però ha
necessità di maturare nel tempo, con riletture e riscritture continue e
successive. Nella scelta delle parole seguo un’armonia e una musica istintive
non dettate da regole e metrica, tendo a dimunire, a togliere parole nella
revisione. Quasi per dare una capacità di incidere maggiore a quelle che
restano. L’autobiografismo, come ho detto anche prima, secondo me è naturale
nello scrivere almeno all’inizio. Si parte sempre dalla propria esperienza per
arrivare ad un risultato più generale ed universale. La realtà, anche, è uno
spunto necessario e un punto di partenza per l’analisi.
N. P.: Cosa pensa della nostra Letteratura Contemporanea? raffrontata
magari con quelle straniere? e dei grandi Premi Letterari tipo il Campiello, il
Rèpaci…?
e del rapporto fra poesia e società? fino a che punto l’interesse per
la poesia può incidere su questo disorientamento morale (ammesso che lei veda
questo disorientamento)? o pensa che ci voglia ben altro di fronte ad una carente
cultura politica per questi problemi?
S. E.: Penso che la letteratura
contemporanea sia comunque ricca di spunti creativi senza distinzione fra
nazionalità. La letteratura come l’arte in generale è in continuo divenire ed
evoluzione, e richiede un’osservazione sempre molto attenta per poterne
cogliere tutti gli stimoli e le potenzialità,e non è sempre facile potere seguire e raccogliere
tutte le espressioni. Non ho esperienza né conoscenza diretta della realtà dei
grandi Premi Letterari e quindi mi riesce difficile esprimere impressioni su di
essi. Sicuramente, come dicevo prima, credo che, purtroppo, il potere economico
che troppo spesso è congiunto e si identifica nella nostra nazione con quello
politico, abbia un ruolo importante anche nelle manifestazioni e negli eventi
culturali a scapito della qualità e dei meriti effettivi. Penso che la poesia e
l’arte in genere siano l’anima della cultura di una popolazione ed abbiano
sempre la capacità di farci riscoprire i valori fondanti della vita e del
nostro essere uomini. Se penso a questo mi viene in mente la figura di mio
padre che quando ero piccola recitava a memoria la sera, tornato dal lavoro,
versi di Dante, o di Leopardi o di Manzoni che gli erano rimasti impressi in
modo particolare. Ripetere e riascoltare quelle poche armoniose parole era un
modo per trasmettersi a vicenda affetto e valori fondamentali.
Così ci si sentiva più uomini e più veri. Ricordo sempre quella voce paterna la
sera, e mi fa ancora compagnia. Era bella. Vorrei che in tanti la potessero
ascoltare, in modo particolare i più giovani, attraverso altre persone e altre
voci, e si sentissero più uomini e più vivi.
N. P.: Se potesse cambiare qualcosa nel mondo della poesia o dell’arte
in generale, che cosa farebbe? se avesse questi poteri che cosa lascerebbe
invariato e che, invece, muterebbe sostanzialmente?
S. E.: Non cambierei niente perché l’arte è un’ espressione naturale e
innata nell’uomo, e tale rimane. Non può essere cambiata. E’ in continuo e
naturale divenire come il vivere e come tutte le espressioni della natura.
Bisogna essere attenti e ascoltare quel canto, quel dono e quella voce. Grazie.
La sua intervista verrà pubblicata sul mio blog
Alla volta di Leucade blog.
La ringrazio per la sua disponibilità.
Nazario Pardini 278/06/2012
Bella e sentimentale soprattuto nel finale.
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