venerdì 8 giugno 2012

Pasquale Balestriere su "Intervista a A. Spagnuolo"



L'intervista rivela la saggezza e, nello stesso tempo, l'anticonformismo di Antonio Spagnuolo, che conosce il mondo letterario odierno nei suoi aspetti positivi e negativi, il mondo cioè di chi si impegna seriamente in un lavoro di ricerca artistica e il mondo dei giullari e dei teatranti di corte. Perciò condivido il suo pensiero sugli aspetti squisitamente letterari dell'intervista. E concordo anche sul fatto che tra poesia lirica e poesia d'impegno "sussista una certa differenza", a patto che quest'ultima non si risolva in una forbice amplissima, in una divaricazione eccessiva: non sarebbe infatti concepibile un tipo di poesia assolutamente ed estremamente lirico che finirebbe per sfociare in egotismo solipsistico, sentimentalistico e magari pure narcisistico; né, sull'altro fronte, la poesia d'impegno può ridursi ad essere esclusivamente funzionale a una tesi da dimostrare, giacché avrebbe la bocca sgangherata della retorica o la torbidezza lutulenta dell'immediatezza della passione. Secondo il mio parere, prima ancora degli (e oltre gli) aggettivi "lirica" e "impegnata", esiste il sostantivo "poesia". Che può manifestarsi in varie forme e modi; che può "contenere" tutto. A patto che il poeta abbia voce e respiro, capacità di "sentire" e di emozionarsi. Si potrà parlare poi di poesia prevalentemente lirica o prevalentemente impegnata. Meglio se essa incarnerà istanze sociali e civili; ma senza forzature o enfasi, come invece spesso oggi per nostra sfortuna accade. E senza velleità di “cambiare il mondo”, ma con la consapevolezza di fare cosa bella e utile.
Complimenti a Spagnuolo, con l'augurio di sempre maggiori successi,un affettuoso saluto all'amico Nazario e a tutti i frequentatori di questo blog,
Pasquale Balestriere

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