lunedì 25 giugno 2012

Marina Pratici su "Cronistorie del Sole di Tenebra" di Francesco Bartoli


Francesco Bartoli, Cronistorie del Sole di Tenebra, Helicon Edizioni, Arezzo 2011

      Vi sono terre dal sole di tenebra, dove le notti hanno sei lune e due sono i cieli: scenari eterni e mutevolissimi di vicende antiche e sempre nuove; terre dove le città hanno i colori carezzanti dell’ambra pura, le dune morbidezze spumose e le valli echi d’oro e d’argento; terre dove il combattimento e il sangue e il dolore e la perdita e la morte sono leggi paradigmatiche, dove l’amore è arma salvifica, traguardo ultimo e supremo.
      È in queste lande inesplorate e abitatissime- universi paralleli ma sovrapponibili- che si muove, con rara maestria e finitezza, Francesco Bartoli, autore giovane, plaudito dalla critica di settore, e già noto per i numerosi riconoscimenti di prestigio e per opere, e in prosa e in poesia, di chiara e riconosciuta valenza.  
      Cronistorie del sole di tenebra entra così di potenza in un genere letterario non facile, sensibilissimo a esasperazioni e polarizzazioni limitanti, in virtù di una abilità comunicativa, di una lucidità espressiva, di una sapienza architettonica che raramente hanno eguali: l’arte di Bartoli sta nel nascondere ogni punto di sutura e di incastro, procedendo per emanazioni e per intarsi, senza scorci né salti né accelerazioni o rallentamenti del flusso narrativo; questo abilissimo narratore, per il tramite di una carica scritturale mai decrescente, di uno stile aderentemente pressurizzato, di una aleggiante e onnipervasiva cadenza d’inganno, di una prodigiosa ricchezza di orchestrazione, riesce a trasportare il lettore in atmosfere variate- con mobilissimo effetto filmico e sequenziale- dove l’immaginario si miscela mirabilmente a elementi quotidiani, verità perenni, valori senza tempo. Recuperando, in compiutissima e personalissima rivisitazione, la realtà assoluta e immutabile del mito- teofania perpetua, presenza in pienezza del sacro e del divino- e la metafora alchemica propria della fantasy migliore, che l’uomo moderno, proteso in una tensione in avanti, piuttosto che in uno slancio in alto, riesce a cogliere solo per marginali velature.
      Ecco allora dispiegarsi tutto il fascino del fantastico, sopravissuto a una massiccia opera di ostracismo e di demonizzazione ideologica, rispondente a una esigenza costitutiva dell’essere umano, a una funzione creativa e fermentativa.
Ecco allora una galleria di personaggi- eroi, e antagonisti, di confine già cari a Cabell- doviziosamente caratterizzati e accuratamente indagati, a interpretare l’eterno gioco, in dosazioni tonali calcolatissime, in vivezza piena di dialoghi, che meritano di essere conosciuti per una umanissima vicinanza che supera lontananze, reali e figurate, che spalanca porte su una platea infinita di concordanze e di disuguaglianze, su un immaginario vasto, distante ma raggiungibilissimo.
      Con Cronistorie del sole di tenebre, Francesco Bartoli compie un ulteriore, notevolissimo, passo avanti su un sentiero strutturale oramai tracciato con sicurezza e solidità attitudinaria, donandoci un’opera altamente catturante e coinvolgente per principi ispirativi e per getto empatico, per verticalità spazianti e per oltranze intuitive, attraversata e sostenuta da quella leggerezza superiore, celebrata da Gottfried Benn in un saggio famoso: lo stile dei grandi artisti che semplificano all’estremo il loro spazio, ottengono per sostituzioni, si esprimono con allusioni e cenni minimi, e la narrazione buca la pagina, in vivissima tridimensionalità.
      Un’opera che si continua a leggere anche dopo aver chiuso il libro. Da ascriversi fra le massime del genere.

                                                                                                              Marina Pratici




1 commento:

  1. Ringrazio nuovamente la bravissima poetessa Marina Pratici per aver donato al mio libro una prefazione tanto bella, di cui rimango stupito ogni volta che la rileggo!

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