martedì 5 giugno 2012

Poesie di Ester Cecere


Quattro Poesie di Ester Cecere per il blog ALLA VOLTA DI LEUCADE

Da dove vengono le lacrime?

Da dove vengono le lacrime
se stagni secchi
sono gli occhi,
nocciolo legnoso
il cuore,
e l'anima
l'esuvia d'un serpente?
Forse,
sono gocce di primaverile pioggia.
Forse,
sono stille di rugiada mattutina.

Sono le lacrime del mondo,
cadute su di un viso
duro come cuoio
per donargli ancora
un po' d'umanità.

(Inedita)

Il mendicante

Come questuante bisognoso
mendico amore
ai lati di una vita
frenetica e vorace.
Ma la mano,
se incerta si tende,
spesso prende senza dare.
Pulviscolo

Pulviscolo nell’infinito,
di pietra in pietra
di rovo in rovo,
con stanco peso
mi trascino.
Né brezza mi rinfranca.
Né dalla pietraia
ali mi sollevano.


La tela del ragno

Non la vidi,
nel concitato volo
d'ogni giorno.
Diafana e tremula
tra i rami d'un cespuglio
era sospesa.
Sembrò rifugio soffice,
riparo dagli affanni...

Di tutto
il ragno mi svuotò,
di me solo lasciando
un simulacro.

6 commenti:

  1. "Da dove vengono le lacrime". Quale commento potrei fare se non STUPENDA? Bella veramente questa Ester.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. "Da dove vengono le lacrime", che leggo per la prima volta, è un mettere a confronto il destino del singolo con quello dell'umanità, una visione che esprime simbiosi, similitudine. Bellissima l'ultima strofa:

    "Sono le lacrime del mondo,
    cadute su di un viso
    duro come cuoio
    per donargli ancora
    un po' d'umanità.."

    Come al solito, con pochi versi sai dire veramente tanto.

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  4. La Poesia di Ester si presenta in veste accurata e sa rivelare -con la precisione della analisi e la levità dell'espressione- contenuti che esulano dalla banalità per manifestare una grande profondità di sentimenti, la matura proprietà di linguaggio (spesso forbito ma mai saccente) e un sublime senso lirico.
    Complimenti,
    Fabiano Braccini

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  5. Le poesie di Ester, nella loro raffinata sinteticità, sono dardi roventi che bruciano l'anima. Lei racconta il dolore. Universalizzandolo. Rendendolo peso di ogni creatura. E' poetessa di affanni e di speranza. Grande artista del nostro tempo, evoca canti ungarettiani, restando se stessa,
    'ragno nel suo simulacro','pulviscolo che di rovo in rovo con stanco peso si trascina'...
    I suoi versi dal timbro potente e dalla cifra stilistica originalissima hanno valore didattico: disilludono i sedicenti poeti... Un abbraccio... Maria Rizzi

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  6. Cari Rita, Virginia, Fabiano e Maria,

    rispondo ai vostri commenti lasciati sul blog del prof. Nazario Pardini, che ringrazio per la Sua disponibilità e stima, perché (ne ignoro il motivo; avrò fatto qualche pasticcio!) non riesco a rispondervi direttamente dal blog stesso.Non posso che ringraziarvi con tutta me stessa per i vostri apprezzamenti, sicuramente affettuosi dati i nostri rapporti di amicizia, ma che, al contempo, ritengo sinceri e profondi come ben si addice a coloro che oltre ad essere poeti sono anche critici letterari. Sapete benissimo che per me la poesia è una passione carissima, che scrivo perché non ne posso fare a meno (l’ho sempre fatto!), che concorro non per vincere ma per fare conoscere quello che scrivo ora che ho deciso di “uscire allo scoperto”; tuttavia, non posso negare (sarebbe ipocrita e questo non è da me) che la vostra stima è per me importantissima e basilare; mi dà forza e vigore, mi sprona e mi incoraggia a continuare a scrivere cercando di migliorare. Sono anche felicissima che il mio stile vi piaccia e lo troviate originale. Grazie ancora per la vostra vicinanza e per la vostra amicizia. Quando e se lo riterrete opportuno, consigliatemi pure secondo la vostra grande esperienza.

    Con affetto

    Ester

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