sabato 30 giugno 2012

Sandro Angelucci su "Intervista a Franco Campegiani"





Rispondere come ha risposto Franco Campegiani ad un'intervista letteraria (lasciatemelo dire, vista la fratellanza di pensiero che, con il tempo, ci ha sempre più uniti) non sarà usuale ma dimostra, inequivocabilmente, in che modo si possa parlare di poesia reperendo nella stessa le sue origini. Mi spiego: a Campegiani - sostanzialmente questo si evince - non interessa disquisire sugli argomenti di ordine "formale", egli vuole, per dirlo con le sue stesse parole, "superare il particolarismo, non certo per amore di astrazione, ma per cogliere...l'autentico valore della 'parte' nel cuore dell''universalità'..."Paradossalmente - sostiene - il poeta è deputato a scrivere solo per se stesso" ma è proprio così facendo che riesce davvero a comunicare: non con tutti, però,(questo, forse, spetta ad altri) ma con 'ognuno', non importa se diversamente, dei suoi interlocutori.
Era una premessa essenziale. Venendo alle domande, mi piace sottolineare ciò che afferma sulla contaminazione, che non può esistere laddove "esiste già 'in nuce' come valore" ciò che si apprende; il fatto di porre "innovamento e tradizione sullo stesso piano" perché non sia il manierismo il principale carnefice dell'espressione poetica; il parto gemellare della sua poesia e della sua riflessione filosofico-esistenziale, la loro indipendenza nella 'consanguineità'; mi piace rilevare un aspetto di estrema attualità, del quale tutta l'arte ha il dovere etico di farsi carico: "Oggi si deve comprendere che il destino dell'uomo e della terra è unitario": una presa di coscienza non più derogabile e vitale per chi si nutre (leggi poesia) della terra stessa. E, infine, voglio unirmi - fuggendo, come l'amico, da ogni retorica, a quello che più di un auspicio, anche per me, è una certezza: "la poesia salverà il mondo" - certo - "come del resto lo salva da sempre e lo ha già mille volte salvato".

Sandro Angelucci

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