lunedì 18 giugno 2012

Tre poesie di Ida Cecchi


Tutti uguali questi mattini

  
Tutti uguali questi mattini
che con un sottile grido
s’avvicinano all’asfalto della via
si spalancano sui balconi
s’allungano nella pausa mossa del fiato.
            Il giorno esplode, rimesta, suggella  
si fa carico di marciapiedi e di pensieri
cuce indifferenze, colma la bocca di delusioni
            e vicoli di lattine.

Ma ad ascoltare bene si coglie 
la vertigine del senso della vita
e l’istante si frammenta:  
accende il volo operoso delle api
posa sui vetri la solitudine dei vecchi
ravviva i toni del silenzio, le mancanze
d’amori, il vuoto d’assenze inevitabili
nell’intrigato fluire di un bianco pentagramma.
            C’è pure chi, funambolo
riesce a trarre spine morbide
dalla sospensione di un dolore
mettendo in tasca un volo di farfalla
per accompagnare i desideri
e chi, riposto il senso del tormento
si ritaglia un angelo di carta
dal bordo sfrangiato dell’anima
per coltivare piccole felicità
            sotto le ciglia.



Questa quasi sera


Giunge col fiato dolce dei marroni
l’attesa antica dell’autunno
quasi un'aria amabile di sonno
a prendersi inquietudini ed affanni
un muto appello a vivere da lontano.

Il cuore è vero
slega ancora vele nell’azzurro
e vorrebbe accendere allegrie di zingaro
come un tempo
risvegliarsi nella pioggia d’aprile
o perdersi in un barattolo d’amore
come quando germogliava di segreti.
Ma l’ora è alta e il vento ha voci lunghe
altri sentieri di passi e orme.

Adesso la speranza nuova
è questa quasi sera
da vivere sul seno di una rosa
con negli occhi l’odore delle mele
incanti e disincanti di ciò che siamo
di ciò che ci legò, di quel che amiamo.
E camminare così,  lievi nei giorni
appoggiando i gomiti in alto
lo sguardo all’ovvio delle cose.



                                                                                                                                                            
E’ un enigma il nostro gioco


Sorride il silenzio tra le gemme
in questa primavera
che incanta persiane socchiuse    
con linee sottili di sole. L’aria  
tiepida di quiete
avvolge le righe del legno:
tu sei nel prato
un esile stelo che vibra
e il bianco del vento nel cielo
che lentamente risale, che spoglia
il grumo più fosco del vuoto.

Ti siedi e mi ascolti
nella povertà fatta di tempo e di terra
pronta a cercare un sorriso
o  il sale delle lacrime
sulle mie braccia insonni.

E’ un enigma il nostro gioco
un eco inconsapevole
per ingannare i passi smisurati dell’ombra
in questa primavera
dove i giorni ruotano su ciotole azzurre
e io esisto dentro cerchi infiniti d’assenza.




IDA CECCHI
è nata il 16 maggio 1956. Vive a Barberino di Mugello (Fi).
Da qualche anno partecipa a concorsi letterari ottenendo  numerosi premi e riconoscimenti.
E’ componente di giuria.

1 commento:

  1. Molto belle le poesie di Ida. Complimenti. . Disapprovo "è membro" di giuria e invito a correggere con "è componente di giuria" , verso un lessico "politicamente corretto".

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